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Artrite, scoperto interruttore da gruppo di ricercatori italo-scozzesi

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Un gruppo di ricercatori scozzesi ed italiani, ha individuato il responsabile dell’artrite reumatoide, la patologia che colpisce circa 300mila persone in Italia, soprattutto donne. La ricerca è stata pubblicata di recente sulla prestigiosa rivista Nature Communications, la possibile cura ha già ...

Un gruppo di ricercatori scozzesi ed italiani, ha individuato il responsabile dell’artrite reumatoide, la patologia che colpisce circa 300mila persone in Italia, soprattutto donne. La ricerca è stata pubblicata di recente sulla prestigiosa rivista Nature Communications, la possibile cura ha già avuto esiti positivi nella sperimentazione animale.

L’interruttore molecolare in grado di arrestare l’artrite è la piccola molecola miR34a, che accende le cellule più pericolose in questa patologia autoimmune. La scoperta è da attribuire principalmente ai reumatologi Stefano Alivernini e Barbara Tolusso, che hanno affermato che ci sono buone possibilità che l’artrite reumatoide possa essere “spenta”.

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria progressiva con una incidenza tra lo 0.5% e l’1% della popolazione, ha un impatto anche sull’aspettativa di vita dei pazienti. Affligge più frequentemente le donne, insorgendo più spesso nella quarta-quinta decade di vita.

Grazie al lungo lavoro dei ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e dell’Università di Glasgow abbiamo scoperto chi è il responsabile del processo autoimmune della malattia. Il gruppo di ricerca, coordinato dai dottori Gianfranco Ferraccioli ed Elisa Gremese, ha individuato la molecola chiamata miR34a come responsabile dell’attivazione delle cellule dendritiche.

Nell’artrite reumatoide il processo delle cellule dendritiche non funziona come dovrebbe, invece di difendere l’organismo queste cellule sono spinte ad aggredire i tessuti delle articolazioni ed ossa. Esse sono note inoltre per essere responsabili della produzione di molte molecole pro-infiammatorie come TNF, IL-17, IL-23 e IL-1beta e di presentare in modo potente eventuali autoantigeni.

Nel lavoro queste sono state isolate dal sangue periferico, dal liquido sinoviale delle articolazioni e dal tessuto sinoviale che riveste le stesse articolazioni, di pazienti affetti da Artrite Reumatoide perché che tali cellule sono ricche di miR34a, soprattutto nella malattia in fase iniziale, prima dell’inizio di ogni terapia anti-infiammatoria. Questa molecola è in grado di sopprimerne un’altra che regola l’azione delle cellule dendritiche, la AXL, che è carente nei pazienti affetti da artrite reumatoide.

Attraverso farmaci mirati in grado di inibire questo interruttore molecolare anche negli esseri umani sarà dunque possibile ristabilire l’equilibrio immulogico e promuovere la risoluzione dell’artrite. Un traguardo che ha buone possibilità di essere raggiunto, anche grazie all’esito positivo di una sperimentazione sugli animali.