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Ballottaggio presidenziali Francia 2017: i programmi di Macron e Le Pen

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Il 7 maggio in Francia si terrà il turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali. Ecco i programmi di Emmanuel Macron e Marine Le Pen e le possibili alleanze.

A una settimana di distanza dal turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali in Francia, che si terrà il prossimo 7 maggio, non è solo il Paese transalpino a stare con il fiato sospeso. I due candidati che hanno superato il primo turno, il centrista Emmanuel Macron e la populista di destra Marine Le Pen, sono assolutamente agli antipodi e la vittoria dell’uno o dell’altra avrebbe conseguenze totalmente differenti per lo scenario politico francese ed europeo. Per capire meglio quali e quante sono le differenze tra i due sfidanti, ecco nel dettaglio i loro programmi elettorali, le ultime promesse fatte ai cittadini e le possibili alleanze che potrebbero nascere all’interno dell’Assemblea Nazionale.

Emmanuel Macron, l’enfant prodige che sfida i populismi

Il candidato più votato al primo turno delle elezioni presidenziali è stato il 39enne Emmanuel Macron, che ha raccolto il 23,75 per cento delle preferenze. Leader del movimento En Marche!, fondato poco più di un anno fa (a marzo 2016), Macron era inizialmente ritenuto un outsider senza speranze. Lo scandalo che ha travolto il candidato repubblicano François Fillon, tuttavia, ha giocato a suo favore. Così come la disaffezione dei cittadini nei confronti dei socialisti. Il giovane e ambizioso Macron si è, quindi, rapidamente trasformato nel punto di riferimento per tutti coloro i quali temono l’ascesa del Front National della Le Pen.

La proposta politica con la quale Emmanuel Macron si è presentato alle presidenziali 2017 è all’insegna delle riforme, ma rifugge l’antieuropeismo e il populismo cavalcati dalla sua avversaria. La linea del suo movimento è stata da lui stesso definita “né di destra né di sinistra” e punta a coagulare i consensi sia dell’elettorato storico repubblicano che di quello socialista.

Nato ad Amiens il 21 dicembre 1977, Emmanuel Macron potrebbe diventare il più giovane inquilino dell’Eliseo di sempre. La carriera del candidato alle presidenziali francesi è stata a dir poco fulminea e sicuramente brillante. Dopo gli studi presso il liceo della propria città natale, Macron si è formato all’Università di Parigi-Nanterre, all’Istituto di studi politici di Parigi (Sciences Po) e all’École nationale d’administration (ENA). Divenuto prima ispettore delle finanze e poi, dal 2008, banchiere d’affari presso Rothschild, il leader di En Marche! è stato successivamente nominato consigliere del presidente François Hollande. Nell’agosto del 2014 Macron ha ricevuto l’incarico di ministro dell’Economia, dell’Industria e del Digitale nel secondo governo guidato Manuel Valls, dal quale si è dimesso due anni più tardi per candidarsi alle elezioni presidenziali del 2017.

Al fianco dell’enfant prodige Emmanuel Macron, c’è l’onnipresente Brigitte Trogneux. I due si sono conosciuti e innamorati quando lui aveva 16 anni al liceo di Amiens, dove lei – che all’epoca aveva già quarant’anni, insegnava Lettere. La loro relazione, molto osteggiata dalla famiglia di lui per la differenza d’età, è culminata nel matrimonio dopo che Brigitte ha divorziato dal precedente marito, il banchiere André Louis Auzière. La donna ha tre figli e sette nipoti.

