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Gli Dèi romani: Vulcano

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La parola "Vulcano" come la conosciamo oggi deriva dal vulcano omonimo sito nel Mar Mediterraneo al largo della Sicilia. Molti secoli fa, gli abitanti di questa zona credevano che il vulcano fosse il camino della fucina del Dio Vulcano - il fabbro degli dei romani - e anche il Dio del fuoco. Pen...

La parola “Vulcano” come la conosciamo oggi deriva dal vulcano omonimo sito nel Mar Mediterraneo al largo della Sicilia. Molti secoli fa, gli abitanti di questa zona credevano che il vulcano fosse il camino della fucina del Dio Vulcano – il fabbro degli dei romani – e anche il Dio del fuoco. Pensavano anche che i detriti lavici bollenti e le nuvole di polvere provenienti dal vulcano in eruzione erano causati dal lavoro del Dio, che stava battendo fulmini per Giove, re degli dei, e anche armi per Marte, il dio della guerra.

Secondo la mitologia romana, si pensava che Vulcano fabbricasse armi e attrezzi per gli altri Dèi nel suo laboratorio sul Monte Olimpo.

La storia ci dice che il fumo dei vulcani sia sempre stato messo in relazione con l’operato del Dio Vulcano, oggi invece, la scienza moderna ha una spiegazione più razionale. Non è ovviamente, causato dalla fucina di Vulcano, ma è infatti, un gas vulcanico che esce sia da vulcani inattivi che attivi.

Vulcano è l’equivalente romano del Dio greco del fuoco e artigiano – Efesto.

Egli è il figlio di Giunone e di Giove e marito di Venere. Essendo il figlio di Giove e Giunone, Vulcano avrebbe dovuto essere abbastanza bello, ma da bambino era piccolo, brutto e con la faccia rossa. Giunone era così spaventata e irritata da lui che lanciò il bambino dalla cima del Monte Olimpo. Vulcano cadde e purtroppo, una delle sue gambe si ruppe e non si è mai più sviluppata in modo corretto. La ninfa dl mare Teti lo trovò e lo portò alla sua grotta sottomarina e lo crebbe come suo figlio.

Passò la sua infanzia felicemente tra i delfini e i suoi giocattoli fatti di perle. Quando crebbe, trovati un giorno i resti di un fuoco di un pescatore sulla spiaggia, ne rimase così affascinato che prese questo prezioso carbone e lo rinchiuse in una conchiglia. Lo portò con sé nella sua grotta e lì fece un fuoco con esso. Il primo giorno fissò questo fuoco per ore. Il secondo giorno scoprì che quando il fuoco era più bollente, poteva lavorare il ferro. Il terzo giorno fece bracciali, catene, spade e scudi con esso.

Teti andò un giorno ad una cena sul monte Olimpo, e per l’occasione indossava una bella collana d’argento con zaffiri che Vulcano aveva fatto per lei. Giunone ammirando la bellezza del monile le chiese dove avrebbe potuto ottenerne una simile. Teti esitò e Giunone sospettosa alla fine scoprì la verità – il bambino era il suo e lui era diventato un fabbro di talento. Giunone furiosa gli chiese di tornare a casa. Lui rifiutò e le mandò invece una bella sedia d’oro e d’argento decorata con madre-perla. Tuttavia, non aveva idea che si trattava di una trappola abilmente escogitata. Quando si sedette su di essa, il suo peso causò il germogliamento di sorgenti nascoste e bande di metallo. Più cercava di liberarsi dalle catene, più strettamente veniva legata al trono meccanico.

Giunone rimase seduta in questa posizione per tre giorni. Non poteva fare nulla – dormire, muoversi o mangiare. Giove finalmente l’ aiutò e fece promettere a Vulcano, che gli avrebbe dato una moglie, La Dea Venere. Vulcano concordato il patto sposò Venere.

Egli è conosciuto anche con altri nomi – Mulciber nella mitologia romana e Sethlans – nella mitologia etrusca. Si ritiene che la sua fucina si trovi ai piedi del monte Etna in Sicilia. Egli era venerato in un festival annuale che cadeva il 23 agosto, festa conosciuta come Volcanalia. Durante i festeggiamenti, molti pesci e piccoli animali erano gettati nel fuoco. Si è celebrata in quel giorno, perché la calura estiva metteva le piante e le colture in pericolo di scottature. I falò erano fatti in suo onore.