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Il mistero della strage di Ustica, parla uno degli esecutori materiali

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La storia che vi stiamo per raccontare deve essere presa con beneficio del dubbio. Perché raccontata da una persona che si presenta come esecutore materiale, perché le prove sono depositate in uffici notarili e casseforti di sicurezza, ma il muro del silenzio potrebbe incrinarsi se queste notizie ...

La storia che vi stiamo per raccontare deve essere presa con beneficio del dubbio. Perché raccontata da una persona che si presenta come esecutore materiale, perché le prove sono depositate in uffici notarili e casseforti di sicurezza, ma il muro del silenzio potrebbe incrinarsi se queste notizie arrivassero nel main-streaming dell’informazione giornalistica. Il dovere della verità non è solo una questione di deontologia professionale, ma lo si deve alla famiglie che sono state colpite dalla strage, al paese che è stato ingannato per anni, alla storia che chiede di essere svelata per come è stata scritta realmente. Premetto che il seguito di questo post sarà una “chiaccherata” diretta al testimone, spero con materiale audio. Innanzitutto, sedetevi, aggiustate gli occhiali e prendetevi cinque minuti. Ecco la strage di Ustica raccontata da uno dei protagonisti:

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Io ero a bordo di un velivolo denominato Nimrod, a capo di una squadra “presidenziale” composta da 2 italiani del GOS (Gruppo Operazioni Speciali), 2 francesi dell’SSE e 2 inglesi del SAS (Special Air Service), che aveva il compito di scortare il nuovo presidente libico che si sarebbe insediato al momento dell’insurrezione. Tutti gli uomini della squadretta indossavano tenute da combattimento completamente anonime ed armate non convenzionalmente, per cui in caso di morte o cattura sarebbero stati individuati come mercenari. Ho partecipato a tutta la pianificazione, e ho condotto in prima persona l’operazione “Tobruk 1”, che aveva lo scopo di armare gli insurrezionisti. Ho testimoniato cose che ho vissuto in prima persona. Il fatto che io sappia le dislocazioni di tutto e di tutti e’ perché io e il colonnello De Marol dovevamo saperlo ai fini operativi, dal momento che eravamo le due persone preposte a questa operazione.
Io non sono mai stato reclutato. Qui si parla di una carriera. Questi sono i lavori che ho sempre fatto. Che si trattasse di interventi in Iran, Centro Africa, Uganda, Libia o Libano, questa comunque era la mia vita. La gente che entra in Vagant Cosmic non viene contattata. Viene estrapolata dai corsi dell’accademia. Scelgono loro. Hanno preteso due lauree da noi, una in Economia e Commercio con tesi su diritto internazionale, e una in Ingegneria elettronica.
Nell’82 a Beirut perdo un dito ma la mia carriera non finisce con Ustica; finisce quando Andreotti, due giorni dopo dall’inizio della mia testimonianza, fa dichiarare illegale Vagant Cosmic, la più alta sezione dei servizi segreti in Europa, e automaticamente diventa illegale il nostro lavoro. Per la prima volta qualcuno, davanti alla magistratura, aveva parlato di Stay Behind, e quindi di Vagant Cosmic, che ne e’ la più alta espressione.

le nazioni che hanno preso parte all’operazione sono quattro: Italia, Francia, Germania e Inghilterra. Ognuna con un suo compito particolare, con bersagli ben precisi. La Germania Occidentale partecipò con le Teste di Cuoio; il loro compito era quello di addestrare gli insurrezionisti all’uso delle armi e alle strategie destabilizzanti. L’Italia partecipò con le proprie stazioni radar e una squadra navale, dislocata al largo di Ustica, e dagli “Sparvieri”, imbarcazioni estremamente veloci, armate di missili in grado di colpire unità nemiche fino a 70 chilometri. I centri radar interessati all’operazione erano quelli di Martina Franca, Otranto, Iacotenente, Siracusa, Sigonella, Licola, DecimoMannu, e il centro Nato Verona AFFI.
La Francia partecipò con il GOLE (Groupement Operationale Lègione Etrangère), che aveva il ruolo operativo di guidare la presa di Tripoli da parte degli insurrezionisti; il REI (Regiment Etrangère de Infanterie), battaglioni con il compito di impedire la ritirata delle forze libiche dal Ciad; il GIRLE (Groupement d’Intervention Rapide Legione Etrangère), i cui obiettivi erano la cattura di Jallud e la distruzione del centro nucleare libico; e il FOCH, una squadra navale composta da 2 sottomarini dislocati al largo della Sicilia orientale.
Sinadex” era poi un’operazione di copertura Radar elaborata dal centro aeronautico di Borgo Piave, sotto il diretto controllo del centro radar di Verona AFFI. Nessuno aveva mai detto prima di me che sotto terra, sotto i campi di grano c’era una base in grado di fare queste cose. Gli inquirenti rimasero colpiti dall’esistenza di strutture come quelle di Borgo Piave e della base silana, e dell’interconnessione di esse con la “Synadex“. Rilevante e’ il fatto che vi sia una pista per velivoli da guerra in una zona ostica come la Sila.

