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Agrigento: arrestato direttore agenzia delle Entrate e altri funzionari

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Con un blitz nella notta, la Guardia di Finanzia di Agrigento ha posto in stato di arresto il direttore dell'Agenzia delle Entrate, diversi funzionari di quell'ufficio, medici, imprenditori e consulenti. Le accuse sono a vario titolo e vanno dalla corruzione al falso ideologico e materiale, alla tru...

Con un blitz nella notta, la Guardia di Finanzia di Agrigento ha posto in stato di arresto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, diversi funzionari di quell’ufficio, medici, imprenditori e consulenti. Le accuse sono a vario titolo e vanno dalla corruzione al falso ideologico e materiale, alla truffa e abuso d’ufficio. In tutto le persone arrestate sono tredici, mentre i provvedimenti sono stati disposti dal gip su richiesta della Procura della Repubblica.

E’ finito in manette che l’imprenditore Marco Campione, presidente di “Girgenti acque“, la società che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, e fratello di Massimo, l’uomo che ha rivelato la “black list” delle tangenti alla squadra mobile di Palermo e che fece arrestare l’ex presidente di “RFI”, Dario Lo Bosco.

Campione promise, secondo quanto sostengono gli inquirenti, una facile assunzione a tempo indeterminato per la figlia di Pietro Pasquale Leto, ex dirigente della direzione regionale delle Entrate di Palermo, che da gennaio 2014 ha assunto la direzione della sezione provinciale delle Entrate di Agrigento. L’assunzione sarebbe stata promessa in cambio di informazioni privilegiate in merito alle verifiche fiscali nei confronti della “Girgenti acque spa”.

Fra gli arrestati anche alcuni funzionari dell’agenzia delle Entrate di Agrigento, fra i quali spicca il nome di Vincenzo Tascarella che avrebbe accettato la promessa del pagamento di una tangente volta ad ‘omettere atti del proprio ufficio – secondo quanto si evince dalla nota diffusa dagli inquirenti – e/o per compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio’. Tascarella si era detto disposto ad annullare l’avviso di accertamento da lui stesso emesso con un provvedimento di autotutela, “piegando la propria funzione istituzionale di funzionario dell’agenzia delle Entrate all’interesse della società contribuente“.

Secondo le risultanze delle indagini, era sufficiente versare somme di denaro, per vedere assunti propri congiunti o in un caso anche presentare false attestazioni di superamento di esami universitari al fine di beneficiare della cancellazione di avvisi di pagamento per le imposte.