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Gene Wilder: un attore folle, illuminato e sensibile, un uomo dall'energia inesauribile

Gene Wilder: un attore folle, illuminato e sensibile che andava come un missile

Lo straordinario attore comico, morto all'età di 83 anni, ha messo insieme un quartetto di indimenticabili nevrotici che nascondevano un'enorme intelligenza ed una genialità incompresa. Gene Wilder era un attore e scrittore brillante, solerte e spesso molto buffo. Diventò un attore simbolo,Â...

Lo straordinario attore comico, morto all’età di 83 anni, ha messo insieme un quartetto di indimenticabili nevrotici che nascondevano un’enorme intelligenza ed una genialità incompresa.

Gene Wilder era un attore e scrittore brillante, solerte e spesso molto buffo. Diventò un attore simbolo, interpretando lo strampalato magnate del cioccolato Willy Wonka nell’adattamento cinematografico del romanzo di Roald Dahl Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971).

Il suo viso affilato, attraente, illuminata da un intenso sguardo blu, con il passare degli anni lo rese sempre più simile ad un personaggio dei cartoni animati. Ormai aveva uno stipendio sicuro facendo coppia con Richard Pryor in commedie grottesche come Nessuno ci può fermare (Silver Stream and Stir Crazy), un connubio che forse non è riuscito a tirare fuori tutto il potenziale dei due. Negli anni 80 ha anche diretto e adattato la commedia romantica La donna in rosso (The Woman in red), che ottenne un Oscar per la migliore canzone, interpretata da Stewie Wonder I Just Called To Say I Love You.

Ma ciò che gli valse la fama fu sicuramente la sua collaborazione con Mel Brooks, con il quale condivideva la sottile vena della classica commedia ebraico-americana. Con Brooks creò tre baluardi della comicità: Per favore non toccate le vecchiette (1967), Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974) e Frankenstein Junior (1974). Il primo di questi è diventato un vero e proprio cult la cui risonanza è tuttora altissima. Donald J Trump si è candidato solo per amplificare il suo potenziale televisivo? Non è che sta facendo dichiarazioni sempre più oltraggiose in modo da potersi liberare da un onere che non ha mai veramente voluto – e che potrebbe finire con lo svelare le sue questioni fiscali – solo per scoprire che le sue velenose provocazioni lo rendevano più amato? Non è che ha preso quest’idea da Per favore non toccate le vecchiette (The Producers)?

Gene Wilder interpreta Leo Bloom, contabile timido e impacciato, che inizia a lavorare con Max Bialystok, interpretato da Zero Mostel (con un riporto di richiamo stranamente Trumpish), produttore di Broadway in rovina. Bloom fa notare che se Bialystock riesce a convincere le sue vecchiette finanziatrici affinché mettano molti più soldi di quelli di cui ha bisogno e lo spettacolo prodotto è un fiasco di dimensioni epiche, allora l’imprenditore si può tenere tutto l’incasso residuo senza timore di essere indagato dai suoi investitori o dal fisco.

Naturalmente per Bialystock l’idea è assolutamente geniale e ci provano, ideando un musical su Hitler che, ovviamente, è un successo. La faccia di Gene Wilder è perfetta: ribolle di rabbia, fa smorfie, farfuglia nervosamente e in maniera concitata, specialmente quando si riduce ad un servile ammasso di ansia dopo che gli è stata portata via la “copertina blu” di quando era bambino. Wilder fu molto meglio di Matthew Broderick nello spettacolo teatrale, quest’ultimo non aveva la metà della carica nevrotica che ha caratterizzato il personaggio interpretato da Wilder. (Penso che l’ansioso pianista interpretato da Simon Helberg in Florence Foster Jenkins si sia ispirato al Leo Bloom di Wilder).

In Mezzogiorno e mezzo di fuoco, turbolenta parodia del cinema western, Wilder interpreta il leggendario pistolero Jim, che fa coppia con uno sceriffo di colore, Bart, interpretato dall’illustre attore shakespeariano Cleavon Little, anche se la parte fu originariamente disegnata per Richard Pryor. Il connubio Wilder/Pryor si svilupperà solo in seguito. Wilder fu come sempre impeccabile con il suo humor inglese, ma fu tuttavia messo in ombra da alcune scene esilaranti – come l’assordante medley di flatulenze – e anche dagli altri membri del cast, tra cui si annoveravano veri e propri veterani della cinematografia quali Slim Pickens e Harvey Korman, che interpretava l’orrendo politico corrotto Hedely Lamarr.

Wilder diede probabilmente il meglio di se con Frankenstein Junior, scritto a due mani con Mel Brooks. Wilder è il Dr Frankenstein, moderno neurofisiologo, tormentato dal ricordo del suo famigerato nonno e dal suo senso di predestinazione. Rischiava di diventare l’ennesimo stereotipo in un gigantesco numero comico, come Igor interpretato da Marty Feldman e il mostro, interpretato da Peter Boyle, ma gli strani occhi di Wilder piccoli e penetranti, e i suoi capelli arruffati gli hanno permesso di dominare ogni scena. Sembrava davvero un pazzo.

La fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70 furono l’era di Wilder, e forse, dopo, non è più riuscito ad eguagliare quel periodo. Ma con Leo Bloom, Willy Wonka, Jim e il Dr Frankenstein è riuscito davvero a creare un quartetto comico senza uguali.