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450 campioni commuovono l'Olimpico di Torino.

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Ieri, domenica 11 novembre, 450 bambini provenienti dalla scuola calcio Torino Fc, hanno invaso lo stadio Olimpico regalando emozioni, gioia e colpo d'occhio. Tutti rigorosamente abbigliati con la tuta della società granata, portata con fierezza come fossero calciatori professionisti. Non è st...

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Ieri, domenica 11 novembre, 450 bambini provenienti dalla scuola calcio Torino Fc, hanno invaso lo stadio Olimpico regalando emozioni, gioia e colpo d’occhio. Tutti rigorosamente abbigliati con la tuta della società granata, portata con fierezza come fossero calciatori professionisti. Non è stato un goal a fare impazzire gli spettatori ma le loro piccole gambette e le manine alte per i saluti -come conviene a dei campioni-, regalando emozioni uniche. Eh già, perché è dai bambini che dovremmo imparare il sano gusto di un urlo fatto senza denigrare chi lo riceve. Loro, i piccoli calciatori in erba -il più grande avrà avuto 12 anni-, sono usciti dal tunnel che dagli spogliatoi porta sul terreno di gioco, addomesticando la paura di uno stadio pieno di tifosi, soprattutto quelli granata: conosciuti da sempre come fedelissimi sostenitori di una squadra storica, alcuni anni sofferente, altri ferita. I 450, accompagnati dai loro istruttori, si sono poi seduti difronte alla “Maratona” -storica curva degli ultrà granata-, facendo alzare loro bandiere e inni, canti e sorrisi. “Non avremmo tanti scudetti come altri…, ma abbiamo cuore”, mi dice con gli occhi lucidi il più vecchio della curva che da 50 anni attacca gli striscioni. In effetti il Toro è più di una squadra: è una fede, come sostengono i tifosi. Poche società calcistiche hanno preso lezione dai più piccoli, facendoci capire che nel variegato mondo del calcio non ci sono solo soldi, scommesse e vizi. Il buono generalmente è come la panna: appena a galla e subito tolta. Sono giornate come quella di ieri da ricordare, non solo calciopoli e i loro imperatori. Ieri all’Olimpico c’erà passione, amore e umanità, a tal punto da far commuovere alcuni “duri” della curva. Nella mia cultura calcistica conosco solo tre società che mi hanno colpito. Il Barcellona per i talenti, il Manchester United per i debiti e il Toro per la fede.