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Il figlio di Escobar Juan Pablo: Totò Riina era il maestro di mio padre

Escobar

Tra i seguaci illustri del più potente boss di Cosa Nostra, a quanto pare, c'è anche Pablo Escobar. Ecco cosa ha raccontato il figlio di Escobar riguardo al rapporto del padre con Totò Riina.

All’anagrafe è nato Juan Pablo Escobar, ma da anni si fa chiamare Sebastiàn Marroquìn. Vive sotto copertura in Argentina, è diventato architetto e si è sposato. Si tratta del figlio del re della cocaina Pablo Escobar. Da quando è uscita in tutto il mondo la terza stagione di “Narcos” – la serie tv di Netflix incentrata sulla vita criminale del narcotrafficante colombiano -, il figlio maggiore si è esposto pubblicamente sottolineando tutte le incongruenze tra finzione e realtà. Avrebbe infatti detto che suo padre “è molto più crudele di quello che si vede nella serie”. Inoltre, Marroquin si è detto in disaccordo con la ricostruzione fatta nella serie tv della morte del padre. Secondo quanto rappresentato, infatti, sarebbe avvenuta per mano degli agenti del «Blocco di Ricerca». Secondo il figlio di Escobar, invece, il padre si è ucciso sparandosi un colpo con la sua Sig Sauer, in cui teneva carichi 14 proiettili per i nemici e uno per sé.

Le conseguenza di Narcos

Dopo Narcos “mi scrivono giovani di tutto il mondo che mi dicono che vogliono diventare narcotrafficanti e chiedono il mio aiuto per farlo”. Questo per Marroquìn è inaccettabile. Per lui in particolare, che ha abiurato la carriera criminale del padre. Che si è speso per chiedere scusa alle vittime delle efferatezze del genitore (come si vede nel documentario “Sins of my father”). Il lungometraggio girato nel 2009, infatti, vede come protagonista proprio Sebastian Marroquìn che gira la Colombia per incontrare i parenti delle persone che hanno perso la vita a causa di suo padre.

Pablo Escobar e Totò Riina

Pablo Escobar è stato accusato di oltre 4 mila omicidi. All’apice del suo successo, nel 1989, la rivista Forbes l’ha nominato settimo uomo più ricco del mondo. A fargli raggiungere tale posizione è stato il controllo dell’80% del mercato di cocaina nel mondo e del 30% delle armi illecitamente circolanti. Il figlio maggiore di Escobar, dopo la morte del padre avvenuta nel 1993, si è ricostruito una vita lontana dai riflettori. Per farlo, ha dovuto giurare al cartello avversario di Cali. Ha promesso di stare alla larga dalla Colombia e dal traffico di droga. Mio padre «era un uomo pieno di contraddizioni. Amava alla follia la sua famiglia. Trafficava droga, eppure mi sconsigliava di usarla, senza vietarmela perché conosceva gli effetti del proibizionismo sul mercato. Amava mia madre, ma la tradiva».

Il rapporto con Totò Riina

Sebastiàn Marroquìn, nel 2014, pubblica il libro rivelazione “Pablo Escobar: Mi padre“. Tra i racconti sul padre e sulle sue abitudini, c’è qualche particolare che riguarda l’Italia. Marroquìn, per esempio, racconta di essere volato a Milano nel 1990 per assistere a una partita dei Mondiali di calcio. Secondo il figlio, il narcotrafficante Escobar non lo seguì e non venne mai in Italia, ma qui aveva un modello. Escobar, infatti, guardò alle strategie criminali di Totò Riina con grande interesse e ammirazione. Le stragi di Capaci e di via d’Ameglio del 1992 lo avevano illuminato sull’utilizzo “intelligente” delle bombe che aveva cercato di replicare anche in Colombia.