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Autismo e scuola: come far integrare i bambini

autismo

Come riuscire a fare apprendere ed integrare in un gruppo un bambino affetto da autismo: tutti i buoni consigli e suggerimenti di Temple Grandin.

Come riuscire a fare apprendere ed integrare in un gruppo un bambino affetto da autismo: tutti i buoni consigli e suggerimenti di Temple Grandin, persona che è riuscita a superare il suo autismo costruendosi una carriera di grande successo nell’ambito della progettazione di apparecchiature zootecniche.

Autismo cos’è

Il termine autismo è entrato nel dizionario e viene definito come “La perdita del contatto con la realtà e la corrispondente costruzione di una vita interiore propria, che viene anteposta alla realtà stessa: è frequente nella schizofrenia e in alcune psiconevrosi”. Purtroppo, troppo spesso il termine autismo viene impiegato impropriamente per definire i bambini con comportamenti anomali, come la tendenza ad auto-isolarsi o la difficoltà di interagire con il mondo sociale e relazionale che li circonda. L’autismo è vero che è caratterizzato dallincapacità di interagire con il mondo esterno ma si manifesta con chiusura nei confronti degli altri, con un mancato apprendimento del linguaggio o di un distorto utilizzo della comunicazione verbale.

Autismo sintomi

I bambini autistici spesso tendono ad isolarsi dal gruppo e dalla classe ma non sempre tutti mostrano gli stessi comportamenti, ecco perché è necessario saperli seguire ed indirizzare all’interno di un gruppo per farli relazionale. Ovviamente il disturbo permane ma si può assolutamente migliorare la loro vita sociale e relazionale: un brillante caso ed esempio di integrazione avvenuta e di successo personale e professionale è la storia di Temple Grandin, autrice del libro “Emergence: Labeled Autistic” (1986), che è riuscita a superare il suo autismo costruendosi una carriera di grande successo nell’ambito della progettazione di apparecchiature zootecniche. Temple Grandin ha conseguito brillantemente un Dottorato in Zootecnica presso l’Università dell’Illinois ad Urbana ed è ora Assistente universitaria in Zootecnica presso l’Università Statale del Colorado.

Temple Grandin: suggerimenti

Vediamo come esempio chiarificatore e brillante la storia ed i suggerimenti della Grandin nel suo libro, carta e penna per apprendere la giusta strategia che un soggetto autistico deve seguire per integrarsi negli ambienti sociali. L’autrice scrive: “Sono stati i miei insegnanti ad aiutarmi ad affermarmi. Ho potuto superare l’autismo perché ho avuto buoni insegnanti. All’età di 2 anni e ½ fui messa in un asilo nido con insegnanti esperti. Sin dalla precoce età mi venne insegnato ad avere buone maniere e come comportarmi a tavola. I bambini con autismo hanno bisogno di avere una giornata strutturata e insegnanti che sanno come essere gentili, ma fermi. Tra i miei 2 anni e 1/4 e i 5 le mie giornate erano strutturate: non mi era mai permessa di non essere connessa.

Facevo 45 minuti di terapia logopedica 1 a 1 per 5 giorni a settimana e mia madre aveva assunto una tata che trascorreva dalle 3 alle 4 ore al giorno a fare dei giochi con me e mia sorella. Fu lei ad insegnarmi a rispettare i turni durante le attività di gioco. Quando facevamo un pupazzo di neve, mi faceva preparare la parte inferiore e poi mia sorella doveva fare quella superiore. All’ora di pranzo, mangiavamo tutti insieme e non mi era concessa alcuna autostimolazione. L’unico momento in cui mi era consentito di ritornare al comportamento autistico era durante un’ora di riposo che avevo dopo pranzo. La combinazione tra asilo nido, logopedia, attività di gioco e educazione durante i pasti raggiungeva 40 ore a settimana, in cui il mio cervello era tenuto costantemente connesso con il mondo”.

