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Blitz della polizia, confiscati beni per 324 mln a imprenditore oleario

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Importante blitz effettuato dalla polizia, che ha portato alla confisca di beni di un valore pari a 324 milioni nei confronti di un imprenditore oleario

Importante operazione effettuata dalla polizia (precisamente dalla Dia di Reggio Calabria), che ha eseguito un decreto emesso dalla Corte d’Appello della città che ha portato alla confisca di beni di un valore pari a 324 milioni di euro nei confronti di Vincenzo Oliveri, un imprenditore oleario morto lo scorso 14 gennaio.

Confiscati beni di un valore pari a 324 milioni di euro: il blitz della polizia

Confermata la confisca di beni di un valore pari a 324 milioni di euro nei confronti di un imprenditore oleario, Vincenzo Olivero, morto lo scorso 14 gennaio 2017. Il blitz è stato effettuato da parte della Dia di Reggio Calabria, che ha eseguito un decreto emesso dalla Corte d’Appello della città.

Secondo quanto emerso dalle indagini, questi beni confiscati sarebbero il provento di una serie di truffe nella percezione di contributi dell’Unione Europea. Dopo la morte di Vincenzo Olivero, i beni erano adesso riconducibili agli eredi dell’imprenditore, ovvero la moglie Domenica Rosa Carnovale e i figli Giovanni e Matteo Giuseppe.

In particolare, la confisca riguarda in tutto quindici società dei settori agricolo-oleario e turistico-alberghiero. Ma non solo. Sono stati confiscati anche ottantotto immobili tra Calabria, Abruzzo e Toscana. Entrando maggiormente nello specifico, tra i beni confiscati troviamo il resort di lusso Hotel Villa Fiorita a Giulianova (Teramo) e un’altra struttura alberghiera importante a Borgia (Catanzaro), Il Feudo degli Ulivi.

La confisca di beni, era stata disposta in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria nello scorso gennaio del 2016 ed è stata confermata anche dai giudici di appello.

Il comunicato della Corte d’Appello sulla confisca dei beni

La Corte d’Appello, che ha confermato la decisione presa dal Tribunale di Reggio Calabria sulla confisca dei beni di Vincenzo Oliveri, ha precisato quanto segue: “Non vi è dubbio che la storia giudiziario-imprenditoriale di Olivieri Vincenzo comprovi come costui sia stato abitualmente dedito a traffici delittuosi ed abbia vissuto abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose”.

E in più ha aggiunto: “E’ del tutto consequenziale che quanto finanziariamente lucrato mediante quell’attività fraudolenta è stato immesso nel circuito produttivo della costellazione di aziende che costituivano l’universo imprenditoriale degli Olivieri, facendo sì che si attuasse quel meccanismo moltiplicatore che consente una crescita esponenziale dell’impresa, che altrimenti non avrebbe raggiunto quelle dimensioni notevoli che invece ha potuto conseguire”.

Inoltre, sempre la Corte d’Appello ha spiegato che tutte le aziende che sono state confiscate proseguono regolarmente le loro attività commerciali con appositi amministratori giudiziari nominati dall’Autorità Giudiziaria.