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Corte dei Conti: crescita lenta. Taglio tasse e enti pubblici

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In Italia la crescita c’è, ma è in ritardo rispetto agli altri paesi europei. Dalla Corte dei Conti arriva il rendiconto generale 2015. Secondo quanto riferito dal presidente della Corte dei Conti, la crescita del Pil italiano risulterebbe ancora troppo modesta. Angelo Buscema, presidente di...

In Italia la crescita c’è, ma è in ritardo rispetto agli altri paesi europei. Dalla Corte dei Conti arriva il rendiconto generale 2015.

Secondo quanto riferito dal presidente della Corte dei Conti, la crescita del Pil italiano risulterebbe ancora troppo modesta.

Angelo Buscema, presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, nel presentare la relazione sul rendiconto generale dello Stato per l’anno 2015, non ha usato mezzi termini. “Il recupero della crescita del Pil” ha affermato Buscema “appare ancora troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali paesi europei”. Il quadro generale del Vecchio Continente risulta dominato “da molteplici fattori di incertezza” legati non solo al referendum Brexit. Di particolare peso, secondo la Corte dei Conti, risulterebbe la “condizione latente di instabilità finanziaria connessa alle incertezze che originano dai diffusi timori sullo stato del sistema bancario in Europa”.

Per quanto riguarda il nostro Paese, “l’elemento di maggiore vulnerabilità” risulterebbe essere “l’elevato livello del debito pubblico” che induce una particolare difficoltà di gestione delle manovre economiche. Il rientro del debito, infatti, è “fondamentale per le aspettative dei mercati” e, al contempo, non sempre perseguibile se si impostano manovre di sostegno alla crescita.

Fra le possibili soluzioni, la Corte dei Conti cita il taglio delle tasse, per l’attuazione del quale occorrerebbe “una revisione strutturale dell’intero sistema tributario”, come ha sottolineato il procuratore generale Martino Colella. Importante sarebbe anche avviare “una concreta attività di sfoltimento” di “enti e strutture, comprese le cosiddette autorità indipendenti” “partendo dai casi in cui più evidente è la duplicazione delle competenze e la sostanziale mancanza di un interesse pubblico attuale alla loro sopravvivenza”.