Le persone che soffrono di autismo pensano per immagini, afferma Temple Grandin “Io penso per immagini, non penso con il linguaggio. Tutti i miei pensieri sono co-me filmati che scorrono nella mia immaginazione. Le immagini sono state il mio primo linguaggio e le parole il mio secondo. I nomi erano le parole più facili da imparare perché potevo farmi nella mente un’immagine della parola. Per insegna-re parole come “su” o “giù” l’insegnante dovrebbe rappresentarle al bambino con una dimostrazione.

Per esempio prendere un aeroplano giocattolo e dire “su” facendo vedere l’aeroplano che decolla dal banco. Alcuni bambini impareranno meglio se i cartoncini con le parole “su” e “giù” vengono attaccate all’aeroplano: il cartoncino “su” viene attaccato quando decolla e quello “giù” quando atterra”.

Si devono evitare le istruzioni verbali lunghe dato che i bambini autistici hanno difficoltà nel ricordare le sequenze di numeri telefonici e di parole e frasi, moti di essi sono bravi nel disegnare e nel creare con il computer, l’importanza deve essere data ad un tema di interesse per il bambino in modo tale che apprenda mediante lo stesso.

Gli insegnanti dovrebbero utilizzare metodi visivi e concreti, la Grandin scrive a tale proposito “I miei genitori mi diedero un gioco matematico che mi aiutò ad imparare i numeri: consisteva in una serie di blocchi che avevano una differente grandezza e colore per ogni numero dall’ 1 al 10. Con questi ho imparato come aggiungere e sottrarre. Per insegnarmi le frazioni, il mio maestro aveva una mela di legno che era stata tagliata in 4 pezzi e una pera che era tagliata invece a metà. Da questo compresi il concetto di quarti e metà”.

Autismo cause

Tentiamo adesso di capire qualcosa in più sull’autismo provando a parlare delle sue cause

L’autismo è un disturbo che usualmente si fa rientrare nella più generica categorizzazione di Disordine Pervasivo dello Sviluppo; una concettualizzazione neurologica questa, comprendente disordini caratterizzati da severe e pervasive disfunzionalità in diverse aree dello sviluppo.

I più recenti studi epidemiologici, rilevano un tasso di incidenza dell’autismo sulle nascite pari ad 1 su 100; cresce annualmente tra il 10% ed il 17%.

L’autismo non conosce confini etnici, sociali o culturali. Colpisce indistintamente ed indipendentemente da fattori geografici o climatici. L’unica variabile significativa è il sesso: l’autismo colpisce 4 volte di più i maschi rispetto alle donne.

Autismo origine

Allo stato attuale della conoscenza e della ricerca scientifica, non si è giunti a riscontrare una causa precisa, determinante l’autismo. È provato che l’autismo sia la conseguenza di anormalità strutturali e di funzionamento a livello cerebrale, ma l’origine rimane incerta. La ricerca sta perseguendo diversi percorsi teorici che studiano il legame tra fattori ereditari e ambientali.

Non esistono test medici specifici per l’autismo. La diagnosi più accurata è quella basata sull’attenta osservazione dei livelli di comportamento, comunicazione e sviluppo dell’individuo. Alcune persone affette da autismo possono mostrare sintomi di ritardo mentale, disordine comportamentale o apparire ipoudenti. A complicare le cose, oltretutto, queste sintomatologie possono essere compresenti con l’autismo.

I sintomi più comuni del bambino autistico sono l’indifferenza agli stimoli acustici, la tendenza ad isolarsi, disinteresse al gioco e all’interazione in generale, resistenza al contatto fisico. I bambini con autismo, soffrono normalmente di un deficit del linguaggio, non riescono ad esprimere semplicemente i propri bisogni e desideri, posso ridere, piangere o mostrare segni di nervosismo per nessun motivo apparente.

L’autismo in molti casi si presenta in comorbilità (coesistenza) con altre patologie come la sindrome dell’x fragile, l’epilessia, la sindrome di Rett, di Tourette etc.

