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Assalti e rapine in Veneto e Toscana: in manette la banda dei giostrai

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Assalti e rapine in Veneto e Toscana. In manette la banda dei giostrai Tredici le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla polizia in queste ore. Fra i componenti anche alcune donne Sono accusati di aver messo a segno almeno 22 colpi a gioiellerie, banche e abitazioni private. I reati co...

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Assalti e rapine in Veneto e Toscana. In manette la banda dei giostrai
Tredici le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla polizia in queste ore. Fra i componenti anche alcune donne

Sono accusati di aver messo a segno almeno 22 colpi a gioiellerie, banche e abitazioni private. I reati contestati agli arrestati sono di associazione a delinquere finalizzata a rapine e furti e ricettazione.

Tredici ordinanze di custodia cautelare, 9 in carcere e 4 ai domiciliari, sono in corso di esecuzione dalle prime ore di questa mattina da parte degli agenti della squadra mobile di Venezia nei confronti di altrettanti componenti di una banda di rapinatori.

I tredici componenti dell’organizzazione, cosiddetti giostrai veneti, sono accusati di aver messo a segno assalti e rapine ai danni di gioiellerie, beanche e abitazioni private dislocate tra il Veneto e la Toscana. Almeno 22 i colpi accertati dalla polizia nel corso delle indagini.

Le indagini della Squadra mobile sono partite l’11 agosto dello scorso anno, in seguito a una rapina in una gioielleria in pieno centro a Jesolo Lido. Nel primo pomeriggio, uno dei rapinatori si era intrufolato nel negozio fingendosi un cliente ma una volta dentro aveva pestato il titolare della gioielleria, in quel momento da solo.

Dopo era stato raggiunto da un complice e insieme erano riusciti a portare via, tra orologi di marca e gioielli, un bottino da 450mila euro, fuggendo a bordo di una grossa moto. A partire da quella rapina, dopo oltre un anno di indagini, la polizia è riuscita a sgominare l’organizzazione criminale.

Tra i componenti della banda, legati da vincoli di parentela, ci sono anche tre donne: a loro era affidato il ruolo di pizzini umani, dal momento che gli indagati non comunicavano mai al telefono tra di loro. Erano loro che si occupavano di mettere al sicuro i proventi delle rapine, su conti correnti bancari o postali, sequestrati nel corso dell’operazione dalla polizia.

I reati contestati agli arrestati sono di associazione a delinquere finalizzata a rapine e furti, ricettazione e porto abusivo di arma.


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