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Gennaio, fiducia nei ministri: i voti al governo Gentiloni

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E' negativo il bilancio del mese di gennaio, il primo, del governo Gentiloni. Secondo un sondaggio di Ipr Marketing per il quotidiano La Repubblica su un campione di mille soggetti intervistati, dimostra che c'è una sfiducia generale sul nuovo esecutivo e quanto meno un incertezza sulla sua attivi...

E’ negativo il bilancio del mese di gennaio, il primo, del governo Gentiloni. Secondo un sondaggio di Ipr Marketing per il quotidiano La Repubblica su un campione di mille soggetti intervistati, dimostra che c’è una sfiducia generale sul nuovo esecutivo e quanto meno un incertezza sulla sua attività svolta sinora, perché non è stata comunicata efficacemente ai cittadini, indipendentemente dai risultati. Persino i ministri che nel governo presieduto da Matteo Renzi ricevevano più consensi, non sono più così benvisti. E’ stata anche fatta una statistica di gradimento: in pole position troviamo ministro degli Interni Domenico (detto Marco) Minniti con il 32%, mentre è retrocesso in seconda il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan con il 31%. A Minniti è stato riconosciuto il merito di essersi “mostrato” (letteralmente) attento ai problemi oggi considerati più importanti dagli italiani, come la questione della sicurezza e l’emergenza immigrazione. Terzo “classificato” il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio (29%) e quarto, in miglior posizione rispetto al periodo in cui ricopriva la stessa carica nel governo Renzi, è il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ottiene il 28% (contro il 26% di ottobre era al 26%). Seguono Maurizio Martina (Politiche agricole, 26%), Dario Franceschini (Beni culturali), Angelino Alfano (ora Esteri, ex Interni) e Roberta Pinotti (alla Difesa), tutti al 22%.
Nelle ultime posizioni i ministri Luca Lotti, neo ministro dello Sport (10%), Enrico Costa (Affari regionali), Marianna Madia (Pubblica amministrazione), entrambi all’11%. In generale la fiducia all’esecutivo Gentiloni è al 20,9%, mentre sotto si trovano al 20% Anna Finocchiaro (rapporti col Parlamento) e Valeria Fedeli (ministro Istruzione, molto discusso per l’assenza dei titoli di studio), al 19% Carlo Calenda (Sviluppo economico), al 18% Giuliano Poletti (Lavoro) e Beatrice Lorenzin (Salute), al 15% Claudio De Vincenti (Mezzogiorno).