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Il Brasile è la sesta economia mondiale

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Forse qualcuno ricorderà la diffidenza con cui fu accolta dai mercati la vittoria di Lula, nel 2002. Quando l'ex operaio fu eletto Presidente del Brasile, la risposta delle Borse fu impietosa e portò ad un crollo della valutazione del real, la moneta brasiliana. La notizia che arriva in questi gio...

Forse qualcuno ricorderà la diffidenza con cui fu accolta dai mercati la vittoria di Lula, nel 2002. Quando l’ex operaio fu eletto Presidente del Brasile, la risposta delle Borse fu impietosa e portò ad un crollo della valutazione del real, la moneta brasiliana. La notizia che arriva in questi giorni, con il sorpasso del paese sudamericano ai danni di Regno Unito ed Italia, la dice lunga sulla svista in cui incorsero le istituzioni finanziarie all’epoca. Il “rischio paese” adombrato nel 2002, si è rivelato uno degli abbagli più clamorosi degli ultimi anni e ha ulteriormente valorizzato quanto sostenuto all’epoca dal Financial Times, che esortava ad aver fiducia nel governo di Lula, unica nota stonata in un coro pressochè unanime. Il sorpasso del Brasile ai danni di due giganti in declino come Regno Unito ed Italia, in termini di ricchezza prodotta in assoluto, certificato dall’istituto di ricerca britannico Cebr, che fissa a circa 2.400 miliardi di dollari il livello raggiunto dal paese sudamericano, valorizza ulteriormente quanto sostenuto allora dal Financial Times. Il Brasile, per effetto di questa performance, è diventato la sesta potenza mondiale, dietro Usa, Cina, Giappone, Germania e Francia. La crescita di questo ultimo anno, dopo ritmi nell’ordine del 7,5% all’anno, si attesterà al 3, 5%, ma solo a causa dei riflessi della crisi europea e dei tassi di interesse ancora alti. Da notare, che a differenza di altre potenze in grande ascesa come Cina e Russia, il Brasile è un paese democratico a tutti gli effetti e, a differenza degli altri, non desta alcuna preoccupazione di tipo politico. Di fronte agli spettacolari risultati raggiunti, va comunque ricordato quanto affermato ieri, a ragione, dal Ministro delle Finanze brasiliano, Guido Mantega, il quale ha ricordato che ci vorranno altri 10 o 20 anni per far sì che i cittadini possano avere un tenore di vita simile a quello degli europei e che bisogna ancora investire nell’area sociale ed economica. Anche in questi settori, però, i risultati sono stati buoni, se si pensa che il paese presieduto dalla Roussef, è stato pubblicamente elogiato dal Direttore Generale del FMI, Christine Lagarde, per aver dato luogo ad una traiettoria degna di nota in quest’ultimo decennio, combinando stabilità economica, crescita e un progresso significativo nella riduzione della povertà e delle diseguaglianze, trasformandosi in un punto di riferimento internazionale per tutta l’area. Un bel risultato per un paese che sino a pochi anni fa aveva immensi problemi sociali ed economici derivanti dalla mancata redistribuzione delle grandi risorse di cui può disporre.

Dilma Roussef