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Il Castello di Carini, il fantasma della Baronessa Donna Laura

baronessa di carini

Storia del castello Il Castello di Carini è un maniero medievale, fatto costruire alla fine dell'anno 1000 dal primo feudatario normanno Rodolfo Bonello, soldato del conte Ruggero I di Sicilia, su una preesistente fortezza araba. Nel 1283 venne trasformato in residenza privata, dopo essere pas...

Storia del castello

Il Castello di Carini è un maniero medievale, fatto costruire alla fine dell’anno 1000 dal primo feudatario normanno Rodolfo Bonello, soldato del conte Ruggero I di Sicilia, su una preesistente fortezza araba. Nel 1283 venne trasformato in residenza privata, dopo essere passato nelle mani della nobile famiglia Abate. Nel 1397 il re consorte della regina Maria, Martino I di Sicilia, detto Martino il Giovane o Martino d’Aragona, affidò il feudo come premio al fedele soldato Ubertino La Grua, il quale, avendo solo una figlia femmina, Ilaria, nel 1402 la diede in sposa, con il consenso del sovrano – che partecipò personalmente alla stesura del contratto di matrimonio -, all’aristocratico catalano Gilberto Talamanca: nasceva così il casato La Grua – Talamanca, baroni di Carini fino al 1812.

La tragica vicenda della Baronessa di Carini

Il castello è legato ad una tragica vicenda di amore e morte che ha ispirato alcune produzioni televisive, l’ultima delle quali è stata la miniserie La Baronessa di Carini, andata in onda nel 2007, con Vittoria Puccini, Luca Argentero e Lando Buzzanca. La protagonista, è proprio lei, la Baronessa di Carini Donna Laura, la bellissima figlia di Don Cesare Lanza di Trabia. Nata il 7 ottobre 1529, a soli 14 anni il padre, che non aveva ancora eredi maschi, la diede in sposa contro la sua volontà, con matrimonio celebrato il 21 Dicembre 1543 nella Cappella Palatina del Palazzo Reale di Palermo, al Barone di Carini, Don Vincenzo La Grua – Talamanca. Dal matrimonio nacquero otto figli. Il 4 Dicembre del 1563 il padre, insieme al genero, uccise o fece uccidere Laura per motivi d’onore con il suo amante, Ludovico Vernagallo, dopo che un frate, Antonio del Bosco, che viveva nel vicino convento, lo avvisò di aver colto in flagrante i due giovani. Sul loro omicidio esiste solo un atto, conservato nell’archivio storico della chiesa madre di Carini, con le diciture “fu morta” e “fu morto” nel senso di “uccisi” e due croci accanto ai rispettivi nomi. Altra testimonianza del tragico episodio è l’impronta su un muro del castello della mano insanguinata di Laura, colpita a morte. La vicenda non fu subito di dominio pubblico, in quanto fu vietato a tutti di parlarne o di scriverne: la racconta solo una canzone popolare il cui autore è rimasti anonimo.

Cesare Lanza fu assolto per ciò che aveva fatto, dato che allora il delitto d’onore era possibile, e l’anno successivo fu nominato conte di Mussomeli (Caltanissetta). Esiste una lettera in cui l’uomo spiegava (giustificava) l’omicidio della figlia al re Filippo II di Spagna, che dominava quelle terre nell’epoca in cui si svolsero i fatti. Ancora oggi c’è chi – primi fra tutti i Ghost Hunters Palermo (G.H. PA) – giura di aver sentito il fruscio dell’abito di Donna Laura, le grida della donna, oppure di aver visto il suo fantasma nel castello, irrequieto perché Laura non si era confessata, prima di morire. Si indaga dove possa essere la sua tomba: o nella cripta dei La Grua sotto l’altare maggiore della chiesa madre di Carini, oppure secondo il grafologo del Tribunale di Palermo Carmelo Dublo ed il Reparto Investigazioni Scientifiche dei carabinieri di Messina, che si occupano del caso dal 2014, sarebbe nella Chiesa di Santa Cita a Palermo, dove si trova la cripta dei Lanza; lì c’è un sarcofago anonimo e la statua di una giovane donna distesa. Si ritiene che possa essere Laura, ma le indagini per scoprirlo, non sono ancora concluse.

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