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Assemblea Pd, ecco in breve cosa è successo

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L'assemblea Pd di domenica ha portato grandi novità. Le dimissioni da segretario di Matteo Renzi, l'apertura della fase congressuale, forse la scissione. Ecco un riassunto in breve di cosa è successo durante la assemblea Pd di domenica scorsa. E di cosa potrebbe succedere da adesso in avanti. Ch...

L’assemblea Pd di domenica ha portato grandi novità. Le dimissioni da segretario di Matteo Renzi, l’apertura della fase congressuale, forse la scissione.

Ecco un riassunto in breve di cosa è successo durante la assemblea Pd di domenica scorsa. E di cosa potrebbe succedere da adesso in avanti.

Che cosa è successo domenica scorsa?

Domenica scorsa si è riunita l’assemblea nazionale del Pd, ovvero l’organo principale interno al partito. L’incontro si è svolto all’Hotel Parco dei Principi di Roma.

Cosa ha fatto Matteo Renzi?

L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ufficializzato le sue dimissioni da segretario del Partito Democratico. Nulla di nuovo, in realtà, perché delle intenzioni di Renzi erano a conoscenza tutti. Con domenica, però, si è aperta in modo ufficiale la fase congressuale, ovvero quella al termine della quale sarà eletto il nuovo segretario.

Quando arriverà il nome del nuovo segretario Pd?

Il nome del successore di Matteo Renzi arriverà fra tre o quattro mesi, quando si voterà per le primarie interne al Pd. Al nuovo segretario toccherà il difficile compito di guidare il partito verso le prossime elezioni politiche.

Perché Renzi si è dimesso?

Le dimissioni di Matteo Renzi sono una precisa scelta politica. Dopo la sconfitta al referendum, sono arrivate le dimissioni da premier (dovute come gesto simbolico con scarse ripercussioni politiche, dal momento che la composizione dell’esecutivo è cambiata pochissimo con l’arrivo di Paolo Gentiloni). Ora sono arrivate anche le dimissioni da segretario.

Dall’ascesa di Renzi, all’interno del Pd si vive una situazione tesa. Semplificando, da un parte ci sono i renziani, dall’altra una minoranza detta di volta in volta “anti renziana”, “bersaniana” o “dalemiana”. Le dimissioni di Renzi sono arrivate come gesto per rimescolare le carte e ristabilire i valori in gioco. L’ex premier è abbastanza sicuro di poter vincere alle primarie, mentre la sconfitta referendaria rischiava di fargli perdere il ruolo centrale nel Pd. Meglio votare e, se possibile, ri – vincere.

Il Pd è ancora tutto unito?

No. Nel Pd è avvenuto ciò che da tempo si diceva e si temeva: la scissione. Alcuni esponenti di primo piano hanno deciso di abbandonare il partito. In particolare, si tratta del presidente della Puglia Michele Emiliano, del presidente della Toscana Enrico Rossi, e del deputato Roberto Speranza. A parlare per tutti è stato proprio Emiliano, che ha ribadito che “l’ennesimo generoso tentativo unitario” “è purtroppo caduto nel nulla”. “Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito”, ha proseguito Emiliano. “E’ ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima”.

La scissione è avvenuta comunque tramite un comunicato congiunto a firma di Emiliano, Speranza e Rossi, ma la situazione non sembra ancora essere arrivata a una conclusione ufficiale. Emiliano, in particolare, è intervenuto all’assemblea usando toni concilianti, a differenza del passato, ha auspicato una replica da parte di Renzi, ma quest’ultimo non è voluto intervenire.

Sebbene siano sempre stati fra i più critici nei confronti di Renzi, sono invece rimasti nel Pd Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, così come Guglielmo Epifani, che pure all’assemblea è intervenuto attaccando in modo esplicito il segretario uscente.

Cosa succede adesso?

La situazione attuale si riassume bene nelle parole del vice segretario Lorenzo Guerini, il quale si è detto “esterrefatto ed amareggiato per la presa di posizione di Emiliano, Rossi e Speranza”. “Chiunque abbia seguito il dibattito della assemblea nazionale”, ha dichiarato Guerini, “si è potuto rendere conto che esso andava in tutt’altra direzione, intervento dopo intervento. Segno che questa presa di posizione, del tutto ingiustificata alla luce del confronto odierno nel Pd, era evidentemente una decisione già presa”.

A questo punto si tratta di capire se davvero la scissione di Emiliano – Speranza – Rossi sarà portata fino al suo compimento e, soprattutto, se davvero potrà dare vita a una formazione politica di un certo peso. La direzione nazionale del Pd si riunirà questo martedì 22 febbraio e, forse, si saprà qualcosa di più preciso sull’argomento.

Sempre martedì sarà l’occasione per stabilire come si svolgerà il congresso e, secondo alcuni, per fissare la data delle primarie (al momento una data ‘chiacchierata’ è quella del 7 maggio).