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Busta paga Inail, come leggerla

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Riuscire a leggere e a comprendere ogni parte della busta paga Inail non è sempre così facile. Ecco alcune istruzioni per una sua corretta interpretazione.

Ricevere la busta paga è senza dubbio per tutti una grande soddisfazione perché finalmente possiamo vedere con i nostri occhi il frutto di un mese di duro lavoro.

Riuscire a comprenderla tuttavia non è facile, soprattutto per coloro che la ricevano per la prima volta. Capire ogni voce a cosa si riferisce è in ogni caso fondamentale per avere sempre sott’occhio la propria situazione finanziaria e per capire se le cifre di ogni voce sono corrette.

Nel caso, infatti, vengano riconosciuti degli errori, per esempio viene indicato un numero eccessivo di permessi non realmente richiesti, è importante comunicarlo al più presto.

La busta paga è, inoltre, un documento molto importante perché spesso viene richiesto dalle banche per avviare un mutuo o per ricevere un finanziamento e, in alcuni casi, viene addirittura richiesto anche da alcuni proprietari immobiliari prima di affittare la casa.

Proviamo a capire insieme come è strutturata.

Le 4 sezioni della busta paga

Dobbiamo innanzitutto ricordarci che le buste paga, pur non essendo tutte uguali, hanno comunque tutte degli elementi fondamentali in comune. Possiamo come prima cosa distinguere quattro sezioni diverse in cui vengono indicati i dati aziendali, i dati anagrafici e contrattuali del lavoratore, le competenze e le trattenute e, infine, i dati fiscali e previdenziali.

Dati aziendali

I dati aziendali si trovano generalmente nella parte alta della busta paga. Lì, infatti, vengono indicati tutti le informazioni utili come il codice dell’azienda, la regione sociale, il codice fiscale, l’indirizzo, la posizione Inps e Inail e il luogo specifico in cui il dipendente lavora.

Dati anagrafici e contrattuali del lavoratore

Appena sotto ai dati aziendali troviamo invece le informazioni relative al dipendente. Sono quindi indicati il nome, il cognome, il numero di matricola, la sua data di nascita e di assunzione , il livello retributivo e il tipo di contratto lavorativo stipulato.

Competenze e trattenute

Ancora più sotto vengono invece elencati i giorni reali di lavoro effettuati, precisando le eventuali ore di straordinario o di assenza così come le giornate di malattia o di permesso effettuate.

Dati fiscali e previdenziali

E’ infine l’ultima sezione quella ritenuta da tutti la più interessante perchè finalmente incontriamo le voci relative alla retribuzione. Di solito questa è la parte più corposa e può anch’essa essere organizzata in quattro categorie ovvero la parte fissa, la parte variabile, le trattenute fiscali e quelle previdenziali.

La prima parte, quella definita fissa, si può di solito riconoscere dalla voce “elementi della retribuzione”.

Essa è generalmente composta dalla paga base dalla contingenza, dagli scatti di anzianità e da altre indennità aggiuntive.

La somma di tutte queste sezioni vanno a costituire la paga lorda e viene indicata infatti come totale in corrispondenza di queste voci.

In seguito vengono elencate, con maggiore precisione, le diverse voci relative alla retribuzione che vanno a formare la paga lorda e in particolare la retribuzione mensile, gli straordinari, le vacanze, i permessi, la tredicesima e l’eventuale quattordicesima e la malattia.

Queste voci possono variare da un mese all’altro, a differenza della paga lorda che rimane, invece, sempre costante.

Successivamente si trovano, invece, le voci relative al totale delle trattenute. Perciò possiamo leggere le cifre relative a diversi contributi, alle tasse, alle detrazioni, alle addizionali, ai rimborsi irpef e alla quota tfr. Queste sono le cifre che, purtroppo, verranno sottratte dal nostro totale lordo.

In busta paga, inoltre, possiamo trovare anche i dati relativi a eventuali assegni familiari (indicati con l’abbreviazione ANF) e al cosiddetto “bonus di Renzi”, un contributo di 80 euro che l’azienda riconosce ai lavoratori con uno stipendio annuale inferiore ai 26 mila euro.

L’assegno familiare, laddove viene riconosciuto, varia in base alla composizione del nucleo della famiglia (calcolando perciò il numero di figli a carico) e in base al reddito Irpef che è stato dichiarato l’anno precedente.

Come viene calcolato lo stipendio netto

Come facciamo perciò a capire il totale netto che ci è dovuto? Ovvero i soldi totali che troveremo in busta paga? La risposta è abbastanza semplice. Basterà sottrarre le voci relative al “totale trattenute” dal “totale competenze”

In particolare se sottraiamo i contributi previdenziali alla retribuzione lorda otterremo l’imponibile fiscale. Se a questo sottraiamo anche le trattenute Irpef (eliminando le detrazioni e aggiungendo le addizionali) avremo il salario netto da trattenute.

Infine, aggiungendo l’assegno familiare avremo il salario netto percepito in busta paga.

Ricordiamoci che i contributi previdenziali, ovvero quei soldi che vanno a finanziare le pensioni pubbliche tramite l’INPS ( Istituto Nazionale di Previdenza Sociale), vengono versati in parte dall’azienda e in parte dal lavoratore e che solo questi ultimi contributi risultano in busta paga.

L’ammontare di questo versamento, inoltre, non è uguale per tutti i lavoratori ma dipende dalla tipologia del contratto di lavoro.

Esempi e modelli fac simile di buste paga sono in ogni caso facilmente trovabili in Internet se volete capire in maniera ancora più chiara la struttura della busta paga.

Ferie e permessi Par

Sia le ferie che i permessi sono assenze retribuite. La loro sostanziale differenza sta nella durata. Se i permessi possono essere presi per gruppi di ore, di solito per permettere di recuperare le forze, le ferie, invece, hanno una durata più lunga e di solito almeno una volta l’anno di due settimane consecutive.

Sulla busta paga, generalmente in fondo, non solo vengono indicate le ferie e i permessi presi in quel mese ma anche quelle maturate. La maturazione delle ferie inizia, infatti, dal giorno dell’assunzione in misura di 1/12 mo.

Esse maturano anche in caso di malattia, durante i periodi di assenza per infortunio o per maternità obbligatoria. Non vengono invece maturate nel caso di assenza per malattia del bambino, per congedo parentale o per periodi aspettativa non retribuiti.

All’anno, per legge, devono essere utilizzate almeno quattro settimane di ferie.