Area 51: area militare nel deserto del Nevada

Questa vasta area di 26.000 km2 a circa 150 km a nord-ovest di Las Vegas, è celebre soprattutto perché, nel 1947, vi si sarebbero schiantati nientemeno che degli UFO. A tal proposito, nel 1989 qualcuno disse durante una trasmissione televisiva che da oltre 40 anni un gruppo di militari e scienziati stava portando avanti un progetto segreto per recuperare “reperti” appartenenti agli alieni, cooperando – udite udite – con gli alieni stessi.

Quest’area venne inizialmente chiamata Nevada Test Shite – 51 e poi Area 51, denominazione che mantiene ancora oggi. Le sue strutture hanno anch’esse specifici nomi, più o meno pittoreschi, e fanno parte di un luogo talmente conforme a criteri di segretezza e sicurezza, che è diventato il centro di quello che può essere definito complottismo ufologico internazionale. Vi si possono sperimentare tranquillamente apparecchi supertecnologici come aerei militari e moduli spaziali. Inoltre un apposito software ed immagini satellitari permettono di vedere nell’area piste, hangar, uffici ed altre strutture abbandonate dall’utilizzo sconosciuto.

A rendere ancora più misteriosa l’Area 51, è il fatto che la sua base vera e propria si troverebbe nel sottosuolo, in cui avverrebbero esperimenti quotidiani che portano alla creazione di una sorta di UFO e implicano anche il tentativo di mescolare addirittura il DNA degli esseri umani con quello degli alieni: lo rivelò lo scienziato Michael Wolf nel 2000 sul suo letto di morte. Wolf era stato consulente del Presidente e del Consiglio di Sicurezza americano proprio riguardo agli extraterrestri. Nel 1996 pubblicò su tale argomento un libro intitolato The Catchers of Heaven- A trilogy: inizialmente “tradotto” in italiano con Afferrando il cielo e poi, visto che all’autore non piaceva, I guardiani del cielo- una trilogia, traduzione più fedele del titolo originale. Si tratta di un testo complesso, in cui si parla di clonazione umana, telepatia, laboratori segretissimi, contatti con alieni e via dicendo.

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