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Che cosa è l'allitterazione?

allitterazione

L'allitterazione consiste in una ripetizione di suoni all'interno della stessa frase, per questo è oggi molto sfruttata nel giornalismo e nella pubblicità. Vediamone usi e abusi.

L’allitterazione è un tipo di figura retorica, presente già all’interno dei primi componimenti antichi a fianco della rima. È una figura retorica di suono che prevede la ripetizione di sillabe o lettere all’interno di una stessa frase. Per questo oggi il suo uso è estremamente sfruttato in ambito pubblicitario per creare slogan più incisivi e nella letteratura per l’infanzia per rendere più divertente la lettura ad alta voce. Per saperne di più sugli usi e abusi dell’allitterazione, continuate a leggere.

In cosa consiste l’allitterazione

L’allitterazione è la figura retorica che vede la ripetizione di un suono o di una lettera all’interno di una frase. “Di me medes’i’mo meco mi vergogno” è il più comune esempio di allitterazione proposto nelle scuole. È un verso del Canzoniere di Petrarca in cui si nota perfettamente la ripetizione musicale della lettera M. Il termine “allitterazione” è talvolta confuso con quello di “consonanza“, ed effettivamente le differenze sono minime. In fin dei conti, la consonanza non è che un tipo particolare di allitterazione. È la ripetizione, cioè, di una consonante anziché di un suono generico.

Storia

L’uso di allitterazione nella poesia e nella letteratura risale ai primissimi lavori scritti. Gli autori latini ne facevano già largo uso per vivacizzare i loro versi: “Nec non Lamyrumque Lamumque”, è solo uno degli esempi presenti all’interno dell’Eneide virgiliana. Sono, però, gli antichi autori germani a renderlo elemento imprescindibile dei loro componimenti. La poesia eroica dei popoli germani, infatti, si fonda sulla ripetizione di suoni, consonanti e sillabe.

Usi

Questa figura retorica è usata per rendere una frase o il verso di una poesia più piacevoli e più facili da memorizzare per l’orecchio. Tende, infatti, a rendere la prosa, la poesia o i componimenti per musica più interessanti e immediati, soprattutto se letti ad alta voce. Questo espediente retorico fissa un suono in mente e lo ripropone più volte per trattenerlo. L’allitterazione è spesso usata anche nella letteratura per l’infanzia come espediente uditivo per rendere la lettura ad alta voce un gioco anche vocale. Si tratta di una figura retorica molto usata negli slogan, nei titoloni giornalistici e, in generale, in campo pubblicitario, proprio per questa sua predisposizione a far presa su chi ascolta.

Abusi

Se non ben calibrata, l’allitterazione può risultare un artificio eccessivo. È uno strumento ampiamente utilizzato da molti redattori nella scrittura dei titoli per i giornali per renderli più accattivanti. Tuttavia, occorre farne un uso intelligente, per non cadere nell’affettazione o nell’abuso. Soprattutto nella poesia contemporanea, si tende a farne un uso scorretto, esagerato. Il risultato è una forzatura poco credibile che tende a cadere nel grottesco. Qualche allitterazione usata qua e là in modo sottile rende la frase piacevole all’orecchio, ma un uso eccessivo rischia di trasformare la poesia in una filastrocca cantilenante e piuttosto infantile.