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Antonio Boggia: storia e delitti del primo serial killer di Milano

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Il capomastro, a prima vista, sembrava un normale padre di famiglia. In realtà, Antonio Boggia era un pericolosissimo serial killer, accusato di diversi delitti

Antonio Boggia era un pericolosissimo assassino: una volta che aveva individuato le persone da ammazzare, le faceva a pezzi. Emerge un’altra particolarità dei suoi delitti: aveva il vizio di sotterrare le vittime nella sua cantina. Ubicata nel centro di Milano.
Tanti sono i luoghi abbandonati nel mondo intero che risplendono immensamente: visitarli può essere qualcosa di estremamente gradevole.
Antonio Boggia venne condannato a morte nel 1861. Boggia nacque ad Urio il 23 dicembre 1799 e morì a Milano l’8 aprile 1862. Venne soprannominato il “Mostro di Milano” oppure il “Mostro di Stretta Bagnera”. È considerato come il primo assassino seriale del nostro Paese.
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La lunga carriera criminale di Antonio Boggia

La stretta Bagnera è lunga 156 passi. È una strada situata nel centro storico di Milano. In tale vicolo le vetture non riescono ad entrare. È possibile accedervi solamente a piedi oppure in bicicletta. La pavimentazione in pietra della via è quella vecchia, risalente al decennio che va dal 1849 al 1859.
Erano quelli gli anni in cui si combatterono le battaglie risorgimentali, ma anche di delitti e corruzione.
Peculiarmente ben 4 delitti portavano la firma del primo assassino seriale del nostro Paese. Il killer aveva il proprio riferimento proprio in quella strada non batteva mai il sole. Il suo “ufficio” era situato in un piccolo scantinato della “stretta” Bagnera, attualmente nobilitata a strada.

Altre particolarità sulla “stretta” Bagnera

La “stretta” Bagnera è un vicolo alquanto misterioso. Parte da via Santa Maria, e questo nel primo tratto che inizia da piazza Mentana. Il vicolo è dinanzi alla Società di incoraggiamento di arti e mestieri. E arriva sino in Via Nerino, posto in cui Antonio Boggia aveva la sua abitazione. Abitò proprio in quella via per un paio di decenni al numero 8 e al numero 10. Boggia viveva assieme alla moglie Daria (che le fungeva anche da portinaia), e a due figli.
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Perché Antonio Boggia era una persona del tutto insospettabile?

Boggia aveva qualche precedente penale per truffa e tentato omicidio in Piemonte. Ma il muratore capomastro conduceva una vita del tutto normale e tranquilla: tutta casa, chiesa e famiglia.
È bene ricordare che il sciur Togn aveva l’abitudine di andare spesso all’osteria a sorseggiare del vino e qualche grappino. In qualche caso, tornava a casa un po’ ubriaco, ma la domenica andava sempre in chiesa. Sovente a San Giorgio, la chiesa cara a Federico Borromeo. Davanti all’altare chissà quante volte si sarà inginocchiato Boggia.
Quest’ultimo era alto, con i capelli bianchi, gli occhi freddi; sovente era calmissimo e con fare affabile.

La prima vittima di Antonio Boggia

Il suo primo malcapitato fu Angelo Ribbone. Quest’ultimo era l’addetto al caricamento delle stufe nell’edificio militare ubicato in via Cusani. Ribbone aveva anche lavorato come muratore con l’assassino seriale, aveva messo da parte un bel gruzzolo di denaro. Tutti questi soldi gli servivano per sposarsi.
Ribbone venne, un giorno all’improvviso, attirato nello scantinato della stretta Bagnera, posto in cui Boggia aveva il laboratorio. Venne colpito ripetutamente e finito con un violento colpo di ascia
Per il povero Ribbone venne scavata una buca (la prima) nello scantinato della stretta Bagnera. E questo dopo che il corpo venne sezionato in tre pezzi.