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Compiti a casa sì o no?

compiti a casa si o no

Non solo quelli per le vacanze: i compiti a casa sono sempre sul banco degli imputati e ci si divide tra favorevoli e contrari. La Scuola dovrebbe cambiare? Casalinghe disperate che, passando molto tempo a contatto con i figli, si ritrovano a doverli continuamente pungolare affinchè facciano i com...

Non solo quelli per le vacanze: i compiti a casa sono sempre sul banco degli imputati e ci si divide tra favorevoli e contrari. La Scuola dovrebbe cambiare?

Casalinghe disperate che, passando molto tempo a contatto con i figli, si ritrovano a doverli continuamente pungolare affinchè facciano i compiti a casa, dovendo magari anche aiutarli se si trovano in difficoltà; professioniste che non hanno il tempo neanche per pranzare e che rincasano la sera preoccupate che i pargoli non abbiano fatto il loro dovere scolastico, perché le nonne sono troppo buone; insegnanti che non si coordinano con i colleghi per evitare di caricare di troppo lavoro i ragazzi nel pomeriggio e nel week end…

Questi sono solo alcuni dei motivi per i quali famiglie, esperti in pedagogia e legislatori nel campo dell’istruzione si interrogano da tempo per definire una volta per tutte l’utilità dei compiti a casa, lungo tutto l’arco della vita scolastica degli studenti. Una vera e propria missione impossibile!

Se fosse per i ragazzi, – inutile a dirsi! -, andrebbero aboliti senza rimorso, ma in alcune fasce d’età possono rivelarsi fondamentali per sviluppare le capacità mentali, attivare le interconnesioni logiche, la memoria, la sintesi e l’abitudine alla concentrazione.

Per i bimbi delle elementari, ad esempio, leggere ad alta voce anche dopo le ore di scuola, o esercitarsi sulle tabelline e sull’organizzazione del pensiero scritto, forniscono gli strumenti di base che, senza nemmeno rendersene conto, serviranno loro in tutte le situazioni della vita.

Per i più grandicelli, approfondire gli argomenti con ricerche ed esperimenti favorirà la curiosità e l’amore per il sapere. Tra le medie e le superiori, il gap si sente moltissimo ed è importante aver acquisito una buona autonomia nel metodo di studio e nell’elaborazione delle nozioni, questo per evitare che si instauri quello che in gergo viene definito “apprendimento difensivo”, che spinge a buttarsi sui libri solo in vista di una verifica o di un’interrogazione: le informazioni apprese “a pappagallo” e non adeguatamente assimilate, andranno inevitabilmente perse nel tempo.

Tutto questo, però, è solo “sulla carta”: non ci sono studi che giustifichino in toto l’assegnazione dei compiti a casa, in aggiunta al lavoro che dovrebbe essere svolto in classe… Come se non bastasse, la Scuola non si occupa del livello, delle attitudini e dell’intelligenza di ogni singolo alunno e tutto ciò che viene proposto è standard e, quindi, non adeguato allo sviluppo individuale, diverso da persona a persona.

Vengono ancora privilegiati gli aspetti mnemonici e nozionistici e a farne le spese è la Cultura, quella vera, che appassiona e coinvolge e che porta a sfruttare al massimo le capacità del miracolo che è il cervello umano. Viene sistematicamente calpestata l’iniziativa personale, le idee rimangono inibite e, quasi sempre, i talenti restano inespressi, per poi sbocciare magari per un caso fortuito in contesti completamente diversi.

Possiamo quindi concludere che, per come è strutturato il mondo dell’istruzione ancora oggi, i compiti a casa non verranno mai aboliti, perché servono a supplire alle pesanti carenze di metodi educativi obsoleti e impersonali, più che aiutare nella strutturazione della “forma mentis” degli studenti. Per combattere o rimodulare questa pratica ci vorrebbero proposte coraggiose e una totale rivoluzione nel modo di insegnare.

Per ora, tutto questo è solo fantascienza.