> > Chi era Paolo Borsellino

Chi era Paolo Borsellino

Chi era Paolo Borsellino

Paolo Borsellino è stato un importante magistrato, assassinato da Cosa Nostra, nella strage di Via D'Amelio, insieme a cinque agenti della sua scorta. Accanto a Giovanni Falcone, suo amico e collega, Paolo Borsellino è considerato una delle figure più importanti e prestigiose nella lotta contro l...

Paolo Borsellino è stato un importante magistrato, assassinato da Cosa Nostra, nella strage di Via D’Amelio, insieme a cinque agenti della sua scorta. Accanto a Giovanni Falcone, suo amico e collega, Paolo Borsellino è considerato una delle figure più importanti e prestigiose nella lotta contro la mafia italiana.

Vita di Borsellino

Nato a Palermo il 19 Gennaio del 1940, nell’ambito della sua carriera ha sempre preso parte ad indagini ed inchieste delicate al solo scopo di abbattere, una volta per tutte, il traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Egli convinse, inoltre, alcune figure mafiose a collaborare con lo Stato Italiano, convinto, come l’amico e collega Giovanni Falcone, che la mafia si può e deve combattere.

La carriera di Paolo Borsellino ha inizio precocemente, quando a soli 23 anni vince il concorso in magistratura e diventa il più giovane magistrato italiano. Dapprima impegnato in cause civili, inizia poi a dedicarsi a quelle penali. Acquisendo fama negli anni ’80, quando sui giornali si inizia a parlare di lui per un’inchiesta sui rapporti tra mafia e politica nella gestione degli appalti pubblici.

Sette mesi dopo la strage di Capaci, il 19 Luglio del 1992, Paolo Borsellino fu assassinato da Cosa Nostra nell’attentato di Via D’Amelio, davanti all’abitazione della madre, insieme a cinque uomini della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Borsellino è un bambino palermitano del quartiere di Kalsa, il ragazzo che finì davanti al tribunale per una rissa universitaria tra destra e sinistra. A capo dell’organizzazione degli universitari, membro esecuzione e rappresentante studentesco del Fanalino Palermo.

Giustizia e vendetta

Pochi giorni dopo la laurea perde il padre. Prende così sulle sue spalle la responsabilità di provvedere alla famiglia. Si impegna con l’ordine dei farmacisti a tenere l’attività del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia della sorella. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per il concorso in magistratura che supera. La sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. La vendetta e la giustizia hanno un peso in Sicilia, come in nessun’altra parte d’Italia. Nel 1965 è uditore giudiziario presso il tribunale civile di Enna. Nel ’75 si sposta per un salto di carriera a Palermo. Lì inizia la sua figura di spicca nella lotta a muso duro a viso aperto alla mafia.

Nel 1980 scoppia come un fulmine in un cielo nuvoloso il primo attento ai suoi danni. Cha cade in un nulla di grave. Nello stesso anno Basile viene ucciso in un agguato. Per la famiglia Borsellino arriva la prima scorta con le difficoltà. Il clima cambia, e Borsellino impara a legare con la scorta e collaborare coi colleghi del pool istituito contro la mafia. Nel pool di magistrati anche Falcone e Barrile. Tra un indagine in coperta e l’altra, Borsellino non manca di testimoniare ai giovani la sua lotta e la crudeltà mafiosa.

Chinnici scrive una lettera al presidente del tribunale di Palermo per sollecitare un encomio nei confronti di Paolo Borsellino, utile per eventuali incarichi direttivi futuri. L’encomio richiesto non arriverà.

I pericoli della perseveranza

Il 4 agosto 1983 viene ucciso il giudice Rocco Chinnici (leader del pool) con un’autobomba. Un dramma scioccante che non ferma Borsellino. Le indagini continuano e si arriva a un processo enorme con prove sempre più incalzanti. Conclusa la monumentale istruttoria del primo maxi-processo all’organizzazione criminale di Cosa Nostra, Borsellino si trasferisce. Preoccupato per la famiglia. Borsellino vive in un appartamento nella caserma dei carabinieri per non stancare la personale e ormai affezionata scorta. Continua a distanza il lavoro, tra cui indagini sull’attentato di Capaci di competenza della procura di Caltanissetta. Le indagini proseguono, i pentiti aumentano e il giudice cerca di sentirne il più possibile. Arriva la volta dei pentiti Messina e Mutolo, Cosa Nostra vacilla di pezzo in pezzo.

Continua ad avere la delega per ascoltare il pentito Mutolo. Insiste e alla fine il 19 luglio 1992 alle 7 di mattina Giammanco gli comunica telefonicamente che finalmente avrà quella delega e potrà ascoltare Mutolo.

Lo stesso giorno Borsellino si reca a Villagrazia, fuori lavoro. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico: l’esplosione di un’autobomba sotto la casa di via D’Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. 19 luglio 1992.