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Errore tassa sui rifiuti: per anni l'abbiamo pagata il doppio

tassa sui rifiuti

Una interrogazione parlamentare ha svelato un errore per quanto riguarda il calcolo della Tari, ovvero la tassa sui rifiuti.

Una interrogazione parlamentare ha svelato un errore per quanto riguarda il calcolo della Tari, ovvero la tassa sui rifiuti, commesso da diversi Comuni italiani. A causa di alcuni conti inesatti, diverse famiglie per anni hanno pagato fino al doppio di quanto avrebbero dovuto. Adesso i consumatori sono sul piede di guerra, tanto da minacciare anche delle azioni collettive. A svelare la grave irregolarità è stato il sottosegretario all’Economia, Pier Carlo Baretta.

Errore tassa sui rifiuti

Nel corso degli ultimi cinque anni, diversi Comuni italiani avrebbero commesso degli errori per quanto riguarda il calcolo della Tari, ovvero la tassa sui rifiuti. Un errore nel computo della quota variabile del tributo, che ha fatto lievitare a dismisura il prelievo. Il tutto a spese di milioni di famiglie, che hanno anche pagato fino al doppio di quanto avrebbero dovuto. A rivelare questa grave irregolarità è stato il sottosegretario all’Economia, Pier Carlo Baretta, nel corso di un question time avvenuto a Montecitorio.

Il Movimento Difesa del Cittadino adesso grida alla truffa commessa ai danni dei contribuenti. Per questo motivo, l’associazione dei consumatori ha lanciato una campagna, denominata “SOS Tari”, con l’obiettivo di richiedere dei rimborsi a quei Comuni che avrebbero applicato la tassa sui rifiuti ingiustamente maggiorata. A far scoppiare la bufera, come già accennato in precedenza, è stata una interrogazione parlamentare rivolta dal deputato pugliese, Giuseppe L’Abbate (M5S), al sottosegretario all’Economia Pier Carlo Baretta per chiedere delle spiegazioni su una serie di segnalazioni che sono arrivate da varie città italiane. L’errore sarebbe stato commesso da diversi Comuni. Tra i quali anche quelli di Milano, Genova, Ancona, Napoli, Catanzaro e Cagliari.

La tassa sui rifiuti comprende una quota fissa e una variabile. La parte fissa dipende da quanto è grande la casa, mentre quella variabile è stabilita in base ai membri della famiglia. L’errore è avvenuto proprio qua. La quota variabile, infatti, dovrebbe essere calcolata una sola volta sull’insieme di casa e pertinenze immobiliari, tenendo conto del numero dei familiari. L’esistenza di svariate pertinenze immobiliari non accresce la quantità di immondizia che viene prodotta dal nucleo familiare. I Comuni accusati di averla maggiorata, invece, l’avrebbero applicata tante volte quante sono le pertinenze dell’abitazione.

La guerra dei consumatori

I consumatori sono subito scesi in campo con l’obiettivo di rivendicare gli esborsi immotivati. Il Movimento Difesa del Cittadino ha deciso di lanciare la campagna “SOS Tari” attraverso i propri sportelli territoriali. L’intento è quello di chiedere ai Comuni di indennizzare i contribuenti per le somme versate in maniera illegittima. Per aderire a questa campagna non bisogna fare altro che inviare una e-mail alle sedi locali. A quel punto l’associazione si occuperà di verificare gli avvisi di pagamento e successivamente inviare l’istanza di rimborso al municipio competente.

Un paio di mesi fa, inoltre, anche il Consiglio di Stato si era pronunciato sulla Tari, spiegando che la tassa sui rifiuti non può essere più onerosa per i cittadini privi di residenza nel Comune.