Marine Le Pen, l’antieuropeista che ha strappato ai socialisti il voto operaio

A sfidare Emmanuel Macron il prossimo 7 maggio sarà Marine Le Pen. La leader del Front National, fino a qualche mese fa accreditata come la favorita, al primo turno delle presidenziali ha raccolto il 21,53 per cento dei voti. La Le Pen ha emulato il padre Jean-Marie, che nel 2002 riuscì ad arrivare al ballottaggio con il candidato repubblicano Jacques Chirac. Dal quale fu, tuttavia, battuto grazie all’appoggio dei socialisti, che puntarono su Chirac come argine contro l’estremismo. La stessa situazione potrebbe ripetersi adesso con Marine, visto che già sia Fillon che Hamon hanno invitato i propri elettori a votare per Macron. Stavolta, però, la novità importante è che Marine è riuscita a strappare alla sinistra il voto degli operai e di coloro che vivono fuori dalle grandi città. Proprio i cittadini più colpiti dalla crisi e dagli effetti negativi della globalizzazione costituiscono il più importante serbatoio di consenso della Le Pen.

Nata a Neuilly-sur-Seine il 5 agosto 1968, Marine Le Pen è la terzogenita di Jean-Marie, il fondatore del Front National. Dopo la laurea in Giurisprudenza e prima di iniziare la carriera politica ha esercitato la professione di avvocato. Dal 2004 è parlamentare europeo ed è stata presidente del proprio partito dal 16 gennaio 2011 allo scorso 25 aprile. In questi anni Marine ha lavorato per riabilitare l’immagine del Front National, facendolo uscire dalla nicchia delle formazioni politiche estremiste, antisemite e filo-fasciste. Fino al punto di rompere i rapporti col padre, estromettendolo dal partito, a seguito delle dichiarazioni di questi a proposito delle camere a gas dei lager nazisti, definite “un dettaglio della storia” e delle lodi al maresciallo Pétain, capo del governo collaborazionista durante la Seconda Guerra mondiale.

La Le Pen è stata sposata due volte. Dal primo marito, dal quale divorziò nel 2002, ha avuto tre figli. Dopo la fine del secondo matrimonio con Éric Iorio, importante esponente del Front National, il suo attuale compagno è Louis Aliot, il numero due del partito.

L’Europa secondo Macron e Le Pen

La maggiore differenza tra i due candidati che si sfideranno al turno di ballottaggio delle presidenziali è la loro opposta visione dell’Unione Europea. Macron si è sempre professato un convinto europeista e nel suo programma è chiaramente indicata la volontà di risolvere i problemi che affliggono la Francia proprio attraverso un maggior coinvolgimento dell’Unione Europea, arrivando addirittura a un bilancio comune per l’Eurozona, con un super-ministro europeo delle Finanze, che coordini le politiche dei singoli paesi. La Le Pen, invece, ha come cardine del proprio programma l’uscita dalla moneta unica, dall’Unione Europea e perfino dalla Nato. La leader del Front National, che ha indicato in Bruxelles in nemico numero uno del Paese, ha promesso che, se dovesse arrivare all’Eliseo, chiederebbe un confronto con l’UE per ottenere più autonomia e sovranità. E, se entro sei mesi non dovessero giungere le risposte sperate, sarebbe indetto un referendum per l’uscita della Francia dall’Unione.

Il tema della sicurezza e dell’immigrazione

Un altro fronte caldissimo, specie dopo la lunga serie di attacchi che ha coinvolto la Francia, è quello della sicurezza, che è legato a doppio filo a quello dell’immigrazione. In questo caso le posizioni della Le Pen sono chiarissime, mentre quelle di Macron sono più sfumate. La prima promette l’abbandono del trattato di Schengen e il ripristino delle frontiere nazionali, insieme a un piano di disarmo delle banlieu, un maggior controllo delle zone più a rischio e l’aumento di 40mila posti nelle carceri. Inoltre, il programma della Le Pen prevede l’abolizione dello ius soli e l’impossibilità di naturalizzazione per gli immigrati entrati illegalmente, così come il rimpatrio dei criminali stranieri.

