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Celleno:il borgo abbandonato

Celleno antica

Il suo stendardo rappresenta un'arpia e infatti il suo nome richiama appunto ad una delle arpie, o almeno così dice la leggenda. Stiamo parlando di Celleno, un paesello a 350 metri sul livello del mare, in un angolo dell'antica Tuscia. Si tratta di un antico borgo costituito da un castello e da un...

Il suo stendardo rappresenta un’arpia e infatti il suo nome richiama appunto ad una delle arpie, o almeno così dice la leggenda. Stiamo parlando di Celleno, un paesello a 350 metri sul livello del mare, in un angolo dell’antica Tuscia.
Si tratta di un antico borgo costituito da un castello e da una modesta chiesa. Nel 1854 questo pezzo di storia è stato letteralmente abbandonato dai suoi abitanti a seguito di un forte terremoto che li costrinse alla fuga. Ciò che è rimasto del borgo sono le mura del Palazzo nobiliare degli Orsini e la chiesetta di San Carlo. Gli abitanti si spostarono in una zona più “stabile e sicura”, fondando lì una nuova città. Tra i due centri abitati, il vecchio borgo e il nuovo Celleno si trovano la Chiesa di San Rocco, il convento di San Giovanni Battista e – infine – le Porte di accesso al Borgo. Il tempo ha fatto il suo dovere e anche l’oblio. Il borgo infatti è letteralmente abbandonato, non solo dagli abitanti ma anche da qualsiasi tipo di cura e attenzione.
Un pezzo della storia italiana sta cadendo letteralmente a pezzi, anche a causa del materiale su cui si appoggia la costruzione ovvero il tufo. E’ doveroso ricordare che il borgo risale alla popolazione etrusca ed è “tramandato” alle successive popolazioni, fino a passare di proprietà della Santa Sede nel 1521. Dopo quel tragico terremoto però, sembra sia stato messo un punto alla storia di questo bellissimo e surreale borgo.
Rimettere in piedi il borgo medievale è un’opera forse tra le più difficili, ma sarebbe sicuramente utile. Non solo perché si tratta di un edificio che è parte integrante della storia del popolo italiano ma anche perché – nonostante il degrado di cui ormai abbiamo parlato – rimane comunque meta di molte visite e sarebbe un grave affronto alla nostra cultura lasciare che ciò che è sopravvissuto a più di 2000 anni di eventi storici e naturale scomparisse come polvere nel vento.

Un appunto è doveroso. Nel 1981 alcune famiglie bresciane scoprirono il borgo e se ne innamorarono. Decisero di stabilirsi nel vicino convento di San Giovanni Battista cercando, nei limiti delle loro forse, di riportarlo alla vita e di conseguenza ridare attenzione alla storia del Borgo. E’ grazie alla buona volontà di queste famiglie che il Borgo sta attirando l’attenzione di studiosi della nostra storia. Ridando vita al convento sono riusciti “di riflesso” a dare nuova luce al borgo.