> > Duemila testate contro Google e Facebook per concorrenza sleale

Duemila testate contro Google e Facebook per concorrenza sleale

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Google e Facebook, infatti, controllano il 70% del mercato americano della pubblicità digitale, che in totale ammonta a circa 73 miliardi di dollari, e il 50% di quello globale. Le testate americane chiedono una legge antitrust

In America è guerra aperta tra i giornali e la coppia Google-Facebook. La richiesta arrivata al Congresso Usa dalla News Media Alliance (Nma) – associazione che rappresenta oltre 2mila quotidiani negli Stati Uniti, tra cui “New York Times” e “Washington Post”- è quella di varare una legge antitrust per proteggere i giornali americani dai colossi del web.

Le lamentele contro Google e Facebook

La tesi dell’associazione è che le attuali leggi che impediscono ai media di lavorare insieme per contrattare accordi pubblicitari migliori con le piattaforme internet favoriscano i due colossi che continuano a controllare il mercato della pubblicità digitale e l’economia dell’informazione.

Google e Facebook, infatti, controllano il 70% del mercato americano della pubblicità digitale, che in totale ammonta a circa 73 miliardi di dollari, e il 50% di quello globale. L’80% dei ricavi generati dalle ricerche su Internet va a Google, e il 40% di tutti gli spot digitali va a Facebook. L’83% di ogni nuovo dollaro investito nell’advertisement online entra nelle tasche di questo duopolio. In totale, l’intero introito pubblicitario dell’industria della stampa americana, cartacea e digitale, è 18 miliardi all’anno, cioè un terzo di quanto incassava un decennio fa. Invece l’anno scorso Alphabet, cioè Google, ha intascato da questo business 19 miliardi di profitti netti, e Facebook 10 miliardi.

Le proteste contro Google News

Cinque anni fa, le varie testate giornalistiche erano insorte contro Google News, il servizio online offerto da Google come aggregatore che indicizza le notizie principali dalle fonti giornalistiche disponibili in rete.

Le associazioni avevano pubblicato una nota congiunta per chiedere “una disciplina che definisca un sistema di diritti di proprietà intellettuale idoneo a incoraggiare su Internet forme di cooperazione virtuosa tra i titolari di diritti sui contenuti editoriali e gli operatori dell’industria digitale (in primo luogo, i motori di ricerca)“.

Il principale motivo di scontento sta nel fatto che nei risultati delle ricerche di una notizia su Google si legga il titolo dell’articolo e le prime frasi del pezzo. Ciò, secondo i critici, dissuade il lettore a proseguire la lettura sul sito web del giornale. Bisogna dire però che alcuni benefici viaggiano anche in senso opposto, cioè per le testate: il colosso infatti sostiene che ogni mese ci sono 4 miliardi di click che dal motore di ricerca rimandano alle pagine web dei giornali e che quasi tre quarti degli utenti, una volta letto il titolo dell’articolo, finiscono di leggerlo sui siti web dei giornali. Inoltre, i vertici di Google hanno detto che se fossero messe delle tasse per pagare gli articoli verrebbe minacciata la «stessa esistenza» del motore di ricerca.