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Affitti: i proprietari delle case scoprono l'inquilina prostituta nei siti online

affitti

La prostituzione a Genova passa dai siti online. Gli affitti turistici sono molto spesso presi di mira da prostitute che trasformano casa in alcova

Numerosi proprietari delle case degli affitti genovesi si sono visti uno strano via vai di uomini nelle abitazioni. Alcuni di loro se ne sono accorti digitando sul computer l’indirizzo mail delle inquiline, scoprendo un mondo virtuale molto particolare. Con un sito che rimandava ad un profilo web da escort.

Altri, invece, sono stati messi in allerta dai vicini della casa stra frequentata dai clienti lamentando, così, la situazione imbarazzante nell’essere obbligati a salutare degli emeriti sconosciuti, sia di giorno che di notte.

In merito sono scaturite liti tra condomini ma anche la volontà del proprietario di impugnare il contratto d’affitto. Talmente la tensione tra i soggetti del contenzioso, che sono dovuti intervenire polizia e carabinieri per placare gli animi.

Affitti a prostitute

Il sito Airbnb è stato il tramite per gli annunci degli affitti di queste case che, solitamente, sono messe a disposizione per i turisti e per uomini d’affari che trascorrono del tempo nel capoluogo ligure. Così, il portale Airbnb deve fare i conti con l’allarme prostituzione che si è diffuso a macchia d’olio. Un giovane imprenditore di 32 anni che sul web mette annunci di affitti per un suo appartamento per turisti del centro storico racconta in merito la sua esperienza:

“Una prostituta ha preso in affitto il mio appartamento su internet, attraverso Airbnb, il sito degli affitti. Mi sono rivolto ai carabinieri per segnalare quanto avevo scoperto. Difatti, ho inserito nel web l’indirizzo della mia inquilina scoprendo un suo profilo su un sito escort”.

I militari gli hanno consigliato di interrompere immediatamente il contratto con la donna e di allontanarla dall’appartamento. Così facendo l’uomo non incorre in nessun profilo di rischio a causa della sua buona fede ad affittare l’abitazione.

Difatti non c’è nessun reato per gli host – persone che mettono l’annuncio di affitto delle loro abitazioni -, anche perché spesso è difficile ipotizzare l’uso che ne possa fare. Potrebbero essere, ad esempio, delle studentesse che hanno necessità di dividere l’appartamento oppure delle turiste che vogliono trascorrere l’estate col bel mare ligure.

Comunque sia, se la situazione non viene presa in tempo, i proprietari alla fine non rischiano pene gravi se non si dimostra che possano beneficiare economicamente da tale mercimonio. Dunque, per i proprietari potrebbe essere più un danno etico col rapporto col vicinato e la gente conosciuta che sa del giro di prostituzione. Di fatto ci sono state sentenze della Corte di Cassazione che hanno cancellato le indagini di carabinieri e polizia su alcove a pagamento decisamente palesi solo perché non poteva essere provato che l’affittuario traesse un guadagno ufficiale dalle attività di prostituzione.

Una voce autorevole della questura spiega: “Il fenomeno è diffuso ampiamente a Genova, dal Centro Storico, Carignano, Castelletto, da Albaro alla Foce e anche ponente ligure. Le prostitute fanno direttamente loro, prenotano l’alloggio , pagano con carte di credito e possono utilizzarle soltanto per pochi giorni.

Tale fenomeno non è limitato solo all’Italia. Gli Sati Uniti, la Gran Bretagna e i paesi scandinavi sono tre paesi in cui la medesima situazione di Airbnb è diffusa nell’etere virtuale e polizia postale nonché altre forze dell’ordine sono all’opera per placare il tutto. Genova è un “porto di mare” ma c’è dell’ottimismo tra carabinieri e polizia nell’affrontare le indagini con armi piuttosto spuntate. Dunque, molte prostitute al momento sono state allontanate dalle abitazioni in questione, scemando il malcontento e il borbottio generale del vicinato.