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Battaglia navale tra libici e Ong: 50 migranti muoiono in mare

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Altra tragedia a causa di quella che può essere definita come una battaglia navale, in cui hanno perso la vita almeno una cinquantina di migranti.

Altra tragedia nel mare a causa di quella che può essere definita come una vera e propria battaglia navale tra i libici e le Ong, in cui hanno perso la vita almeno una cinquantina di migranti. Un incidente sul quale ora sta indagando la Procura di Ragusa. Nei prossimi giorni, inoltre, i pm valuteranno nel dettaglio anche le testimonianze dei cinquantanove superstiti che sono stati portati a Pozzallo dalla Sea Watch, insieme al corpo senza vita di un bambino di soli due anni e di altre quattro vittime.

Nuova tragedia migranti

Almeno una cinquantina di migranti hanno perso la vita a causa di una drammatica battaglia navale combattuta tra i libici e le Ong in un incidente sul quale ora sta indagando la Procura di Ragusa. Nei prossimi giorni, i Pm vaglieranno con attenzione le testimonianze dei cinquantanove superstiti che sono stati portati a Pozzallo dalla Sea Watch. Ma oltre ai sopravvissuti, è stato portato anche il corpo senza vita di un bambino di soli due anni (annegato davanti agli occhi della madre) e quelli di altre quattro vittime, che sono state recuperate e trasferite a bordo di un’altra imbarcazione umanitaria, la Aquarius di Sos Mediterranèe.

La Procura ora dovrà stabilire se su queste morti ci siano delle responsabilità dirette da parte di qualcuno dei protagonisti che sono intervenuti nelle operazioni di soccorso. Operazioni che sono state coordinate dalla sala operativa della Guardia costiera di Roma e che hanno dovuto fare i conti anche con il contemporaneo arrivo sul luogo del naufragio della motovedetta libica e della nave umanitaria. Uno scontro che ha visto l’Italia da una parte e la Libia dall’altra. Con un gommone pieno di migranti del mezzo semi affondato. Tanti corpi galleggianti in acqua. Ma soprattutto decine di persone che si sono buttate in mare nel vano tentativo di raggiungere quei due gommoni che avrebbero dovuto aprire loro le porte verso l’Europa.

Momenti a dir poco drammatici, con la motovedetta libica che dopo aver tentato di trattenere a bordo i migranti con minacce e violenze, ha riacceso i motori dirigendosi verso Tripoli. A bordo c’erano quarantadue superstiti di questa battaglia navale, che urlavano e provavano a tendere le mani verso mogli, figli, conoscenti dai quali con ogni probabilità sono stati divisi per sempre.

Le indagini

Quei tragici momenti non sono rimasti impressi solamente nella mente di coloro che hanno vissuto quella scena. Ma è presente anche all’interno della scatola nera della Sea Watch, che ora la Ong tedesca mette a disposizione degli inquirenti per andare a fondo nelle indagini. E’ stato registrato anche il disperato grido di aiuto partito dall’elicottero della Marina italiana presente sulla scena.

“Guardiacostiera libica, questo è un elicottero della Marina italiana, le persone stanno saltando in mare. Fermate i motori e collaborate con la Sea Watch. Per favore, collaborate con la Sea Watch”, si può ascoltare nell’appello lanciato dalla Marina Italiana. Un appello che però è rimasto inascoltato. In uno scontro avvenuto per la prima volta dopo gli accordi stipulati tra il governo italiano e quello di Al Serraj.