Il fatto che quella sera si voleva abbattere Gheddafi e’ confermato anche da un’altra cosa: gli sarebbe stata concessa un’aerovia sull’Adriatico, non sul Tirreno, allungandogli il tragitto e costringendolo a passare sull’Italia, quando l’Italia può essere sfiorata soltanto marginalmente.
Tra l’altro le aerovie vengono concesse 24 ore prima. Ambra 17 quella notte veniva definita “Zombie”. “Zombie” sta per “velivolo nemico”. Gli aerei che transitano in quelle aerovie non possono essere scortati, perché c’e’ un patto tra le nazioni che vieta in assoluto che un velivolo civile, pur avendo a bordo un capo di stato, possa essere scortato da aerei militari armati.

L’aereo dell’Itavia venne abbattuto alle 20:56. I piloti riuscirono a manovrare l’apparecchio per qualche minuto. Il missile colpì l’apparecchio solo con le appendici aerodinamiche, provocando uno squarcio non molto ampio, ma sufficiente a depressurizzarlo, ed esplose oltre. Per effetto della depressurizzazione alcuni passeggeri vennero risucchiati. I piloti, grazie alla loro esperienza, riuscirono ad ammarare alle 21:04. E’ strano che dalle indagini dell’autorità’ giudiziaria risulti che il cambio dei nastri che ha determinato un vuoto di 4 minuti sia avvenuto per “scopi dimostrativi ad un operatore della base di Marsala”. Da non credere: proprio mentre c’e’ un velivolo che sta precipitando.

L’aereo ammara esattamente 8 minuti dopo essere stato colpito. E non sono soltanto io a dirlo, c’e’ anche la perizia Luzzatti. E’ importante il fatto che impieghi 8 minuti; se un aereo esplode in volo cade in due minuti. Il fatto che impieghi 8 minuti vuol dire che il pilota e’ riuscito a manovrare. La perizia Luzzatti sostiene anche che per poter virare l’aereo doveva avere ali e coda. Esclude poi che la coda si sia separata in aria, e afferma invece che la rottura avvenne per un violento colpo agente dal basso verso l’alto, con tutta probabilità al momento dell’impatto con l’acqua. Il missile viene sparato da un sommergibile di nazionalità francese. Ma adesso fa bella mostra a Parigi, e’ diventato un museo galleggiante. Ci sono ancora i segni della rampetta messa apposta per quell’operazione. La Francia era una delle poche ad avere un sommergibile idoneo ad un’operazione del genere. I nostri erano troppo piccoli, e non avrebbero neanche retto alla spinta dello “Standard”, il tipo di missile utilizzato.

Una videocassetta, di cui parlò anche “l’Espresso”, dimostra la battaglia aerea avvenuta e certifica l’esistenza dello standard. Il giudice Priore chiede subito il recupero di quest’ultimo. Viene trovato, gli americani chiedono di poterlo esaminare, dopodiché sparisce. Gheddafi e’ stato avvertito dell’operazione in corso da due uomini politici che l’hanno fatto. Ma non li si può nominare. C’e’ un’entità politica, ma chi e’? Non si hanno foto o nomi in codice di questi personaggi. Io posso anche arrivarci per deduzione, ma non si può testimoniare una cosa se non si ha un supporto o un riscontro da fornire al giudice perché possa accertare qualcosa. Io ho detto che il generale Franco Pisano (che fu chiamato a presiedere la commissione di inchiesta che dichiarò che l’Aeronautica Militare non aveva svolto nessuna attività nella sera del 27 Giugno 1980 e pertanto non aveva avuto nessun ruolo e nessuna colpa nella sciagura aerea del DC 9 Itavia), ebbe un ruolo rilevantissimo nell’operazione “Eagle Run to Run”. Per questo mi ha denunciato per calunnia e diffamazione, affermando di essere comandante di una scuola di volo, per cui non poteva avere niente a che fare con Ustica. Invece in Ustica lui ha avuto un ruolo: era a Cagliari da cinque giorni, c’erano le prove del suo ingresso alla base di Decimomannu e c’era la prova tangibile che lui, nel momento in cui scattò l’operazione “Eagle Run to Run” era nella sala operativa. Per questo e’ stato incriminato con l’accusa di alto tradimento. In casi come questo si hanno nome, cognome e ruolo. Io so per certezza chi erano quei due politici, ma non posso dimostrarlo. Quindi, in pratica, non lo so”. In casi come questo non si va allo sbaraglio. Quella notte era in azione il “top dei top”: una mosca non poteva passare inosservata. L’unico modo di fermare l’operazione era quello di darci il DC9 Itavia. E che avessero intenzione di darci il DC9 Itavia e’ provato dal fatto che l’equipaggio di quell’aereo, civile, fosse militare.

