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Autopsia sul corpo di Noemi: si cercano segni di stupro

Noemi

Nell'autopsia del corpo di Noemi si cercano segni di stupro, ma la decomposizione avanzata da qualche difficoltà. Nuove testimonianze contro Lucio.

L’autopsia

L’unica cosa certa è il segno tra il collo e la testa che conferma quanto confessato da Lucio Marzo: l’ha uccisa con un solo colpo proprio in quel punto. Ma sul corpo di Noemi si cercano anche altri segni, per arrivare a capire fino in fondo cosa è successo quella terribile sera. Altri segni indecifrati sul collo potrebbero suggerire anche uno stupro, ma è molto difficile da affermare con certezza. Il medico legale che si è occupato fin’ora dell’autopsia di Noemi ha potuto scoprire poco. La ragazza venne uccisa la prima sera della sua scomparsa, ma al momento del ritrovamento il corpo “era in avanzato stato di decomposizione, pieno di vermi” come confida il medico legale. E continua “Al momento siamo in una fase di stallo, ogni ipotesi è aperta

Rabbia improvvisa o premeditazione

Come forma di difesa, Lucio Marzo continua ad asserire che si è trattato di un momento di rabbia. Aveva saputo che la ragazza intendeva uccidere i suoi genitori e perciò ha reagito d’istinto. Ma fin troppi elementi fanno capire che, invece, Noemi era nelle mani di un ragazzo dalla personalità molto disturbata, indipendentemente dalla frequentazione con lei. Dalle ricerche degli inquirenti ora è stata trovata anche una lettera scritta un anno fa da Lucio e indirizzata a Noemi. Nonostante ci fosse ancora un anno di tempo prima della tragedia, si notano già degli elementi che fanno intuire la personalità altalenante di Lucio. Si leggono frasi come “fumavo un sacco di marjuana e la spacciavo ovunque“, molto preoccupanti, e poi altre come “I miei mi fanno impazzire, ma appena ho 18 anni ti sposerò” dove, sotto l’apparente affetto, si cela irrequietezza. Tutto, insomma, coincide con il quadro psichiatrico stilato nei giorni scorsi dall’Asl di Lecce.

La testimonianza dell’amico

Come se non bastasse, un amico di Lucio ha dato di recente la sua testimonianza, confermando quanto in realtà l’amico fosse arrabbiato nei confronti di Noemi già prima dell’omicidio. “Era molto arrabbiato, piangeva e urlava in dialetto: ‘O mi uccido o vado a ucciderla’” e non è credibile che tutto ciò fosse dovuto al tentato omicidio, da parte di Noemi, dei genitori di lui. L’accusa non molla la presa, perciò, e continua a voler incolpare il ragazzo di omicidio premeditato, scartando l’ipotesi della difesa del momento di rabbia. Resta da vedere se non verrà invocata la parziale infermità mentale, viste le condizioni psichiche del ragazzo, che erano gravi già molto prima della tragedia. L’autopsia di Noemi, poi, nel caso dovesse davvero evidenziare anche segni di violenza sessuale potrebbe peggiorare le condizioni del ragazzo. E’ difficile, però, che possa venire trovato altro sul corpo della ragazza; si confida più nella ricerca di storie e testimonianze da parte degli amici della coppia. Resta il fatto che nessuno ha creduto alla storia secondo cui Noemi attentava alla vita della famiglia Marzo e nessuna testimonianza avvalla questa ipotesi.