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Colonie marine di Rimini e Riccione: la storia e le foto

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Le colonie marine hanno conosciuto momenti di grande spendere: erano un modo per permettere anche a bambini meno abbienti di poter andare al mare.

La vicenda delle colonie marine, oggi veri e propri residui del turismo, prendono la loro origine a seguito di una malattia diventata una vera e propria piaga sociale. Si trattava della scrofolosi, dovuta a un’infezione molto simile alla tubercolosi che colpiva soprattutto i bambini.

Nel corso del Settecento la scienza pediatrica scoprì che l’acqua di mare e il caldo dei raggi solari potevano donare effetti benefici per la cura di tale malattia. Con il tempo si è quindi consolidata sempre più la tendenza a usare cure talassoterapiche per alleviare questo malanno infantile, che colpiva soprattutto bimbi provenienti da contesti molto poveri.

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I maggiori studiosi di questo tipo di malattia promossero al tempo le proprietà benefiche delle colonie marine. Di conseguenza si assistette alla realizzazione dei primi ospizi marini nella Riviera Romagnola, in Liguria e in Toscana. La prima colonia estiva in Italia ebbe origine nel 1822 grazie all’Ospedale di Lucca. Tale istituto progettò a Viareggio una colonia dedicata ai bambini di strada. Nella Riviera Romagnola e soprattutto a Rimini le colonie e la cura talassoterapica vengono sostenute dall’antropologo e medico Paolo Mantegazza.

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Le colone marine in Toscana ed Emilia Romagna

Verso la metà dell’Ottocento le colonie marine salgono a oltre cinquanta in Toscana, Emilia e Romagna. Nel 1928, per merito della Croce Rossa, le colonie vengono gestite dall’Opera Nazionale per la Maternità e Infanzia. Le colonie assumono sempre più anche la funzione di strutture dedicate appositamente ai bambini. I quali, nel periodo estivo, le frequentano per irrobustirsi, giocare e divertirsi con i propri coetanei.

Durante il fascismo le colonie crebbero enormemente. Venivano allora frequentate da molti ragazzi e bambini, perfettamente in linea con la politica fascista del sostegno alle famiglie meno abbienti e di educazione e controllo delle future generazioni. In questo periodo, all’insegna di tali credenze, vengono edificate grandissime strutture, che potevano ospitare anche oltre mille bambini per volta.

Fra le più conosciute ricordiamo la colonia marina Bolognese di Rimini (realizzata nel 1934), con duemila posti letto, la Novarese (realizzata nel 1933 da Giuseppe Peverelli), sempre di Rimini, con 900 posti letto, la colonia Le Navi di Cattolica, inaugurata nel 1934, la Torre Fiat di Marina di Massa con 750 posti letto, e la futurista colonia marina di Chiavari, edificata nel 1936.

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Giovani balilla nelle colonie in epoca fascista

I bimbi ospitati entrano a far parte di cittadelle dedicate all’infanzia. Qui si adunano i giovani balilla svolgendo attività fisica, sport, giochi, bagni di sole e, ovviamente, bagni al mare. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si ebbe una ulteriore crescita della notorietà delle colonie marine. Ora le stesse venivano frequentate anche dalle altre classi sociali.

Fra le colonie marine romagnole vi era anche la Colonia 12 Stelle di Cesenatico. Questa era dedicata alle vacanze marine di bimbi e adolescenti che venivano dalla provincia di Bolzano. Tale colonia fu edificata nel corso degli anni Cinquanta dalla Diocesi di Trento. E finanziata in parte dalla Regione Trentino Alto Adige e coordinata da un ente ecclesiastico.

Molte altre colonie marine sorgono non solo nella Riviera romagnola, ma anche lungo il litorale toscano. Fra di esse si può citare la colonia marina Edoardo Agnelli (ex Torre Balilla), tuttora adibito a soggiorno estivo per i figli dei dipendenti di Fiat Mirafiori. Si ricorda inoltre la colonia marina Giuseppina Saragat, a Grosseto, che terminò la propria funzione originaria negli anni Settanta.

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La colonia Torino di Marina di Massa fu edificata su iniziativa della federazione Fasci di Torino. Venne progettata niente meno che dagli architetti Ettore Sottsass senior e Alfio Guaitoli. Gli stessi architetti seguirono anche i lavori per l’importante colonia marina di Riccione. C’era poi la colonia Regina Elena sul litorale pisano, molto ben conservata e ancora oggi complesso per i turisti di zona. Ricordiamo poi il soggiorno marino Olivetti a Marina di Massa, destinato ai figli dei dipendenti Olivetti fin dagli anni Quaranta. E la colonia Principi di Piemonte sul litorale pisano, una colonia estiva oggi adibita a residence per i turisti.

Il decorso delle colonie e il loro progressivo abbandono

Negli anni Settanta le colonie furono inglobate dalle amministrazioni comunali e dagli enti pubblici. In quegli anni la presenza di bimbi nelle colonie diminuì in modo drastico. Tanto che fra gli anni Ottanta e Novanta numerose colonie furono chiuse o abbandonate.

Oggi si parla soprattutto di “soggiorni estivi”, per lo più presso residence e alberghi a misura di bambino. Gli edifici prima adibiti a colonie estive sono in parte stati recuperati e adattati a case di cura, club velici o ad altre attività nautiche e marine. Altre, invece, restano strutture spoglie e fatiscenti sul lungomare di alcune spiagge romagnole e italiane in generale. Dei veri e propri resti di archeologia balneare.

Alcune foto delle colonie marine oggi

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Ex colonia di Saltrio (Varese)

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