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Eredità ai malati terminali: l'ultimo regalo di un medico

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Cornaglia, medico torinese, lascia 24 milioni di euro in eredità ai malati terminali. Alfredo Cornaglia, primario del reparto di radiologia della clinica dermatologica San Lazzaro a Torino, dopo essere morto ha deciso di lasciare la sua eredità ai malati terminali. Prima di morire il medico a...

Cornaglia, medico torinese, lascia 24 milioni di euro in eredità ai malati terminali.

Alfredo Cornaglia, primario del reparto di radiologia della clinica dermatologica San Lazzaro a Torino, dopo essere morto ha deciso di lasciare la sua eredità ai malati terminali.

Prima di morire il medico aveva deciso di affidare la gestione della sua eredità alla Compagnia di San Paolo, con il vincolo di finanziare la Fondazione Faro.

Il dottore era sicuramente dotato di avere una grande vocazione per la sua professione e grande senso di solidarietà per i malati.

Cornaglia ha indicato che i soldi dovranno essere per assistenza ai malati e familiari. Oppure per creare un nuovo hospice o ancora per ampliare quello che già esiste all’ospedale San Vito di Torino.

L’avvocato Angelo Benessia ha dichiarato che quella di Alfredo Cornaglia è stato un atto di “filantropia laica“. Poi aggiunge: “Di solito chi vuole legare il suo nome a un’opera di beneficenza molto importante pensa alle istituzioni religiose, ma esistono invece altre istituzioni, come appunto le grandi fondazioni ex bancarie, che perseguono scopi sociali con assoluta trasparenza”.

Alfredo Cornaglia è sempre stato un uomo molto riservato dedito alla sua professione. Ha sempre dedicato molte attenzioni ai malati terminali.

Piero Gastaldo, il segretario della fondazione bancaria, non è stupito dalla scelta di Cornaglia: “In fondo è proprio grazie alle grandi donazioni che si è costruita tra il ‘600 e il ‘700 una parte consistente del patrimonio della Compagnia. Oggi continua a esserci una propensione alla generosità, abbinata però a una ricerca di efficienza e di efficacia della donazione. In Italia c’è ancora un ampio potenziale filantropico che non è ancora stato valorizzato”.