Non conoscendo le cause prime alla base dell’autismo, di pari non esistono cure scientificamente testate ed efficaci, nel senso di una regressione significativa dei sintomi patologici. I trattamenti più comunemente adottati, sono finalizzati soprattutto a lenire la sintomatologia e favorire un migliore adattamento dell’individuo autistico al suo ambiente sociale.

Autismo bambini

Andiamo a vedere come comportarci per quanto riguarda l’autismo nei bambini. In particolare, in questo pezzo, andremo a vedere quello che è uno dei contesti più delicati, quello della scuola.

Autismo a scuola

La gestione di un bambino affetto da disturbo della sfera autistica in ambito scolastico è forse la più complessa e difficile. Un bambino autistico è un caleidoscopio di esigenze e sensazioni non facilmente gestibile.

Da una parte possiamo avere un bambino che vive in maniera lacerante un’intensa sofferenza interiore fatta di paure, ansie, insicurezze, tensione, irrequietezza, confusione. Un bambino che spesso nei casi più gravi non parla o peggio grida e ride scompostamente, che non comunica o comunica male e non si integra con gli altri coetanei nei giochi e nelle attività che vengono di volta in volta proposti nella classe e a scuola, che spesso attua dei comportamenti disturbanti, se non chiaramente sconcertanti in quanto si innervosisce per un nonnulla, per ore gioca allo stesso gioco e con gli stessi oggetti, saltella da una parte all’altra della classe, si fa del male o aggredisce gli altri bambini, ride senza costrutto.

Ma non c’è solo questo: possiamo infatti trovare altri casi: un bambino estremamente sensibile a ogni stimolo eccessivo, che si spaventa facilmente quando nel suo ambiente sono presenti rumori, confusione e grida. Un bambino che ha una enorme sfiducia negli altri. Sfiducia che lo porta ad avere notevoli difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sia con gli adulti sia, soprattutto, con i coetanei dai quali, tra l’altro, si sente poco accettato a causa del suo comportamento “strano” ed imprevedibile. Un bambino emotivamente molto fragile anche di fronte alle minime frustrazioni per cui non accetta di sbagliare, non sopporta di essere rimproverato o ripreso, mentre i cambiamenti facilmente scatenano o accentuano le sue paure ed ansie.

Dall’altra abbiamo un’istituzione, ovvero la scuola che ha determinate regole indispensabili per il suo buon funzionamento. Vi è un’istituzione che ha dei bisogni imprescindibili di ordine e disciplina, che si pone dei precisi obbiettivi, che usa strumenti pedagogici tarati soprattutto per una fascia di bambini “normali”.

Una scuola che ha delle richieste esplicite nei suoi confronti, al netto della sua condizione: apprezzerebbe che egli restasse nella sua classe con gli altri bambini allo scopo di facilitare la socializzazione, ma l’ambiente classe con troppi bambini, con troppi rumori con eccessive sollecitazioni, accentua la sua tensione interiore; desidererebbe che lui avesse fiducia negli insegnanti, ma sappiamo che questi bambini hanno scarsa fiducia in ogni essere umano e, soprattutto, hanno timore delle persona non familiari; vorrebbe che lui apprendesse, mentre spesso questi bambini hanno gravi difficoltà ad apprendere; aspirerebbe a che lui dialogasse e socializzasse con i coetanei, mentre sappiamo che per le sue note difficoltà relazionali gli altri bambini gli creano ansia e tensione; vorrebbe che egli potesse accettare le norme e regole della classe e della scuola, ma ogni norma e regola viene vissuta da questi bambini come un’imposizione e una violenza.

Pertanto se la scuola vuole essere di vero aiuto ai bambini affetti da disturbi della sfera autistica deve necessariamente proporsi obbiettivi diversi da quelli soliti, deve necessariamente attuare delle modalità di gestione alternative a quelle che solitamente attua, lavorando, sulla serenità interiore del bambino e sulla fiducia.