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Finlandia: uccise a fucilate amministratrice e due giornaliste

Finlandia: uccise a fucilate amministratrice e due giornaliste

 Tre donne: la presidente cinquantenne del consiglio comunale di Imatra, Tiina Wilén-Jappinen e due giornaliste, una trentenne l'altra sui cinquanta, sono state assassinate da un uomo. Tre donne  assassinate da un uomo solo, il 23enne Jori Lasonen, proprio all'entrata di un ristorante nel quarti...

Tre donne: la presidente cinquantenne del consiglio comunale di Imatra, Tiina Wilén-Jappinen e due giornaliste, una trentenne l’altra sui cinquanta, sono state assassinate da un uomo.

Tre donne assassinate da un uomo solo, il 23enne Jori Lasonen, proprio all’entrata di un ristorante nel quartiere della vita notturna della cittadina meridionale di 28mila abitanti a circa 230 chilometri dalla capitale Helsinki e non lontano dal confine russo.

L’uomo è un pregiudicato che nel 2013 aveva già aggredito con un pugnale alcuni passanti, uomo che è stato arrestato ed è adesso sottoposto a stringenti interrogatori. Afferma però la portavoce della polizia, la dot.sa Heli Jamsen-Turki, che lo spregiudicato abbia agito così, quasi a caso, sebbene non si escluda il contrario, cioè un’azione premeditata.
Tutto è accaduto attorno alla mezzanotte scorsa. La politica e le due giornaliste stavano probabilmente uscendo dal locale. L’assassino è arrivato all’improvviso, è apparso da solo, dal nulla. Aveva un fucile in pugno. Sembrava sparare a caso, dicono alcuni testimoni, ma tutti notano che i suoi bersagli erano donne. Finora egli non ha rilasciato alcuna spiegazione o ‘rivendicazione’ sui motivi del suo gesto. Non è chiaro se sia un raptus di violenza omicida, o un atto di violenza politica.

Il Grande Nord non è certo estraneo, appunto, a omicidi politici, ma se così fosse, per la Finlandia sarebbe la prima volta. Trent’anni fa un caso scosse il mondo: all’uscita a tarda sera dal cinema, senza scorta, solo con la moglie Lisbeth, il popolarissimo premier socialdemocratico sedese Olof Palme fu assassinato da un killer nel pieno centro di Stoccolma. Le indagini, chiuse più volte e ora di nuovo riaperte, non hanno mai portato a risultati. Anni dopo fu assassinata la ministra degli Esteri Anna Lindh.

Poi cinque anni fa fu la volta della Norvegia: il neonazista solitario Anders Breivik prima piazzò bombe in centro a Oslo tentando invano di uccidere il premier Stoltenberg, e distruggendo il palazzo del governo. Poi raggiunse in gommone la vicina isola di Utoya, dove era in corso la festa estiva della gioventù del partito laburista (socialdemocratico) e massacrò a freddo 69 giovani. Poi chiamò la polizia col cellulare e si arrese. Condannato all’ergastolo, ha recentemente visto accolto un suo ricorso contro “condizioni inumane di detenzione”.

In Finlandia è più facile che negli altri Paesi nordici avere il porto d’armi e procurarsi un’arma: ne possedono una oltre mezzo milione su 5,4 milioni di cittadini. Le leggi sono state comunque inasprite dopo due massacri compiuti da omicidi folli in due scuole: nel novembre del 2007 a Tuusula presso Helsinki, nel settembre del 2008 a Kauhajoki non lontano da Tampere. In totale 19 persone furono uccise. Un possibile sfondo (non certo giustificazione) di folli gesti omicidi è la situazione sociale del Paese, la più difficile nel contesto nordico: tre anni di recessione, poi una debole ripresa, disoccupazione alta, crisi dei sistemi sociali e crisi del tradizionale negoziato tra governo e parti sociali per le riforme, l’aiuto ai deboli e il crescente numero di poveri e di emarginati. Al governo sono i conservatori del premier-manager Juha Sipila appoggiati dai ‘Veri finlandesi’ (populisti euroscettici) del ministro deglii Esteri Timo Soini.