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Giulio Regeni, una vicenda ancora aperta a un anno di distanza

giulio regeni

Il 25 gennaio dell’anno scorso si persero le tracce di Giulio Regeni. Da allora, si è aperta una vicenda oscura. La verità è ancora lontana. A un anno di distanza, è giusto ripercorrere le tappe principali della vicenda che ha visto coinvolto il ricercatore Giulio Regeni. Dalla sparizione al ...

Il 25 gennaio dell’anno scorso si persero le tracce di Giulio Regeni. Da allora, si è aperta una vicenda oscura. La verità è ancora lontana.

A un anno di distanza, è giusto ripercorrere le tappe principali della vicenda che ha visto coinvolto il ricercatore Giulio Regeni. Dalla sparizione al ritrovamento del cadavere, dalle ipotesi degli inquirenti alle smentite, fino ad arrivare ai dubbi di oggi, ancora non risolti.

L’inizio della vicenda di Giulio Regeni

25 gennaio 2016: si perdono le tracce di Giulio Regeni. Il ricercatore, che si era trasferito al Cairo a settembre del 2015, sparisce nel nulla attorno alle 19.30. Le ricerche iniziano subito. Interviene anche l’allora ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, che incontra il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, che assicura all’Italia la massima collaborazione.

3 febbraio 2016. Viene ritrovato il corpo di Giulio Regeni. Si trova in un fosso alla periferia della capitale egiziana.

I segni di tortura

Iniziano a emergere i particolari. Sul corpo di Regeni vengono trovati segni di tortura. Il primo a parlarne è il sito egiziano Al Watan. Nel frattempo, però, la autorità del Cairo rilasciano dichiarazioni diverse. Secondo il generale Khaled Shalabi, “non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane italiano Giulio Regeni, il cui corpo è stato ritrovato sulla strada desertica Cairo-Alessandria”. La prima ipotesi è quella di un incidente stradale, mentre sarebbe da escludere che Regeni “sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco oppure che sia stato accoltellato”.

Poco dopo, però, dalla procura generale del Cairo arrivano notizie di altro genere: si conferma, in particolare, la presenza di segni di tortura sul corpo del ricercatore. Si parla di bruciature di sigaretta e ferite di vario genere.

I rapporti fra Italia e Egitto

Interviene il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi per chiedere che il corpo sia presto riportato in Italia e che a esperti del nostro Paese sia consentito di seguire da vicino le indagini. Il presidente Mattarella auspica la massima collaborazione al fine di “assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine così efferato, che non può rimanere impunito”.

In Egitto viene inviato un team di sette esperti di Polizia, Carabinieri e Interpol. Viene smentita la notizia che Regeni avesse collegamenti con i servizi segreti. Poi arriva la notizia dell’arresto di due sospettati al Cairo. Il ministro Gentiloni commenta in modo molto amaro: “a quanto risulta dalle cose che ho sentito sia dall’ambasciata sia dagli investigatori italiani che stano cominciando a lavorare con le autorità egiziane, siamo lontani dal dire che questi arresti abbiano risolto o chiarito cosa sia successo. Credo che siamo lontani dalla verità”. Poco dopo, i due sospetti vengono rilasciati.

Le indagini proseguono

I segni di tortura vengono confermati e l’ipotesi dell’incidente stradale viene archiviata in modo definitivo dagli inquirenti. Il ministro egiziano Sameh Shoukry ribadisce che si è trattato di un “crimine” e respinge ogni accusa di coinvolgimento da parte del governo.

Il 13 febbraio, il New York Times scrive che Regeni sarebbe stato preso da alcuni agenti egiziani il 25 gennaio in quanto ritenuto una spia per via di alcuni contatti presenti sul suo telefono e riconducibili ai Fratelli Mussulmani, nemici del governo. Di nuovo il ministro Sameh Shoukry smentisce.

Secondo il quotidiano egiziano AlYoum7 Regeni potrebbe essere stato ucciso “da agenti segreti sotto copertura, molto probabilmente appartenenti alla confraternita terrorista dei Fratelli musulmani, per imbarazzare il governo egiziano”.

Una questione diplomatica di primo livello

La indagini proseguono a rilento e dall’Italia arrivano le prime accuse. Matteo Renzi dichiara che “Giulio Regeni è stato ucciso in circostanze ancora da chiarire”.

Fra accuse e sospetti si arriva al 24 marzo, quando la polizia egiziana uccide cinque persone nel corso di una sparatoria a un posto di blocco. Si tratterebbe di una banda dedita al sequestro di stranieri. Vengono ritrovati i documenti di Giulio Regeni. Dall’Italia, e non solo, arriva l’accusa di una clamorosa messinscena.

Il caso diventa di portata diplomatica, i rapporti fra Italia e Egitto si congelano. La procura del Cairo dichiara chiuse le indagini, perché “il caso Regeni è ormai una questione diplomatica di primo livello”.