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Geoff Tate: intervista esclusiva e recensione concerto Rovellasca

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Performance straordinaria per una delle voci più rappresentative di sempre nel Metal: Geoff Tate canta ed incanta, racconta storie e ci concede il suo tempo A volte, i sogni si realizzano! Questo è quello che mi è successo domenica 11 dicembre 2016, quando ho avuto l'opportunità di intervistare...

Performance straordinaria per una delle voci più rappresentative di sempre nel Metal: Geoff Tate canta ed incanta, racconta storie e ci concede il suo tempo

geoff-tate-by-massimo-murgiaA volte, i sogni si realizzano! Questo è quello che mi è successo domenica 11 dicembre 2016, quando ho avuto l’opportunità di intervistare in esclusiva una vera e propria leggenda del rock, il cantante statunitense Geoff Tate, noto soprattutto per essere stato il frontman dei Queenrÿche, che dal 2012 ha intrapreso la carriera solista ed è ora leader degli Operation Mindcrime!

Poco prima che la band salisse sul palco del Dedolor Music Headquarter di Rovellasca (CO), grazie all’interessamento di Dedo Lorenzi che ha ospitato la serata, ho potuto entrare nel camerino di uno dei miei miti, scortata da sua moglie Susan e con l’aiuto del mio amico Antonio Galli, con il cuore in gola e la testa affollata da 1.000 domande, tra cui ho dovuto necessariamente sceglierne solo alcune…

Oltre a rispondere alle mie domande, Geoff Tate mi ha confermato che da gennaio 2017 sarà disponibile in commercio in gran parte d’Europa, Italia compresa, il vino di sua produzione che si chiama Insania e che ha realizzato in Germania.

Per quanto riguarda il concerto, aperto dagli ottimi Sun Dust, si può dire solo una cosa a chi non c’era: cosa vi siete persi! Tate ha onorato il palco comasco con grandissima professionalità, sfoderando una voce molto vicina a quella di un tempo e che in tanti, – forse troppi -, dicono abbia perso per strada a causa dell’età… Ha dimostrato che la passione e la voglia di fare musica in lui non si sono affatto appannate e, a mio parere, ha dato davvero il massimo, senza risparmiarsi e raccontando molti aneddoti tra un pezzo e l’altro della variegata scaletta proposta, che abbracciava 35 anni di carriera.

geoff-tate2-by-massimo-murgiaLa dimensione acustica è stata una piacevolissima scoperta, soprattutto per gli arrangiamenti molto curati e per l’indiscutibile bravura dei musicisti presenti sul palco: oltre al chitarrista degli Operation Mindcrime Scott Moughton (l’altro guitar hero Kelly Gray, che fu anche il primo sostituto di Chris De Garmo nei Queensrÿche, partecipa al tour unplugged in qualità di tecnico del suono), sul palco ad accompagnare Geoff Tate dei giovani ed eccezionali musicisti irlandesi: Casey Jones alla chitarra, James McInerney al violoncello, armonica e chitarra, Nathan Daly al cajon, Steven Hamilton al mandolino e il sorprendente violinista 24enne Ryan Parsons, tutti membri della irish folk rock Band Anna.

In scaletta pezzi indimenticabili come Walk in the Shadows (esaltante in apertura), I don’t believe in love, The Bridge, Another Rainy Night, Jet City Woman, The Lady wore black, Some people fly, Silent Lucidity, Eyes of a stranger (a chiudere il live), ma anche chicche come Chasing Blue Sky e la struggente Out of mind: presentando quest’ultima, Geoff ha raccontato che è stata scritta da Chris De Garmo, dopo che il cantante gli aveva detto che sua madre prestava servizio in una clinica per malati mentali e che spesso era costretta a portarlo con lei al lavoro quando era piccolo. Lo lasciava tranquillo in una stanzetta e lui vedeva le persone vagare per i corridoi e per gli infiniti mondi che avevano nelle loro teste.

Molto intenso anche il momento in cui Geoff Tate ha detto di essersi reso conto, negli anni, di non aver mai scritto una canzone d’amore espressamente dedicata a sua moglie Susan, ma ha rimediato alla grande! E a proposito di famiglia, una curiosità: ad occuparsi del merchandising nel tour acustico c’è una delle cinque figlie di Tate, la 19enne Emily.

A margine del nostro incontro, il vocalist mi ha raccontato di essere stato intervistato migliaia di volte ma che, stranamente, nessuno gli ha mai posto domande squisitamente musicali o tecniche, come ad esempio “perchè hai usato un Sol minore in una canzone, cosa c’è dietro un determinato testo, in che contesto è stato scritto un brano…” e che Silent Lucidity è esattamente ciò che sembra, ovvero una ninna nanna, tanto è vero che, prestando attenzione, sul finale dell’incisione si possono sentire gli archi che richiamano il motivo della celeberrima ninna nanna di Brahms!

Ringrazio Dedo Lorenzi per aver reso possibile questo momento così speciale, Antonio Galli per avermi supportato ed aver realizzato il video e Massimo Murgia per le foto in questo articolo.Geoff Tate intervista esclusiva