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Accoltellato a Milano dopo lite con moglie, marito finisce in ospedale: è in fin di vita

Accoltellato a Milano

L'ennesima lite domestica che porta a terribili conseguenze. Questo è ciò che è accaduto nella serata di ieri in una casa forse simile a molte, in cui un uomo è stato accoltellato a Milano nel corso di una lite. Il 52enne, le cui condizioni sono gravi, è stato poi prontamente soccorso e si trov...

L’ennesima lite domestica che porta a terribili conseguenze. Questo è ciò che è accaduto nella serata di ieri in una casa forse simile a molte, in cui un uomo è stato accoltellato a Milano nel corso di una lite. Il 52enne, le cui condizioni sono gravi, è stato poi prontamente soccorso e si trova attualmente all’ospedale San Raffaele con profonde ferite inferte da una lama. Gli inquirenti attualmente stanno ricostruendo l’accaduto. Stando alle prime informazioni in merito sarebbe stata la figlia quindicenne a chiamare il 112 per sedare la rissa fra i suoi genitori.

Accoltellato a Milano: la ricostruzione dei fatti

Sono passate da poco le 20.40 in via Montecassino 12. Siamo nella zona di Ponte Lambro e sarebbe una sera come molte, in molte case. Eppure una quindicenne si ritrova a chiamare il 112 per far intervenire qualcuno affinché quella lite furibonda cessi presto. “Venite subito”, urla al telefono. All’arrivo dei soccorsi l’immagine di questa casa è inequivocabile: a terra c’è un padre, che si scoprirà poi avere 52 anni, di probabili origini peruviane che è stato appena accoltellato. Nell’appartamento c’è anche la moglie, attualmente principale sospettata del ferimento.

Sarebbe stata proprio lei, stando alle prime ipotesi a colpirlo più volte, rapida e implacabile al culmine dell’ennesima lite. L’uomo è stato soccorso dai sanitari del 118 e infine trasportato d’urgenza all’ospedale San Raffaele. In arresto cardiaco, è stato ricoverato in condizioni disperate. Sul posto sono intervenuti tempestivamente anche e soprattutto gli agenti delle Volanti e della Squadra mobile, cui sono state affidate le indagini per tentato omicidio. Gli uomini, guidati dal dirigente Lorenzo Bucossi hanno condotto successivamente in Questura la moglie dell’uomo e la figlia per ascoltare la loro versione dei fatti.

Le ipotesi sul caso

Ciò che ha spinto gli inquirenti a credere che possa trattarsi di un’aggressione domestica è un precedente. Sempre nella stessa abitazione sarebbero intervenuti tempo addietro alcuni agenti della polizia. In quella stessa occasione gli investigatori erano interenuti su segnalazione di una lite familiare. Naturalmente, saranno gli accertamenti delle forze dell’ordine a stabilire come questo ennesimo episodio sia poi sfociato in un’aggressione così cruenta, o se si sia trattato invece di un tentativo di difesa da parte della moglie a possibili violenze domestiche. Al momento è più accreditata l’ipotesi che, al culmine dell’ennesima lite si sia giunti ad uno scontro aperto e che questo abbia portato la donna ad impugnare un coltello da cucina per colpire il marito. L’uomo lotterebbe al momento fra la vita e la morte al San Raffaele.

Il fenomeno della violenza domestica

Sfortunatamente le liti domestiche sono ormai all’ordine del giorno. Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la violenza domestica sarebbe un fenomeno molto diffuso. Riguarda più in dettaglio ogni forma di abuso, sia esso di tipo psicologico, fisico, sessuale. Ovvero tutte le varie forme di comportamenti coercitivi che vengono esercitati al fine di controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare, sia la vittima stessa uomo o donna. Tali comportamenti possono avere gravi conseguenze nella vita e nell’ambito psicologico del nucleo coinvolto, dall’adulto al bambino che li subiscono.

La violenza domestica può sviluppare infatti gravi problemi psicologici nel tempo, quali crisi depressive, o problemi somatici quali tachicardia, attacchi di panico o d’ansia, tensione. Ma anche cumulare nel tempo un innaturale senso di colpa e vergogna, scarsa autostima sino a giungere agli apici del disturbo post traumatico da stress e molti altri ancora. Chi subisce la violenza porta con sé un bagaglio di conseguenze, fisiche e psicologiche che sono esponenzialmente più gravi col passare del tempo, o nei casi in cui il legame fra chi subisce e chi porta violenza nella vita della vittima stessa sia stretto. Pensiamo ai legami consanguinei.

In particolare, se si esaminano le conseguenze emerge come le violenze domestiche possano generare gravi danni permanenti, nonché portare a disturbi del sonno o nella respirazione.Conseguenze che si estendono, ovviamente anche nell’ambito relazionale, poiché le vittime che la subiscono spesso vedono intorno a sé farsi “terra bruciata”. Spesso sono costrette a lasciare il proprio lavoro o lo perdono. Così come vengono persi, consapevolmente o sotto l’ordine imperativo di chi esercita la coercizione i legami affettivi che potrebbero salvarli, come amici e parenti.

Le statistiche italiane sulla violenza domestica

Il fenomeno della violenza domestica è indubbiamente ormai diffuso in tutti i Paesi e in tutte le fasce sociali. Gli aggressori stessi appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. Questo, senza distinzione di età, razza, etnia. Le vittime sono uomini, donne e bambini che spesso non denunciano il fatto per paura o vergogna. In una indagine ISTAT del 2006, condotta su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni sono emersi dati davvero preoccupanti.

Sono più di 6 milioni le donne dai 16 ai 70 anni che hanno subìto abusi fisici o sessuali nell’arco della loro vita. E sono 2 milioni le donne che hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner. Mentre 5 milioni sono le donne che hanno subìto violenza fuori dalle mura domestiche. Gli autori delle violenze sono sconosciuti (15,3%), o persone conosciute superficialmente (6,3%). Spesso sono insospettabilicome amici (3%), colleghi di lavoro (2,6%), parenti (2,1%), partner (7,2%) o ex partner (17,4%).