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Amore & altri crimini: recensione.

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Dalla Serbia, quella della guerra fratricida e della povertà, arriva un film drammaticamente romantico: “Amori&altri crimini” del giovane regista serbo Stefan Arsenijevic. Applaudito e rincorso da critiche positive all’ultima edizione del Festival Di Berlino, presentato nella sezione Pano...

Dalla Serbia, quella della guerra fratricida e della povertà, arriva un film drammaticamente romantico: “Amori&altri crimini” del giovane regista serbo Stefan Arsenijevic. Applaudito e rincorso da critiche positive all’ultima edizione del Festival Di Berlino, presentato nella sezione Panorama, il film uscirà nelle sale italiane il 19 giugno.
La pellicola racconta l’ultimo giorno a Belgrado di Anica. Anica ha ormai superato i trent’anni e vuole fuggire lontano dalla sua città che le ha procurato solo povertà e dispiaceri. Infatti, Anica porta avanti stancamente una relazione con un piccolo boss di quartiere, Milutin, di alcuni anni più vecchio che non l’ha mai amata realmente. Il furto della cassaforte nell’ufficio di Milutin e la fuga, da tempo preparate nel più piccolo dettaglio, rappresentano per Anica l’unica possibilità di una nuova vita. Così passa il suo ultimo giorno nel salutare a suo modo gli amici e la vecchia nonna, ormai ricoverata in ospizio. Ma proprio quel giorno, Stanislav, il giovane braccio destro di Milutin, conoscendo i piani di fuga di Anica, ha deciso di confessarle il suo amore. Stanislav la ama fina da quando era piccolo, e vuole fuggire con lei. Anica inizialmente e’ titubante, poi da’ il suo assenso. Ma alla fine Stanislav decide che non può lasciare Milutin o la sua anziana madre. Il finale e’ tragico anche se estremamente romantico. Il giovane regista trentaduenne Arsenijevic vuole raccontare la sua Belgrado, dopo la caduta di Milosevic e la guerra. E’ una Belgrado estremamente povera, il cielo e’ sempre plumbeo, gli spazi angusti. Piccoli boss si litigano il controllo di limitate e adiacenti aree, per poi sfociare nella violenza, sempre assurda e folle. Tutti i personaggi sembrano sospesi tra la grigia realtà ed i loro desideri. Ad evidenziare questa atmosfera rarefatta, quasi impalpabile la canzone “besame mucho” viene ripetuta all’infinito, e tutta la drammaticità dei singoli fotogrammi viene esasperata.
Il film risulta così lento, ma allo stesso tempo riesce a colpire dritto allo stomaco e lo spettatore viene avvolto da un’infinita tristezza, da un profondo pessimismo.
Ottima prova di regia per questo giovane regista dell’Est Europa, anche se il film merita la visione al cinema d’essai e per chi non e’ depresso!
Il trailer: