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Caserta: boss Camorra ritira il pizzo con il figlio di 3 anni

Camorra

Andava a ritirare il pizzo portando con sé il figlio di appena 3 anni l'erede del boss della Camorra di Marcianise (CE). Agli imprenditori richieste somme fino a 8mila euro. È finito in manette Salvatore Belforte, membro dell'omonimo clan della Camorra del casertano. Il giovane, figlio dell'ex bo...

Andava a ritirare il pizzo portando con sé il figlio di appena 3 anni l’erede del boss della Camorra di Marcianise (CE). Agli imprenditori richieste somme fino a 8mila euro.

È finito in manette Salvatore Belforte, membro dell’omonimo clan della Camorra del casertano. Il giovane, figlio dell’ex boss Domenico, per incassare i proventi delle estorsioni si portava dietro il figlioletto di appena 3 anni. Era stata la madre, Maria Buttone, ad assegnargli il compito di andare a esigere il pizzo dagli imprenditori della zona.

Dopo l’arresto del marito, avvenuto nel 1998, e la condanna di questi alla detenzione in regime di 41/bis, la donna aveva assunto il compito di reggente del clan di Marcianise. Compito che ha continuato a svolgere nonostante attualmente si trovasse agli arresti domiciliari e con obbligo di dimora fuori dalla provincia di Caserta.

Insieme al figlio del boss della Camorra sono state sottoposte a fermo giudiziario anche la stessa Buttone e la compagna di Salvatore Belforte, Alessandra Golino, madre del piccolo che l’accompagnava durante le sue “visite” agli imprenditori. Belforte e la compagna sono stati fermati dalla Polizia di Stato nella cittadina del casertano, mentre la Buttone è stata arrestata dai carabinieri a Rimini. Per tutti il reato contestato è quello di concorso in estorsione continuata, con l’aggravante del metodo mafioso.

Secondo quanto emerso dalle indagini, svolte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti e perquisizioni, agli imprenditori vittime del racket delle estorsioni la Camorra chiedeva somme che arrivavano fino a 8mila euro. Maria Buttone gestiva gli affari del clan impartendo i propri ordini agli affiliati attraverso il figlio Salvatore.

La donna non è nuova alle cronache giudiziarie ed è stata per qualche tempo anche in carcere, perfino in regime di 41/bis come il marito. Questo però non sembra aver interferito con la sua attività di guida del clan, anche perché i vari gradi di giudizio avevano ritoccato al ribasso la sua condanna e recentemente era perfino stata scarcerata.