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Biglietti da visita: cosa sono

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Diamo un'occhiata ai biglietti da visita, ed esaminiamo cosa sono e a cosa servono. Una delle scene cult del romanzo American Psycho di Bret Easton Ellis - puntualmente ripresa anche dall'omonimo film diretto da Mary Harron, con Christian Bale protagonista - vede il protagonista Patrick Bateman, co...

Diamo un’occhiata ai biglietti da visita, ed esaminiamo cosa sono e a cosa servono.

Una delle scene cult del romanzo American Psycho di Bret Easton Ellis – puntualmente ripresa anche dall’omonimo film diretto da Mary Harron, con Christian Bale protagonista – vede il protagonista Patrick Bateman, consulente finanziario di successo e feroce assassino seriale, seduto intorno a un tavolo in compagnia di alcuni suoi colleghi, tutti intenti a esibire i loro nuovi biglietti da visita. Chi li ha filigranati d’oro, chi con sfondo a guscio d’uovo, chi con caratteri in rilievo, chi addirittura patinati. Il biglietto da visita, o business card in inglese, è uno status symbol per certi ceti sociali e determinati ambienti di lavoro. Ma a prescindere da questi elementi “esteriori”, un biglietto da visita è molto di più: è un agile e utile promemoria per chi lo riceve, è una sintesi altrettanto rapida ed efficace delle proprie generalità per chi lo dona.
I biglietti da visita sono dei piccoli tagliandi di carta di forma rettangolare: in Italia, e in molti altri paesi, le misure sono 85 x 55 millimetri, negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito, sono 88,9 x 50,8 millimetri (3½ × 2 pollici). In essi, sono indicati nome e cognome del titolare, più alcune informazioni più o meno fisse o variabili: azienda per cui si lavora, ruolo nell’azienda, contatti telefonici, fax e email (cui ultimamente si sono aggiunti quelli dei principali social network: Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn), organizzati secondo un layout personalizzabile. I moderni biglietti da visita iniziarono a girare in Francia nei primi anni del Diciottesimo secolo, per essere introdotti in Italia circa trenta anni dopo. Carlo Goldoni, nella commedia Il Cavalier Giocondo, lo cita apertamente, rivolgendo un plauso ai francesi che lo hanno introdotto. Per tutto il Ventesimo secolo, il biglietto da visita è stato l’oggetto centrale di una prassi consolidata di approccio con un interlocutore di riguardo, almeno a certi livelli e per certi ceti. Bisogna tuttavia sottolineare che, negli ultimi anni, il suo utilizzo è nettamente calato, ironia della sorte proprio in concomitanza con l’affermarsi dei biglietti da visita “fai da te”, realizzabili a prezzi relativamente contenuti oppure persino fabbricabili in casa.