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Chi era Aylan, il bimbo morto annegato nelle acque turche

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"Aylan Kurdi giaceva senza vita a faccia in giù, tra la schiuma delle onde, nella sua t-shirt rossa e nei suoi pantaloncini blu scuro, piegati all’altezza della vita" ha raccontato la 29 enne Nilufer Demir, la fotoreporter che ha scattato la foto simbolo della tragedia dei migranti: "l’unica co...

“Aylan Kurdi giaceva senza vita a faccia in giù, tra la schiuma delle onde, nella sua t-shirt rossa e nei suoi pantaloncini blu scuro, piegati all’altezza della vita” ha raccontato la 29 enne Nilufer Demir, la fotoreporter che ha scattato la foto simbolo della tragedia dei migranti: “l’unica cosa che potevo fare era fare in modo che il suo grido fosse sentito da tutti”.

L’impatto emotivo della foto di Aylan è enorme, tanto da smuovere la coscienza di diversi politici che, finora, si erano dimostrati piuttosto freddi nei confronti della questione profughi.

Eppure, pur non vedendo immagini così dirette e ravvicinate, tutti sapevano che, con cadenza quotidiana, nel mar Mediterraneo (e non solo, per dire la verità) si stavano verificando, quanto meno da inizio anno, tragedie come quella del bimbo di 3 anni. Nessuno, tanto meno i politici, può sostenere che non sapeva, che non aveva capito, che non immaginava.

Non ci voleva una conoscenza approfondita di politica internazionale e non ci voleva la fantasia di uno scrittore, per sapere che Aylan era già lì, su quella spiaggia, prima ancora che lo fotografassero.

Quanti altri Aylan sono finiti a pancia in giù, addormentati all’apparenza, ma morti, in realtà? Quanti non ne sono stati fotografati?

Se le scelte politiche sono nelle mani dei reporter, allora c’è proprio qualcosa che non va.

Il padre di Aylan, Abdullah al-Kurdi, ha raccontato di aver tentato di salvare i suoi due figli, “li stringevo entrambi quando la barca si è capovolta, ma un’onda alta prima ha ucciso mio figlio più grande, Galip, e poi si è presa il più piccolo”. L’uomo, nella tragedia, ha perso anche la moglie, e ora ha detto di non avere più motivo di scappare da Kobane, la città curda attaccata da mesi dai miliziani dell’Isis, per fuggire in Canada, dove vive sua sorella Teema Kurdi, che, peraltro, ha tentato (invano) di ottenere i visti per i suoi familiari.

Il vertice europeo sull’immigrazione è il prossimo 14 settembre. La beffa potrebbe essere che, fra dieci giorni, la foto di Aylan possa risultare superata, perché, si sa, le emozioni, più sono forti, meno durano.