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Eutanasia: etimologia e significato

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Il dibattito sull'eutanasia è sempre aperto e coinvolge diversi ambiti: religioso, politico, etico. Di eutanasia per primo ha parlato il filosofo Bacon. Il termine “eutanasia” deriva dal greco “eu” (bene) e “thanatos” (morte) e assume il significato di “buona morte”. Con la parola ...

Il dibattito sull’eutanasia è sempre aperto e coinvolge diversi ambiti: religioso, politico, etico. Di eutanasia per primo ha parlato il filosofo Bacon.

Il termine “eutanasia” deriva dal greco “eu” (bene) e “thanatos” (morte) e assume il significato di “buona morte”. Con la parola eutanasia ci si riferisce alla morte “indotta” e “procurata” (ma appunto indolore) nei confronti di chi soffre di patologie invalidanti e non curabili. Negli ultimi tempi si parla spesso della pratica dell’eutanasia a causa di recenti fatti di cronaca. Il dibattito sull’eutanasia è sempre attivo e suscita polemiche tra chi è favorevole e chi, invece è contrario.

Il primo a parlare di eutanasia è stato il filosofo Francis Bacon, che in un suo saggio del 1605 invitava i medici a lasciar soffrire il meno possibile i pazienti inguaribili. E’ chiaro che il filosofo utilizzava il termine nel senso più letterale di “morte non dolorosa”, senza le diverse sfaccettature ed accezioni (politiche, morali, religiose, etiche e legislative) di cui si discute oggi. Solo a partire dal XIX° secolo in poi la parola “eutanasia” venne adoperata con il significato più preciso e moderno di “uccisione per pietà”.

Le posizioni politiche sull’argomento sono diverse: in Parlamento c’è un’area contraria all’eutanasia (comprendente la maggior parte dei partiti di centro-destra), un’area possibilista (rappresentata dagli ex Democratici di sinistra) e un’area del tutto favorevole (formata da socialisti, radicali, riformatori).

Ci sono anche molte associazioni che si battono da anni a favore della legalizzazione dell’eutanasia. Dal punto di vista religioso, ovviamente, la Chiesa Cattolica è fermamente contraria ad ogni forma di eutanasia, così come si oppone ad un eventuale accanimento terapeutico nei confronti dei malati. Giuridicamente nel nostro Paese c’è ancora chi considera l’eutanasia attiva come una fattispecie da assimilare al reato di omicidio. Ci sono però recenti aperture giurisprudenziali che tendono a porre la differenza tra persone che invocano l’eutanasia essendo pienamente capaci di intendere e di volere, e quelle che invece si trovano in uno stato di incoscienza irreversibile.