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Blitz al Clan Brancaccio: arrestati 34 esponenti mafiosi

Terrorismo

Sono state eseguite quest'oggi trentaquattro misure cautelari nei confronti di altrettanti membri appartenenti al Clan Brancaccio

La Polizia e la Guardia di Finanza di Palermo hanno eseguito nella mattinata di oggi trentaquattro misure cautelari nei confronti di altrettanti membri appartenenti al Clan Brancaccio.

Arrestati esponenti del Clan Brancaccio: il blitz dei militari

E’ ancora tutt’ora in corso un blitz effettuato da parte della Polizia e della Guardia di Finanza di Palermo che hanno eseguito un provvedimento di trentaquattro misure cautelari che hanno colpito altrettanti esponenti della cosca di Brancaccio ed alcuni loro complici.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip nell’ambito di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia, con il blitz che è stato effettuato in diverse regioni d’Italia, soprattutto in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria.

L’operazione, come già detto in precedenza, ha portato all’arresto di trentaquattro persone. Tra queste troviamo anche Pietro Tagliavia, che è il capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di “Corso dei Mille” e che si trovava già agli arresti domiciliari. Lo stesso Tagliavia è il rampollo di una storica famiglia che era coinvolta nelle stragi avvenute nel 1992-1993

Le conseguenze dell’operazione che ha portato all’arresto di membri del Clan Brancaccio

Ma non solo arresti. Questo blitz dei militari ha portato anche al sequestro di numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. Le indagini sono state svolte dalla Squadra Mobile e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo e hanno permesso di scoprire alcuni episodi di minacce, furto, estorsione, danneggiamento e detenzione illegale di armi da parte del Clan di Brancaccio.

Inoltre, grazie all’attività investigativa è stato possibile effettuare anche una ricostruzione dell’organigramma delle famiglie mafiose che appartengono al mandamento. In questo modo, gli inquirenti sono stati in grado di definire il ruolo e le competenze di ciascuno di essi, riuscendo pure ad individuare chi fossero i capi.

Ma non è finita qui. L’inchiesta ha portato pure alla scoperta di un controllo, sempre da parte della mafia, di un gruppo imprenditoriale, che svolge le proprie attività in diverse regioni italiane, tra cui Toscana e Sicilia. Gli agenti stanno procedendo con il sequestro di veicoli ed autoveicoli che sono stati utilizzati per la realizzazione dei reati contestati e anche di alcune aziende che potrebbero essere in qualche modo collegate ai mafiosi che sono stati arrestati.

Evidente la soddisfazione da parte del Questore Renato Cortese, anche se sottolinea il fatto che comunque il lavoro da fare è ancora lungo: “Cosa nostra è in difficoltà, ma ha ancora una presenza forte sul territorio. L’assenza di denunce è un segnale preoccupante, un passo indietro nella lotta alla mafia”.