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Cina, il Lingchi: la tortura dei “mille tagli” praticata fino al 1905

Documentario

In Cina, 1905, veniva usato un particolare metodo di tortura fino alla morte detto Lingchi, “processo lento” o “dei mille tagli”: storia, descrizione e testimonianze su tale pratica.

Definizione, storia e modalità in generale

La definizione ditortura cinese” non è casuale. Per esempio è passato alla storia un metodo di tortura usato in Cina fino al 1905, poco più di un secolo fa: quello del Lingchi o Ling Chi, che portava il condannato alla morte. Il termine comparve per la prima volta in un testo filosofico intitolato “Xunzi”, attribuito all’omonimo filosofo del III secolo a.C., che descriveva quanto fosse lungo e difficile trasportare, su un sentiero di montagna, un carro trainato da cavalli: una vera e propria tortura, insomma. Questo metodo, il cui termine cinese viene tradotto con “processo lento” o “dai mille tagli”, venne mostrato con un disegno nel 1858 dal giornale francese “Le Monde Illustrè”: la vittima in quel caso era un missionario francese, a cui, come nel caso di altri condannati, erano state tagliate con un coltello diverse parti del corpo.

Torturato a morte

Tale orrenda pena, utilizzata già nel 1835 nei confronti di un altro missionario francese, San Joseph Marchand, martirizzato in Vietnam dopo aver cercato con altri di sostituire un imperatore del tempo con un suo nipote di fede cattolica, era teoricamente destinata a chi si era macchiato di alto tradimento, parricidio o matricidio, crimini particolarmente gravi, ma di fatto praticata in tutta la Cina anche per reati minori, non dimostrati o frutto di ingiuste accuse.

Supplizio

Il boia, a seconda del suo livello di sadismo, poteva decidere se uccidere subito il condannato tagliandogli la gola o pugnalandolo al cuore, oppure torturarlo lentamente nel corso del processo fino alla morte.

La prassi (più o meno vera)

Tortura raccapricciante

Il Lingchi consisteva nel legare il condannato ad alcuni pali issati in piazza, dopodichè gli venivano tagliate parti del torace, delle braccia e delle gambe fino ad arrivare all’amputazione degli arti e alla morte del malcapitato. Il tutto poteva durare tre giorni. La storia parla di un politico e generale vissuto tra il Cinquecento e il Seicento, Yuan Chonghuan, a cui era ostile l’ultimo imperatore della celebre Dinastia Ming, Chongzhen, il quale l’aveva ingiustamente accusato di tradimento al soldo di un popolo invasore: il militare morì circa in mezza giornata di Lingchi davanti a migliaia di persone, che udirono le sue urla strazianti. La Cina attuale lo considera un patriota, per aver in realtà cercato di difendere la regione nord-orientale del Liaoning, da quegli stessi invasori era

Agli occidentali veniva tradizionalmente raccontato, per dipingere gli orientali come “barbari”, che il Lingchi iniziasse con la cavatura degli occhi, per rendere la tortura ancora più orrenda e angosciante, ma l’esploratore australiano George Ernest Morrison (1862-1920) raccontò che se non altro le mutilazioni di occhi, orecchie, naso, dita e persino dei genitali sarebbero state praticate dopo la morte dei condannati. Sembra che il numero di tagli alla vittima dipendessero dalla “discrezione” degli imperatori della dinastia al potere in quel periodo: nel corso della Dinastia Yuan (1271-1368) si parla “solo” di un centinaio di tagli, poi la pratica divenne persino più cruenta sotto la Dinastia Ming (1368-1644), in cui si arriva ad infliggere fino a 3.000 tagli. La morte, poi, era davvero una liberazione per il condannato.

Non è finita qui, perché il cadavere, dopo essere stato smembrato, poteva essere venduto come carne da macello, magari a scopi medicinali. Se invece il condannato veniva ucciso subito – le esecuzioni potevano durante anche un quarto d’ora – 20 minuti –, il cadavere veniva esposto al popolo come monito, in base alla credenza che un corpo smembrato non avrebbe potuto arrivare in Paradiso. Se non altro i destinatari del supplizio, prima di subirlo, venivano drogarti con dell’oppio, ma a rendere ancora più orribile questa pratica, c’era anche la possibilità per una famiglia benestante di corrompere il boia, perché uccidesse subito il parente condannato per farlo soffrire meno – dunque era anche una questione di denaro -.

Esposizione al pubblico

L’abolizione della pena

Come già accennato, il Lingchi venne finalmente abolito e considerato illegale nel 1905. Nel 1910 alcuni soldati colonialisti francesi diffusero alcune raccapriccianti foto, scattate tra il 1904 e il 1905.