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Artista trasforma vecchi CD-ROM in opere d'arte

Artista trasforma vecchi CD ROM in opere d'arte

E' l'arte del riciclo. Ma non basta possedere oggetti inutilizzati. Ci vuole una vera e propria vocazione artistica, per dar loro una nuova vita.

Abbiamo dei CD-ROM che non stiamo più ascoltando da un pezzo o che si sono rigati e consumati così tanto a forza di sentirli che non sono più utilizzabili? Nessun problema. Gli oggetti possono avere più vite e rinascere sotto altre forme. Perchè è proprio ciò che ha fatto Sean Avery. E la parola d’ordine è: riciclare. Una parola che, in ambito tecnico, significa “riportare nel ciclo di lavorazione” (Treccani docet); ma in senso figurativo, vuol dire, appunto, “rimettere in uso qualcosa di vecchio, reimpiegare, riproporre”. Sean è un artista nato in Sudafrica, ma trasferitosi in Australia, ed è anche autore di libri per bambini, illustratore e designer. La forma artististica in cui maggiormente eccelle è quella che lui stesso ha definito come “arte sostenibile” e che consiste nella trasformazione di CD-ROM rovinati in meravigliose sculture raffiguranti animali. Ecco in che modo ci riesce.

Anziché scolpire usando comuni attrezzi, Sean punta sull’originalità. Crea figure di animali semplicemente usando scaglie di vecchi CD. Ne sminuzza i frammenti e li incolla tra loro, dando forma a incredibili creature. E allora ecco un koala che si arrampica o un uccellino che tenta di afferrare un ramo; e poi anatre, cagnolini e topolini di campagna. Ovviamente, la materia prima non è unicamente data dai CD-ROM. Le opere di Sean comprendono, ad esempio, anche dischi rigidi di computer i quali donano, alle sue creazioni, quel tocco quasi irrinunciabile di moderno. I colori si mescolano, riflettono nella luce, assumono forme e riprendono vita. “Le mie sculture – spiega Sean – sono composte solamente da materiali riciclati. Mi diverte molto dar vita ad animali in posizioni tra loro diverse. Ma devo anche ammettere che impiego parecchio tempo prima di ultimarne una. Ecco perchè non ne faccio molte”.

L’arte poetica del riciclo

Il punto di partenza è ciò che gli altri scartano. Gli artisti del genere di Sean Avery interpretano questi oggetti come una risorsa preziosa: se ne appropriano, li inglobano tra loro e li trasformano. Non sitratta di un fenomeno recente. Negli ultimi 100 anni, infatti, sono molti gli artisti che si sono distinti in questo ambito: Picasso, Boccioni, Duchamp, Man Ray, Rauschember. Gli scarti vengono rielaborati fino a diventare irriconoscibili. Un’idea che si offre a illimitate varianti. Il trait-d’union di questi artisti è che non occorre produrre continuamente altro ma che è, perciò, possibile rigenerare ciò che già c’è. Un filosofia che prende le distanze dalla logica dell’usa-e-getta praticata con leggerezza dal consumismo. Ma c’è dell’altro. In questo modo, si prolunga l’esistenza di ciò che sembrava avere ormai concluso il suo ciclo vitale ed economico.

I rifiuti, perciò, acquistano nuovo senso. Ognuno di essi conserva le tracce del passato: pensieri, emozioni e desideri di chi li ha posseduti prima. L’arte poetica del riciclo, perciò, significa portare a galla lo stratificarsi dell’esperienza, la vita che scorre, la transitorietà del tutto. E significa anche riappropriarsi di una storia e apporre all’opera la propria identità personale. Il riciclo è metafora: il senso di perdita e poi di rinascita è un ciclo che questo tipo di opere ci invitano a scoprire. E riscoprire.