La rotta del velivolo era Bologna-Palermo: da nord-ovest per sud-est. Le sembra possibile che fossimo talmente stupidi da aspettare l’aereo di Gheddafi, che invece aveva come rotta sud-ovest per nord-est, e non capire su uno schermo radar che l’aereo sta andando a sud, quando noi ne aspettiamo uno che va a nord? Come si può evincere dalla perizia Luzzatti, sembra quasi che quest’equipaggio sia avvezzo ad operare nell’ambito dei servizi segreti. Fa eccezione l’allieva di bordo Rosa De Dominicis. Pertanto, con una simile formazione, e’ ovvio che le risposte siano di tipo militare. Per cui, se viene detto al pilota di uscire dall’aerovia Ambra 13, che e’ quella che gli e’ stata assegnata, e di entrare in Ambra 17 invertendo la rotta, lui esegue. Noi controllavamo Ambra 17, perché aspettavamo qualcuno, non Ambra 13. Per cui se qualcuno fa fare al DC9 un’inversione di 180 gradi e lo fa passare nel punto Condor (un punto cieco per tutti i radar, che si trova al largo di Ustica) al posto dell’aereo di Gheddafi, noi troviamo il bersaglio. Probabilmente gli avrebbero detto di atterrare a Napoli Capodichino. Ci sono due modi per giustificare questa manovra. La prima e’ l’indisponibilità dell’aeroporto: al pilota vengono comunicati una nuova aerovia e un nuovo punto di atterraggio. La seconda e’ che per motivazioni particolari il comandante deve assoggettarsi a questo ordine, In questo caso come ho già detto le motivazioni sarebbero militari. L’Itavia ha sempre avuto contatti con i servizi segreti. Il pilota sapeva di avere a bordo roba nostra, per cui può aver pensato di dover atterrare a Napoli Capodichino, perché era a Napoli che doveva consegnare il materiale. In realtà, invece, era per farlo abbattere. I curriculum dell’equipaggio danno adito a presumere che la loro formazione sia di tipo militare o prettamente militare. Vi sono documenti della perizia Luzzatti a pagina 5, ove risulta ad esempio, che il capitano Domenico Gatti ha conseguito il brevetto di pilota civile di terzo grado nel ’67, e quello di ufficiale di rotta di prima classe nel ’68. La cosa e’ alquanto strana: prima si devono conoscere le rotte, poi si può diventare piloti. Stranamente la compagnia aerea Itavia aveva come vice-presidente il generale Cinti. La presenza di un così altro ufficiale ingenera qualche perplessità, considerando anche che l’Itavia si avvaleva di velivoli a nolo. L’obiettivo per noi era Gheddafi. Però non potevano permetterci di farci abbattere il suo aereo se qualcuno invece intendeva proteggerlo. Se però non arriva l’aereo, come tutti i piani strategici dicono, sono pronte una seconda e una terza mossa da attuare, per cui l’insurrezione ci sarebbe stata comunque. Così ci viene dato in pasto un altro aereo, che viene abbattuto credendo sia quello di Gheddafi. Quando ci viene comunicato che l’apparecchio e’ civile, e’ troppo tardi per attuare i piani di emergenza e chiaramente l’operazione fallisce. C’e’ da rilevare in questo senso una cosa stranissima: il TG1 da’ notizia del velivolo Itavia disperso alle 21:15. L’aereo ha l’impatto alle 20:56; e’ passato troppo poco tempo per non destare il sospetto che qualcuno avesse interesse a comunicare subito ai media che un aereo civile era precipitato.

