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Il Sorpasso: la produzione teatrale di Bananas con Cristiana Vaccaro

Il Sorpasso: la produzione teatrale di Bananas con Cristiana Vaccaro

La società di produzione Bananas s.r.l., nata nel 1995 dal gruppo di autori e comici che hanno avviato Zelig, il noto locale di Cabaret di Milano, negli anni è cresciuta diventando una società di produzione attiva su diversi fronti. Tra i programmi di successo ricordiamo Zelig, Belli Dentro, Bu...

La società di produzione Bananas s.r.l., nata nel 1995 dal gruppo di autori e comici che hanno avviato Zelig, il noto locale di Cabaret di Milano, negli anni è cresciuta diventando una società di produzione attiva su diversi fronti. Tra i programmi di successo ricordiamo Zelig, Belli Dentro, Buona La Prima, Brignano con la O e Checcozalone Resto Umile World Show. Quest’anno produce il Sorpasso, la trasposizione teatrale del celebre film di Dino Risi del 1962. Lo spettacolo, con l’adattamento di Micaela Miano e la regia di Guglielmo Ferro, attualmente è in scena a Roma, al Teatro Quirino fino al 26 febbraio e sarà a Milano il prossimo maggio. Tra i protagonisti c’è anche Cristiana Vaccaro, l’esuberante Maddalena nella famosa serie “un medico in famiglia 10”, che qui interpreta, magistralmente, due ruoli, che la stessa attrice ci racconta in una breve intervista:

  • Innanzitutto grazie per il tuo tempo Cristiana. Sarai impegnatissima per la pièce “Il Sorpasso”, che è al Teatro Quirino di Roma fino al 26 febbraio. Come sta procedendo quest’esperienza e com’è lavorare con Luca di Giovanni e Giuseppe Zeno? Siamo alle ultime tre repliche del Sorpasso al teatro Quirino di Roma e siamo molto contenti del risultato e del riscontro positivo avuto dal pubblico. Abbiamo portato lo spettacolo in Sicilia e in Campania, ci aspetta la Puglia e l’ultima importante tappa a Milano a maggio. E’ una bella compagnia e l’armonia che si è creata da subito, rende più piacevole e divertente la tournee.
  • Un doppio ruolo per te: moglie di Bruno (Giuseppe Zeno) e zia di Roberto (Luca di Giovanni): una donna importante per entrambe le figure maschili, che stanno vivendo un incontro-scontro abbastanza profondo in questo “viaggio”. Ci parli dei tuoi personaggi (moglie e zia) e della loro importanza in tutto questo? La zia Lidia è una bella donna di campagna, che probabilmente non è riuscita a trovare il modo per emanciparsi ed è rimasta sola. Io l’ho immaginata poco combattiva e con qualche rimpianto, legata a quella malinconia che avvolge il mondo perduto di Roberto. Gianna invece è una donna molto diversa, più sofisticata, che probabilmente ha lottato per il suo amore per Bruno, ma che nonostante tutto non è mai riuscita a cambiarlo o ad accettare il suo modo di essere fuori dalle regole e in continuo movimento. Sicuramente lo ama ancora, anche se ha imparato bene a nascondere e domare i propri sentimenti.
  • Una trasposizione teatrale di un film capolavoro di Dino Risi “Il Sorpasso”: come ti sei preparata per le parti? Ho preferito non riguardare subito il film che conoscevo dai tempi dell’università per non farmi influenzare troppo e creare una copia dell’originale. Ho sempre amato i film di quell’epoca e ho cercato di ricostruire la mentalità e gli atteggiamenti di due donne cosi diverse immerse nella società di quegli anni, dove la tradizione si scontrava con il grande desiderio di emancipazione.
  • Hai un cv di tutto rispetto e sei molto versatile: dal teatro, alla tv, al cinema alla radio. Quale settore senti più vicino a te e quale riesce a darti più soddisfazioni? Difficile trovare la risposta giusta. Direi che dipende dal progetto, da quanto ti appassiona il lavoro che stai affrontando. Ho iniziato dal teatro e impazzivo all’idea di salire su un palcoscenico, ne percepivo tutta la magia e anche i rischi, il non poter sbagliare, il contatto diretto con il pubblico e la possibilità di portare avanti una storia dall’inizio alla fine senza interruzioni. Lavorare sui dettagli e sulle sfumature che ogni singola inquadratura ti permette di fare al cinema o entrare a far parte del mondo immaginario di un regista che ami è un grande privilegio. Non sai mai davvero cosa hai fatto finchè il film non è finito e guardarlo in sala la prima volta può riservare grandissime emozioni.
  • Un’ultima domanda: tra tutti i ruoli che hai interpretato fino ad ora ce n’è uno in particolare che senti più vicino a te? Ho amato e odiato quasi tutti i miei ruoli. Mi piace diventare “altro da me” e ogni volta è un processo intenso e faticoso. Ogni progetto, ogni lavoro, ogni ruolo è un viaggio che porti con te, insieme a tutti i suoi ricordi, le persone che hai conosciuto, le ferite e le vittorie.