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Gioca col bimbo e avviene la tragedia: si toglie la vita qualche anno dopo

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Giuseppe aveva causato, senza volerlo, la morte del bimbo di una collega. Ieri si è ucciso perché non reggeva più i sensi di colpa che lo torturavano da ormai quattro anni.

Tragico epilogo di una tragica storia

Da quella tragica giornata in cui aveva preso in braccio Gabriele, il figlio di una sua collega, lanciandolo in aria per gioco. Giuseppe si è lasciato sfuggire il bimbo, che è caduto a terra battendo il capo. Portato subito in ospedale, è morto durante l’operazione. L’uomo non si è mai ripreso. Attanagliato dai sensi di colpa, era anche fuggito. Aveva cambiato città e nazione per cercare di rifarsi una vita. Ma non è riuscito a sopportare il peso di quella tragica vicenda, e ieri si è tolto la vita. È la tragica storia del 35enne Giuseppe T. , da qualche tempo residente in Germania. L’uomo, nel 2013, era stato protagonista di questo assurdo e tragico incidente in un centro commerciale di Biella.

L’incidente e la morte del bimbo

La storia infatti risale a quattro anni fa quando l’uomo, incontrando la collega con il figlio, aveva preso in braccio il piccolo Gabriele, di due anni e mezzo, lanciandolo in aria per giocarci. Ad un certo punto, però, il bimbo sfuggì di mano all’uomo, cadendo al suolo e battendo la testa. La madre del piccolo e il 35enne lo caricarono subito in macchina fiondandosi al Pronto soccorso dell’ospedale biellese. La botta non sembrava grave, ma i medici decisero immediatamente il trasferimento al Regina Margherita di Torino visto l’aggravarsi delle condizioni.

Il bimbo aveva una grave emorragia cerebrale dovuta alla rovinosa caduta a terra, così i medici decisero di operarlo immediatamente. Purtroppo la situazione clinica di Gabriele si complicò molto in fretta portando alla sua morte durante l’intervento.

Il 35enne finì indagato e poi processato per omicidio colposo, patteggiò davanti al Gup di Biella una condanna a cinque anni di reclusione, con sospensione della pena mentre nel processo civile fu condannato a un risarcimento danni da un milione e 800mila euro.

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I tremendi sensi di colpa per la morte del bimbo

Una storia tragica si è conclusa ieri. Giuseppe non ha retto i sensi di colpa, non ha retto ai suoi incubi. Avrà pensato tutti i giorni a quell’istante, che ormai non si può più cambiare. Il suo dolore è solo immaginabile, ed è almeno pari a quello della madre.

Se quel giorno il bimbo Gabriele non fosse morto, la vita di Gabriele sarebbe totalmente cambiata. Probabilmente avrebbe continuato a lavorare in Italia, sarebbe ancora in buoni rapporti con la sua collega. Avrebbe vissuto la solita, magari anche noiosa, routine della vita. Invece questo tragico fatto ha sconvolto tutto: piani, prospettive, rapporti e soprattutto la vita.

Una vita che, a parere di Giuseppe, non valeva più la pena di essere vissuta. Nemmeno adesso, che se ne stava facendo una nuova. L’istinto di sopravvivenza è venuto meno perché nessuna pena avrebbe potuto fare giustizia.

In verità nemmeno questo suicidio fa giustizia. La morte di Giuseppe non riporta in braccio alla madre Gabriele.