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Borghi fantasma in Friuli - Venezia Giulia

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In Friuli - Venezia Giulia ci sono alcuni borghi medievali fantasma che sicuramente attrarranno gli amanti dei luoghi abbandonati, come Pàlcoda, frazione del comune di Tramonti di Sotto, in provincia di Pordenone; Cja Ronc, situata alle pendici di una collina che sovrasta la frazione di Campeis ...

In Friuli – Venezia Giulia ci sono alcuni borghi medievali fantasma che sicuramente attrarranno gli amanti dei luoghi abbandonati, come Pàlcoda, frazione del comune di Tramonti di Sotto, in provincia di Pordenone; Cja Ronc, situata alle pendici di una collina che sovrasta la frazione di Campeis nel comune di Pinzano al Tagliamento, sempre in provincia di Pordenone, e Pozzis, nel comune di Verzegnis, in provincia di Udine. Conosciamo un po’ questi luoghi.

Pàlcoda

Paesino situato sulle Prealpi Carniche, nell’alta valle del torrente Chiarzò, nel Quattrocento vi si stabilivano gruppi pastori in diversi periodi dell’anno. Divenne un vero e proprio centro abitato a partire dal XVII secolo, soprattutto grazie alle attività della facoltosa famiglia Moruzzi e ancor più della famiglia Masutti. Il borgo nacque nel XVIII secolo, dove oltre a praticare l’agricoltura e l’allevamento (di capre in particolare), si commerciavano cappelli di paglia che venivano venduti anche in Nord Europa; vennero costruite pure due fornaci ed un mulino. Nel 1780, quando gli abitanti erano tra i 100 e i 150, l’allora capo della famiglia Masutti, Giacomo, fece erigere una chiesa dedicata al santo patrono, San Giacomo. A seguito della Prima Guerra Mondiale, la crisi economica fece spopolare del tutto il borgo montano, soprattutto dal 1923, quando se ne andarono gli ultimi membri della facoltosa famiglia.

Durante la Resistenza questo paesino, difficilmente accessibile, diventò un nascondiglio ideale per i partigiani. Tra il 2010 e i primi mesi del 2011 la chiesa venne fatta completamente ristrutturare da Antonio Masutti ed inaugurata il 14 maggio 2011, ma di fatto il borgo è rimasto disabitato.

Cja Ronc

Borgo probabilmente di epoca medievale, Cja Ronc (Ronchi) Pinzano al Tagliamento, edificato in Val d’Arzino – nome del torrente che qui scorre -, è rimasto popolato fino alla fine del XIX secolo, sviluppandosi attorno al piccolo cimitero, alla piazzetta, alla pieve e alla chiesetta. Oggi è completamente abbandonato e, già difficilmente accessibile di per sé, è quasi del tutto impossibile arrivarvi a causa dell’incolta vegetazione. Ha inoltre subito episodi di sciacallaggio. I pochi abitanti sono concentrati nelle nuove case costruite ai piedi del Colle Viali, su cui il borgo è sorto. Cja Ronc è protagonista di alcune leggende di eventi paranormali che vi sarebbero accaduti: oggetti smarriti chissà come, animali liberati dai recinti chissà da chi, la corrente che saltava inspiegabilmente e strani rumori notturni.

Pozzis

Costruito in un luogo isolato, anch’esso nei pressi del torrente Arzino e del monte Pizzat, venne abbandonato definitivamente negli Anni Sessanta, poiché gli abitanti preferirono emigrare. A Pozzis sono accaduti alcuni fatti storici più o meno inquietanti come la presenza di cosacchi e partigiani russi durante la Seconda Guerra Mondiale, oppure ancora prima, tra il 1878 e il 1879, alcune donne vennero condotte con la forza al manicomio di Udine perché considerate indemoniate a causa di comportamenti decisamente allarmanti; esse emettevano urla spaventose, imprecavano, dalla loro bocca usciva la bava, si rotolavano e si contorcevano per terra. Del fenomeno s’interessò soprattutto la chiesa ma anche la scienza, dato come andò a finire, tuttavia anche i medici non trovarono altra spiegazione diversa da quella demoniaca. Pensando a quell’episodio, un abitante definì Pozzis “il borgo dell’orrore e della follia”. L’ultimo uomo che visse qui, Alfeo “Cocco” Carnelutti, un anziano eccentrico che viveva solo in una casa senza luce né acqua, contribuì a conferire a questo luogo un’aura ancora più sinistra – sembra tra l’altro che sia stato lui ad affiggere all’ingresso del paese un cartello che avvisava i “ladri di selle e di cavalli” che erano passibili di impiccagione. Carnelutti si rese colpevole, nel 1996, di un grave fatto di cronaca: l’omicidio a colpi di pistola alla schiena di una prostituta albanese poco più che ventenne, “Giuliana”, la quale l’aveva minacciato di rivelare al nuovo “protettore” che egli aveva nascosto, segregando di fatto nell’abitazione, una sua ex collega, “Albana” (all’anagrafe Entela Zaçaj) per toglierla dalla strada. Ma fu la stessa ex prostituta, dopo essere fuggita con un altro uomo, a denunciare l’assassino nel 1999. Quest’ ultimo ammise il crimine, ma chiese di poter pagare solo una multa per quanto aveva fatto; naturalmente non fu accontentato e dopo l’arresto venne sottoposto a perizia psichiatrica e nel 2000 condannato a 12 anni e 4 mesi di carcere con rito abbreviato. Gli amici fecero una colletta per aiutarlo ad affrontare le spese legali.

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