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Cosa significa essere una donna mussulmana in Italia

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Siamo sul Role Reboot, sito che si pone come scopo il rinnovare l'immagine delle persone nella società, dove la scrittrice e femminista, Soraya Chemaly, ha pubblicato un articolo sottolineando il fatto che al giorno d'oggi gli uomini abbiano il predominio sulle donne nelle conversazioni. Secondo...

Siamo sul Role Reboot, sito che si pone come scopo il rinnovare l’immagine delle persone nella società, dove la scrittrice e femminista, Soraya Chemaly, ha pubblicato un articolo sottolineando il fatto che al giorno d’oggi gli uomini abbiano il predominio sulle donne nelle conversazioni.

Secondo la giornata giornalista italiana Sabika Shah Povia, che si racconta sul The Post Internazionale, ci sono 3 categorie più marginalizzate al mondo, alle quali lei stessa appartiene, e sono:

• le donne;

• i figli di immigrati pakistani;

• i mussulmani.

La giornalista continua parlando del binomio che coesiste in Italia, da un lato la forte spinta a condannare le violazioni alla libertà delle donne nel mondo, dall’altra la difficoltà a superare certi stereotipi di genere.

Difatti in Italia ancora esiste la distinzione fra lavori, colori e ruoli per maschi e per femmine.

Questo dato è stato confermato dallo scandalo avvenuto nel Marzo 2016, nel comune di Trieste, quando nelle scuole materne si è voluto introdurre “il gioco del rispetto”.

Questo gioco si basa sullo scambio si ruoli fra uomini e donne, ossia incoraggia le bambine a vestire panni di ruoli maschili e ugualmente per i bambini rupi femminili, così da simulare la vita quotidiana e far notare le similitudini e non le differenze che ci sono fra le due fazioni.

Ma non tutti hanno approvato questa iniziativa, ad esempio, la consigliera regionale della Lega Nord, Barbara Zilli, che sostiene che l’iniziativa possa rischiare di creare confusione nell’identità sessualità dei bambini.

Ma in realtà i veri problemi sono quando i bambini vengono presi in giro perché amano cose o da maschi o da femminile, quando non possono esprimersi liberamente per paura di essere giudicati.

Per non parlare dei pregiudizi verso i figli di immigrati, anche se di cittadinanza italiana.

Spesso racconta S.Shah Pavia, anche se non aveva la pelle così scura, ma i suoi tratti somatici creavano confusione riguardo alla sua identità, veniva allontana e non considerata italiana.

Inoltre sono sempre più le aggressioni ad italiani figli di immigrati registrati dai rapporti di Human Rights Watch.

Nel 2009 si registrano ben 142 crimini imputabili a discriminazioni razioni più altre 398 registrate dall’Organizzazione italiana anti-razzista.

Non è migliore poi la situazione per le donne mussulmane figlie di immigrati, che oltre a portarsi sulle spalle le discriminazioni verso la propria religione, subiscono le prepotenze degli uomini.

Sarebbe arrivato il momento che imparare a farsi rispettare e non accettare nessuna discriminazione dalla società. Imparare a rispondere, imparare a far valere la propria voce da donna, imparare a far valere che un mussulmano non ha la colpa di crimini di altri.