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Contratto a chiamata: come funziona?

lavoro a chiamata

Con l' abolizione dei voucher che sara operativa dal primo gennaio 2018, le prestazioni di lavoro occasionale potranno essere inquadrate con il contratto a chiamata o contratto a intermittenza. Che cos'è il contratto di lavoro a chiamata Il contratto di lavoro a chiamata, anche detto contratto ...

Con l’ abolizione dei voucher che sara operativa dal primo gennaio 2018, le prestazioni di lavoro occasionale potranno essere inquadrate con il contratto a chiamata o contratto a intermittenza.

Che cos’è il contratto di lavoro a chiamata

Il contratto di lavoro a chiamata, anche detto contratto ad intermittenza, è stato introdotto dalla legge Biagi e in seguito modificato dal job act (la riforma del lavoro approvata sotto il governo Renzi).

Si definisce contratto di lavoro a chiamata, il contratto con il quale il lavoratore si pone a disposizione del datore di lavoro affinché questi possa impiegare il prestatore di lavoro in maniera discontinua ed intermittente stabilendo dei periodi precisi nella settimana, mese o anno nei quali potrà essere chiamato.

A differenza del lavoro autonomo e delle collaborazioni cococo si tratta di un contratto di lavoro subordinato. Può essere a tempo indeterminato o a tempo determinato con previsione di un termine.

Il lavoratore intermittente che ha stipulato il contratto, viene chiamato dal datore in caso di necessità, ad esempio per far fronte a dei picchi di produzione o in particolari momenti dell’ anno.

Quando si puo stipulare in contratto a chiamata

Requisiti

Per poter stipulare il contratto di lavoro a chiamata è necessario non aver compiuto 24 anni di età ma le attivita lavorative devono essere svolte entro il 25 esimo anno. Il contratto puo altresi essere concluso da coloro che abbiano superati i 55 anni di età.

Durata del contratto

Il contratto a chiamata deve avere una durata complessiva non superiore a 400 giorni di lavoro effettivo nel periodo di 3 anni solari.

Da questa regola sono esclusi i settori del turismo, pubblico esercizio e spettacolo; nel caso di superamento di questo termine il rapporto di lavoro si trasforma in contratto a tempo indeterminato.

Divieto di stipula del contratto a chiamata

Vi sono dei casi in cui la stipula di contratti a chiamata non può essere effettuata. Vediamo quali sono:

  • la sostituzione di lavoratori che esercitano il diritto di sciopero;
  • se l’unità produttiva ha effettuato, entro i sei mesi precedenti, licenziamenti collettivi, sospensioni del lavoro o una riduzione dell’orario in regime di cassa integrazione guadagni che riguardino dei lavoratori che svolgono mansioni collegate al contratto di lavoro a chiamata;
  • non può andare a beneficio di datori di lavoro che non hanno effettuato la valutazione dei rischi secondo quanto disposto dalla normativa di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

Obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro deve informare ogni anno le rappresentanze sindacali aziendali o la rappresentanza sindacale unitaria in merito all’andamento del ricorso al contratto di lavoro intermittente.

Il datore di lavoro deve comunicare la durata della prestazione lavorativa alla direzione territoriale del lavoro competente per territorio, mediante sms o posta elettronica, prima che abbia inizio la prestazione lavorativa di durata non superiore a 30 giorni

Sanzioni

Qualora il datore di lavoro non ottemperi agli obblighi previsti sarà soggetto ad una sanzione che va da 400 a 2.400 euro per ciascun lavoratore per il quale non abbia effettuato la comunicazione dovuta.

Retribuzione

In virtù del contratto di lavoro stipulato, il lavoratore percepisce per i periodi in cui ha lavorato, un trattamento economico e normativo analogo a quello di un lavoratore dello stesso livello. Analogo discorso deve essere effettuato in merito alle ferie, ai trattamenti in caso di malattia, infortunio, congedo di maternità e parentale.

Malattia del lavoratore a chiamata

In caso di malattia o di altra situazione che renda impossibile al lavoratore rispondere alla chiamata il lavoratore deve informare immediatamente il datore di lavoro indicando la durata dell’impedimento. In questo periodo non maturerà l’indennità di disponibilità che è stata pattuita. Se il prestatore di lavoro non comunica i motivi della malattia perde il diritto all’indennità per la durata di 15 giorni. Un rifiuto ingiustificato in caso di chiamata costituisce motivo di licenziamento e giustifica l’obbligo da parte del lavoratore di restituire l’indennità per il periodo successivo al rifiuto.

Come funziona la chiamata

Una volta che il contratto a chiamata è stato stipulato tra datore di lavoro e lavoratore, il datore di lavoro, chiama solo quando ravvisa la necessità di far svolgere una determinata prestazione lavorativa al lavoratore a intermittenza.

Andando maggiormente nei dettagli, il datore di lavoro deve avvisare preventivamente il lavoratore con il preavviso di 1 giorno, e deve inviare la comunicazione obbligatoria qualora il lavoratore accetti di presentarsi. in caso di chiamata l’accettazione non è obbligatoria a meno che nel contratto non sia prevista la cd. indennità di disponibilità, ossia, una sorta di compenso che viene riconosciuto al lavoratore nei periodi di non operatività ma che lo obbliga ad essere sempre reperibile e a svolgere l’attività per la quale è stato stipulato il contratto di lavoro. Tale indennità, è stabilita dal contratto collettivo nazionale e non può essere inferiore al 20% del minimo tabellare, indennità di contingenza, mensilità aggiuntive previsti per quel tipo di mansione.

Dei contratti a chiamata si registra nel primo trimestre dell’anno in corso una crescita di oltre il 13%. Tale incremento è dovuto probabilmente alla scomparsa dei tanto discussi voucher, i buoni lavoro introdotti per remunerare le prestazioni occasionali.