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Corruzione in Lombardia, sindaco di Seregno: "Presto chiarirò tutto"

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Il sindaco di Seregno, da quanto è emerso fino ad ora, sembra aver favoreggiato gli affari di un imprenditore edile colluso alle cosche.

Chiarirò ogni cosa”. Queste sono le parole del sindaco di Seregno Edoardo Mazza arrestato e finito ai domiciliari. Parole che ci sono giunte dal suo difensore Antonino De Benedetti. Mazza, insieme ad altre 24 persone, ora si trovano in stato di fermo.

Le indagini

L’indagine condotta dalle forze dell’ordine della procura di Monza e della Dda di Milano hanno portato al blitz anti-‘ndrangheta. Il sindaco di Seregno sembra aver chiuso un occhio nei confronti degli affari di un imprenditore edile colluso alle cosche. Mazza e i complici sono accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale.

Il mandante

L’imprenditore che sta dietro a tutto questo è Antonino Lugarà di età 64, originario della Calabria ma domiciliato a Melito Porto Salvo, luogo che viene considerata la “capitale sociale” della ‘ndrangheta brianzola. Il signor Lugarà voleva un uomo nel nuovo consiglio comunale, aveva obbligato Stefano Gatti (suo prestanome in cinque società) a candidarsi. Anche se Gatti non aveva nessun tipo di competenza. Nonostante tutto fu eletto lo stesso ma la posizione che aveva conquistato non bastava. Così decisero di farlo avanzare dandogli la presidenza di una commissione. Lugarà domandava a Mazza “può andar bene la cultura”? Così Mazza invece di combattere la mafia, l’assecondava.

La caduta di Mazza

Il sindaco classe ’77 si era già fatto notare in precedenza per una foto che aveva pubblicato dopo lo stupro di Rimini. Nella foto il sindaco brianzolo aveva delle forbici in mano. Nel suo messaggio sottolineava l’importanza di combattere la mafia con i fatti. Intervento che oggi risulta paradossale. Mazza in realtà, era lo “zerbino” o l’addetto “ai lavori sporchi” dettati da Lugarà. In cambio del sostegno elettorale Mazza era disposto veramente a tutto. “Io e te siamo la stessa cosa” e “ogni promessa è debito” sono alcune delle frasi dette dal Sindaco e intercettate dagli inquirenti. Oltre a Mazza, ovviamente, ora sono indagate anche altre persone tra cui il vicesindaco Giacinto Mariani, il dirigente delle Politiche sociali Carlo Santambrogio, il geometra Antonella Cazorzi, l’assessore alla Protezione civile Gianfranco Ciafrone, tutti che vedevano e tacevano. Un altra persona fondamentale in questo circolo vizioso è Giuseppe Carello, un pubblico ufficiale traditore e talpa della Procura di Monza.