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Drive In: il mito degli anni '80 ritorna in scena

Drive In

Chi non ricorda il mitico Drive In? In tutti noi ha lasciato traccia, dai modi di dire alle battute, dai costumi alle risate in compagnia dei comici in tv.

Se pronunciamo Drive In a cosa pensate? Il nome di Teomondo Scrofalo non vi scatena subito dei ricordi felici? Se non sapete rispondere a queste domande, allora significa che siete molto giovani oppure che negli anni ’80 vivevate su un altro pianeta! Sì, perché per tutti quelli che guardavano la tv in quegli anni, quei nomi hanno solo un significato! Si riferiscono al mitico programma cult di ormai più trent’anni fa. Che adesso sta per tornare, grazie a una reunion dei principali protagonisti di quella fantastica trasmissione che vide il suo esordio nel 1983 su Italia 1.

“Drive In”: la reunion

Niente più tv per il grande ritorno del Drive In, bensì una simpatica e divertente invasione in numerosi teatri, piazze cittadine e club esclusivi d’Italia. A capitanare lo spettacolo ci sarà sempre il mattatore Gianfranco D’Angelo, circondato da alcuni ex-colleghi che hanno fatto grande il Drive In originale. Da Enrico Beruschi a Carlo Pistarino, da Sergio Vastano a Margherita Fumero…Non mancherà ovviamente la super sexy Tinì Cansino, che ancora tanti ricordano nella tenuta da cameriera del Drive In.

Un programma, un mito

La trasmissione durò solamente cinque stagioni, eppure oggi tutti se la ricordano ancora. Ognuno di noi ha in testa almeno uno dei tanti personaggi, oggi memorabili. Il paninaro sfigato che entrava in scena con la musica di “Wild Boys” dei Duran Duran, interpretato da Enzo Braschi. Oppure il poliziotto Vito Catozzo, portato in scena dal grande Giorgio Faletti, scomparso nel 2014 come tutti sappiamo. Il suo personaggio faceva riflettere sulla condizione dell’uomo ignorante e grezzo, che non voleva migliorare, ma anzi se ne faceva quasi un vanto.

Ricordiamo poi lo studente calabrese fuori corso che studiava alla Bocconi di Milano, alias Sergio Vastano. Indimenticabile era poi il bassotto Has Fidanken addestrato da Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo. O ancora il mitico Tenerone… Potremmo andare avanti per ore, ricordando le gag e le battute più divertenti, che divennero presto anche le nostre. Drive In non è stato solo un programma televisivo, ma un vero fenomeno culturale che ha raccontato l’Italia, con i suoi sogni e la sua leggerezza. Un Paese, insomma, che guardava l’America come un mito da raggiungere.

La formula magica che fece diventare “Drive In” un mito

Drive In è nato dal genio e dalla competenza di Antonio Ricci, inventore e padre peraltro di Striscia la Notizia. Ambientato in una sorta di fast food, il programma presentava a ruota una sfilza di comici. Alcuni già noti, come Gianfranco D’Angelo, altri del tutto sconosciuti. Ma che sarebbero diventati famosi molto presto, grazie agli scketch azzeccati, irriverenti e a tratti un po’ volgari, ma sempre troppo divertenti. Si prendevano in giro mode e caratteri di quei tempi. Non mancavano poi le parodie o le imitazioni. Come quelle di Pippo Baudo o dei politici dell’epoca, interpretati da uno strepitoso Gianfranco D’Angelo.

Il ritmo veloce “all’americana”, l’ambientazione e la comicità sopra le righe erano gli ingredienti del Drive In. Un modo di intendere il comico in maniera differente e irriverente, che in televisione fino ad allora non si era mai visto. Le lunghe cosce della Cansino, di Lory del Santo e di Carmen Russo erano poi un contorno divertente e un po’ hot, che strizzavano l’occhio alle commedie sexy di quel periodo.

Insomma, Drive In era sicuramente un mix perfetto di intrattenimento e ironia. Sempre intelligente, mai troppo volgare. Senza di lui, probabilmente i programmi comici di oggi non sarebbero mai esistiti, oppure sarebbero stati molto diversi.