Il suo sfidante alle presidenziali, invece, pur concordando sulla necessità di aumentare i posti nelle carceri (benché solo di 15mila unità, da destinare in parte ai foreign fighters), l’organico delle forze di polizia e le spese per la sicurezza (specie la cybersecurity), non ha previsto nel proprio programma interventi forti contro l’immigrazione. L’unica proposta di Macron è quella di rafforzare le frontiere esterne dell’UE, con una guardia transfrontaliera simile a quella prevista da Frontex. Nonostante questo, a seguito dell’attentato sugli Champs-Elysées, Macron ha cercato di rassicurare i cittadini, dichiarandosi pronto a “proteggere i francesi”.

L’economia, il lavoro e il welfare secondo i due candidati alle presidenziali

La differenza sostanziale tra le proposte di Emmanuel Macron e Marine Le Pen emerge anche rispetto ai temi dell’economia, del lavoro e del welfare. Il leader di En Marche! è convinto della necessità che la Francia rispetti il Patto di stabilità europeo e di quella di adottare una tassazione agevolata per le imprese, abbassandola al 25 per cento e riducendo i contributi sociali. Macron prevede di lanciare anche un programma di investimento da 50 miliardi in cinque anni per aumentare i posti di lavoro e di ridurre i dipendenti della Pubblica amministrazione di 120mila unità nel prossimo quinquennio. Secondo il candidato centrista, poi, non è necessario ritoccare al ribasso l’età pensionabile.

Dal canto proprio, Marine Le Pen promette ai propri elettori di ridurre le tasse e il peso dei contributi sociali per i redditi più bassi, ma di alzarle a quelle imprese che assumono lavoratori stranieri. La candidata del Front National ha detto di voler abbassare a 60 anni l’età pensionabile, purché il lavoratore abbia maturato almeno 40 anni di contributi. Un altro punto importante del programma della Le Pen è l’abolizione della contestatissima Loi Travail, approvata l’anno scorso, con la quale sono state cancellate numerose tutele. Entrambi i candidati alle presidenziali, infine, sono d’accordo sul mantenimento della settimana lavorativa da 35 ore.

Le possibili alleanze

In vista del turno di ballottaggio delle presidenziali francesi hanno già espresso il loro sostegno nei confronti del candidato liberale di centro sia il partito socialista che quello repubblicano. In favore di Macron si sono schierati tanto Hollande, Hamon e Bernard Cazeneuve, che i neogolloisti Fillon, Juppé, Estrosi e Raffarin. Con Macron c’è anche il centrista Francois Bayrou (MoDem). I sondaggi danno come favorito il candidato di En Marche!, anche se la sua popolarità ha risentito dello schiaffo ricevuto nella sua città natale, Amiens, dove gli ex-operai della Whirlpool, che hanno perso il lavoro a causa delle delocalizzazione degli impianti, l’hanno duramente fischiato, applaudendo invece la sua avversaria.

Ufficialmente nessuno dei candidati del primo turno ha invitato i propri elettori a sostenere Marine Le Pen al ballottaggio. Si stima, tuttavia, che almeno un terzo degli elettori di Fillon possano votare per lei il 7 maggio. Ma la vera grande incognita è quello che accadrà ai voti raccolti dal candidati della sinistra alternativa, Jean-Luc Mélenchon, che il 23 aprile è arrivato al 19,6 per cento. Mélenchon non ha dato indicazioni ai propri elettori, invitandoli a votare secondo coscienza, e sono in molti a credere che una buona fetta di loro decida alla fine di sostenere la Le Pen.

I segnali lanciati prima del voto potrebbero essere determinanti anche nella fase successiva. Se è vero, infatti, che i partiti tradizionali sono usciti con le ossa rotte dal primo turno delle presidenziali, è altrettanto vero che nessuno dei due candidati che hanno raggiunto il ballottaggio dovrebbe riuscire ad avere la maggioranza in Assemblea Nazionale contando solo sulle proprie forze. Socialisti e repubblicani, dunque, potrebbero ancora avere in mano il destino del Paese, nonostante la batosta elettorale.