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Brescia, nasce la macchina che individua il tumore polmonare

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Tumore al polmone: ideato da tre medici dell’ospedale Civile di Brescia un nuovo macchinario da 700mila euro che individua la malformazione e consente un intervento meno invasivo.

Per il tumore al polmone, arrivano grosse ed importanti novità. Il primato questa volta è tutto italiano, poichè è in Lombardia, infatti, che nasce una macchina in grado di individuare tale malformazione. È stata ideato da tre medici dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale degli Spedali Civili di Brescia, e rappresenta un’innovazione fondamentale.

Il macchinario, costato 700mila euro, è in grado di che individuare il tumore al polmone e consente di asportarlo con un intervento decisamente meno invasivo. La macchina è unica al mondo, rappresenta una novità assoluta ed è stata costruita dalla General Electric.

I primi risultati per la lotta al tumore polmonare sono stati assolutamente stupefacenti, e da qui, quindi, considerato il fatto che c’è stato un esito totalmente positivo, la macchina verrà costruita ancora, e potrà essere installata anche in altri ospedali. In molti, infatti, hanno richiesto di poterne avere una a disposizione nella propria struttura.

È importante sottolineare che la macchina rappresenta una vera a propria rivoluzione per la metodica di intervento per asportare il tumore polmonare. È infatti molto meno invasivo dei metodi fino ad oggi utilizzati, poiché riesce ad eseguire sul paziente una Tac ad altissima definizione e, a seguire, può effettuare la radiologia interventistica con la visione diretta delle immagini. A seguire, inoltre, la Tac riesce a riprodurre strati corporei del paziente in elaborazioni tridimensionali.

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Lotta al tumore

La macchina, ovviamente, ha comunque bisogno dell’intervento umano. Infatti deve essere controllata da un dottore di medicina nucleare, che deve essere accompagnato e coadiuvato da un medico radiologo. A quanto pare, questo il funzionamento: il macchinario, individuato l’obiettivo, permette di iniettare una minima dose di albumina marcata resa radioattiva nel nodulo sospetto.

Cosa succede a questo punto? Il procedimento è stato illustrato da coloro che hanno ideato il macchinario, ovvero da tre medici dell’ospedale Civile di Brescia: la radioattività permette al chirurgo di raggiungere la neoformazione sulla quale poi intervenire. Questo grazie ad una minuscola sonda, affiancata da una telecamera, che il chirurgo immette nel torace del paziente.

Aiutandosi con le immagini create sullo schermo, la sonda arriva fino alla neoformazione polmonare impazzendo al contatto con la radiazione (l’albumina marcata). A quel punto inizia la rimozione del nodulo senza più apertura del torace, ma attraverso un taglio di pochi centimetri, necessari a far entrare la sonda.

Inoltre, non da poco, l’esame istologico è inoltre estemporaneo. La degenza del paziente si accorcia da una settimana ad un paio di giorni. Questo, quindi, permetterà una guarigione più immediata, e la garanzia che possono esserci maggiori possibilità di guarigione.

A quanto appreso, quindi, nell’ospedale in cui la macchina è in funzione, negli ultimi 27 operati si sono riscontrati 17 tumori maligni aggressivi, in fase iniziale e 9 infiammatori, ovvero non maligni. Questo, come si capirà molto bene, ridurrà notevolmente esami inutili, poiché se una lastra di controllo mostrerà qualcosa di sospetto, il nuovo macchinario sarà in grado di individuare immediatamente se c’è qualcosa di grave.