Quando scatta un’operazione del genere non e’ possibile fermarla. Hai dei piani strategici e sei inarrestabile. Nel momento in cui diventi operativo in queste cose non c’e’ niente e nulla che possa fermarti: neanche il Presidente della Repubblica. l’operazione si ferma, va tutto a puttane. Per capire Ustica bisogna andare avanti nel tempo: due mesi dopo alcune lobby economiche riconquistano i pacchetti azionari detenuti dalla Libia. La FIAT ad esempio, da “Fabbrica Italiana Automobili Tripoli”, torna “Fabbrica Italiana Automobili Torino”; altro vantaggio strategico e’ che decade il protettorato libico su Malta, ove il regime di Gheddafi stava costruendo rampe di missili. L’Italia riesce ad ottenere il petrolio, nonostante le difficoltà. Bisogna ricordare che il petrolio libico e’ uno dei più pregiati perché contiene la più alta percentuale di benzina ricavabile dal greggio. E’ tutta una concatenazione di eventi”.

Dalla registrazione delle conversazioni tra i piloti si e’ scoperto che l’ultima parola di uno dei due e’ stata “Guar…”, che si presume stesse per “Guarda! Quelle cassette sono stranamente più corte della durata del volo. Quando vennero trovate si scoprì quest’anomalia macroscopica. Considerando poi che il volo e’ decollato con un notevole, documentato ritardo, e che i due registratori entrano in funzione dal momento in cui si chiudono i portelli, pare ancora più strano che di questo lasso tempo non vi sia traccia nelle cassette. C’e’ anche la possibilità che queste ultime siano già state ritrovate in precedenza, e che siano state manomesse e ricollocate dov’erano.

La decisione dell’inabissamento “chirurgico” era stata presa perché i passeggeri e l’equipaggio potevano essere letali, considerando anche la presenza a bordo di un giornalista, che avendo vissuto sulla pelle un simile evento certamente non si sarebbe lasciato intimidire. I corpi recuperati indossavano il giubbotto salvagente ed erano privi di scarpe. Tutto questo comprova l’emergenza vissuta a bordo e il fatto che furono attuate tutte le misure di sicurezza previste in simili situazioni. I corpi erano anneriti dalla reazione provocata dal contatto con l’acqua salina del fosforo bicomponente che il DC9 stava trasportando. Invece i corpi recuperati a parecchie centinaia di miglia dall’ammaraggio, catapultati nel vuoto per effetto della depressurizzazione, erano privi di giubbotto di salvataggio. Un ulteriore dato che conferma l’ammaraggio e’ che tutte le vittime recuperate avevano i timpani rotti a causa della rapida discesa da 6200 metri a 3000 effettuata per annullare gli effetti della depressurizzazione.
Il giornalista che era a bordo dell’aereo era il fratello di Daria Bonfietti, oggi presidente dell’associazione parenti delle vittime di Ustica.l’ordine di far affondare l’aereo?
“Dalle eminenze grigie. Ma bisogna capire chi sono le eminenze grigie: si può essere a livelli di primi ministri o di delegati di primi ministri. L’esplosivo per far esplodere l’aereo ha lasciato tracce: qualcosa dalle prove metallurgiche si trova ancora, ovvero del TNT. Che, non a caso, e’ un componente del Dynagel. Lo si ritrova in componenti, ma non nell’integralità della miscela che lo compone. E’ un esplosivo particolarmente idoneo per un certo tipo di cose: la salinità dell’acqua marina lascia disperdere alcuni componenti e ne lascia ritrovare degli altri. Gli SBS non sono gli ultimi cretini: sanno quello che fanno.

Il SIOS per contrastare ogni eventuale ipotesi di collegamento tra Mig e DC9 si procurò alcune testimonianze di pastori che dichiararono di avere visto cadere il Mig il 18 Luglio. Tascio, secondo questa versione, depistò le indagini secondo le direttive impartite dalla CIA in sintonia con i suoi colleghi superiori: Bartolucci, Ferri, Melillo, Pisano, Rana.
Il generale Lamberto Bartolucci fu sin dal primo momento in sintonia con l’ipotesi di cedimento strutturale formulata dai generali Rana, Mangani e Torrisi. E’ necessario chiarire che secondo i documenti ufficiali le manutenzioni ordinarie e straordinarie erano state sempre eseguite dall’Itavia nel pieno rispetto delle norme che fissano i parametri gestionali di un aeromobile. Al momento del decollo il velivolo, siglato I-TIGI presentava soltanto due anomalie: la scaletta di bordo posteriore non era in grado di rientrare elettricamente e il vetro di copertura del cronometro del copilota era rotto. Danni di questo tipo non sono in grado di incidere sulla sicurezza in volo di un aereo. Lamberto Bartolucci gestisce il caso Ustica senza esporsi in prima persona, basandosi sulle relazioni dei suoi collaboratori.

Uno dei principali indiziati per me è il generale Rana. Nell’incapacità di prendere una decisione ebbe un ruolo importantissimo nell’alterazione dei tracciati radar, ricevendo l’appoggio della CIA, nella persona di Howard Stone. Poco dopo la tragedia di Ustica il Generale Rana si sarebbe recato negli Stati Uniti portando con sè i tracciati di almeno cinque centri radar da manipolare, senza avere alcuna autorità per farlo. Rana avrebbe collaborato attivamente con il Generale Ferri e la CIA concertando il depistaggio che il Generale Tascio avrebbe poi effettuato.

Il Generale Franco Pisano avrebbe invece avuto un ruolo rilevantissimo nell’operazione “Eagle Run to Run”, e fu in seguito nominato presidente della commissione d’inchiesta dal Ministero della Difesa. Tale commissione operò per circa 9 anni e concluse le proprie indagini dichiarando: “L’aeronautica Militare non ha svolto nessun’attività nella sera del 27 Giugno 1980 e pertanto non ha avuto nessun ruolo e nessuna colpa nella sciagura aerea del DC 9 Itavia”. Pisano si smentisce da solo in seguito, una volta interrogato, affermando che l’aeronautica aveva fatto tutto ciò che poteva fare, consegnando i materiali a sua disposizione, senza averli visionati o interpretati.
Il Generale Giuseppe Santovito, capo del SISMI, sarebbe stato perfettamente a conoscenza di tutta l’operazione. Nel 1977 diede un nuovo impulso a “Stay Behind”, intensificandone la specializzazione e l’operatività portando la struttura da 260 uomini a 1400

(divisi in squadrette che variavano da 6 a 12 elementi). A capo di queste squadrette vennero selezionati 200 uomini non “bruciati”, appartenenti alla struttura preesistente.
Il Generale Paolo Inzerilli, vice del Generale Santovito e capo di “Stay Behind”, secondo Sinigaglia avrebbe designato le squadrette che avrebbero preso parte all’operazione. Con il comando diretto di “Stay Behind” ottenuto nel 1979, il Generale Inzerilli diede nuove configurazioni alla struttura, ampliò il programma addestrativo, e fece ottenere armi migliori. Anche il generale Romolo Mangani sarebbe stato a conoscenza di “Eagle Run To Run”. Fu del resto il primo ad allinearsi al Generale Rana difendendo 3 ipotesi: il cedimento strutturale, l’effetto devastante di correnti a getto in quota e la bomba a bordo. L’ammiraglio Fulvio Martini è considerato come uno degli strateghi dell’organizzazione dell’insurrezione in Libia e dell’operazione “Eagle Run to Run”. Voci mai confermate e mai smentite dissero che Martini spinse affinché venisse diffusa la notizia che l’incidente si era verificato in seguito ad un errore di gestione dell’esercitazione “Sinadex”. Il CESIS sarebbe intervenuto ricordando che il segreto militare è il segreto di Stato. Il capitano di vascello Sergio Bonifacio infranse per primo il segreto militare, recandosi dal procuratore e scavalcando la procedura gerarchica. In seguito il capitano Bonifacio modificò la sua prima versione e pose fine alla carriera militare.
Howard Stone, capo della CIA in Italia, consegnò al settimanale “Time” le foto in esclusiva del massacro compiuto a Tobruk in seguito al fallito tentativo di insurrezione. Fu un atto di forza incruento: gli americani segnalavano in questo modo che per compiere qualsiasi tipo di azione è necessario il loro benestare. Ingaggiò un braccio di ferro con il generale Santovito che portò alla caduta di quest’ultimo nell’ambito del SISMI.

Alessandro De Marenches, capo dello SDECE, nel dicembre del 1987 affermò in un’intervista che se avesse voluto parlare avrebbe potuto dire tutto riguardo ad Ustica ed altre operazioni attuate in collaborazione con l’Italia.

Il colonnello De Marol dell’SSE (Service de Securitè Etrangère) fu il vero pianificatore dell’operazione Tobruk. Quando al piano di destabilizzazione venne apportata la variante del Mig, non si dimostrò molto propenso a sostenere l’ipotesi ma dovette allinearsi agli ordini. Fu il primo ed unico a pagare per la mancata riuscita dell’operazione, e fu “dimissionato”. Per primo dichiarò che sospendere l’operazione Tobruk avrebbe aggiunto strage a strage, cosa che del resto si verificò, se si considera il massacro avvenuto.

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Questa la testimonianza di una persona la cui identità sarà rivelata presto, chi volesse saperne di più non ha che da attendere e se possibile porre domande nello spazio commenti di questo post, in maniera tale che io possa girarli a questo testimone diretto della strage di Ustica.